DONALD TRUMP SCAMPA CLAMOROSAMENTE AL RUSSIAGATE, E PARREBBE PAGARE UNA CAMBIALE CON LE ALTURE DEL GOLAN.

Quel diavolo di un Trump è riuscito a cavarsela, incredibile. Dieci euro, francamente, non ce li avrei scommessi.

Due anni di spada di Damocle, l’accusa infamante di essere il burattino di una superpotenza straniera alla Casa Bianca, non so quanti milioni di dollari dei nipoti di Zio Sam dilapidati sull’altare dell’estabilishement che doveva trovare un motivo confortante e accettabile, secondo i suoi schemi mentali, per la ignominiosa sconfitta di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali del 2016.

«L’inchiesta del Super procuratore ha concluso che il comitato elettorale di Donald Trump e alcuno dei suoi consiglieri non abbiano cospirato o non si siano coordinati con la Russia nello sforzo di influenzare le elezioni generali del 2016». È il passaggio chiave della lettera di quattro pagine inviata giorni fa dal ministro della Giustizia, William Barr, ai leader delle Commissioni giustizia di Camera e Senato . E questa è la conclusione principale, attesa da 22 mesi, dell’indagine condotta da Robert Mueller. Come i ribelli texani a San Jacinto ebbero ragione degli agguerriti messicani in siesta nello spazio di un capovolgimento di clessidra, la lettura di qualche rigo di una lettera da parte di un ministro sicuramente sorridente, ha restituito ( o forse proprio dato) a The Donald la sua “presidenzialità” reale (gioco di parole curiosamente calzante), e la sua statura politica.  Per i repubblicani un risultato netto, senza ambiguità: il presidente Trump e i suoi più stretti collaboratori, il primogenito Donald jr e il genero Jared Kushner, i lobbisti Paul Manafort e Roger Stone, il generale Michael Flynn e altri, non hanno ordito bieche trame con uomini di fiducia di Putin per ostacolare la candidatura di Hillary Clinton.

Certo, le grane per il tycoon non finiscono qui : ci sono ancora accuse non da poco conto per qualsiasi capo dello stato non proprio disinnescate (intralcio della giustizia), o assai imbarazzanti eticamente e familiarmente ( i lauti bonifici per zittire la memoria di signore molto disinibite e mercenarie). E non è detto che i democratici non si attacchino anche a queste “bazzecole”: ma a questo punto, l’opinione pubblica si rivolterebbe davvero, e nella campagna elettorale del 2020 l’accusa di non pensare a niente altro che all’ossessione antitrumpiana diventerebbe davvero un ritornello facile facile. Una ideuzza su chi possa aver espresso a Trump una solidarietà molto fattiva e quindi aver speso qualche “parolina” ce l’avrei: che dite della potente lobby ebraica e filoisraeliana? Chiacchiere da bar? Sta di fatto che il primo atto a valenza internazionale di Trump a scampato pericolo, è stato il riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan, e un invito per nulla diplomatico alla Russia ad andarsene dalla Siria. Insomma, non crediamo proprio che il tramonto della calunnia costruita dal Sistema secondo cui sarebbe “al soldo di Putin” induca Trump a passi più sensati e distensivi: da buon uomo d’affari ha capito (forse con interiore rammarico) che il prodotto “amicizia con la Russia” non vende presso il mercato americano,anzi può creare danni di immagine e di bilancio, quindi venderà prodotti di segno opposto, a maggior ragione in vista delle elezioni presidenziali 2020.

In tale frangente, emerge prepotente, direi drammatica, la differenza tra il sistema, e le dinamiche giudiziarie tra questa sponda del Mediterraneo e quella dell’Atlantico: qui basta una pagina di avviso di garanzia, se non di iscrizione di notizie di reato, per provocare crisi istituzionali, annullare carriere politiche, inficiare milioni di voti. Lì la legalità e la giustizia non si incarnano in una sostanziale e pratica supremazia della magistratura su tutti gli altri poteri, ma in una dinamica giudiziaria in cui la “ragion di stato”, qualora i fatti sotto la lente di ingrandimento non facciano scorgere una “smoking gun”, inevitabilmente prevale. E in fondo, questo è il logico corollario di un sistema in cui la magistratura accusatrice è elettiva, ai livelli locali addirittura a suffragio popolare.

Antonio Martino       

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