MENTRE IN ITALIA SI DISCUTE SUI MINI BOT, UNA DOMANDA IMPAZZA TRA GLI INTERNAUTI: QUAL’E’ L’OBBIETTIVO DELLE BANCHE E DI FACEBOOK CON LA SUA CRIPTOVAUTA?

Per cercare di capire le prospettive di successo della annunciata moneta di fb e dell’eventuale impatto di essa sulle nostre vite, occorre partire da un concetto basilare riguardo alla moneta stessa: ciò che la fa adeguata non è la emissione in quanto tale, ma la sua circolazione ovvero accettazione da parte del pubblico cioè degli operatori.

Facebook annuncia che emetterà una moneta fiduciaria (vale a dire non a corso legale come farebbe uno Stato), ma vanta un circuito più ampio di quello di qualsiasi Stato dove è verosimile che essa sarà utilizzata – a fronte di vantaggi che promette – da una percentuale elevata di frequentatori del social.

I minibot, invece, vengono annunciati, darebbero un sollievo al bisogno di liquidità del sistema italiano senza aggravare la situazione debitoria dello Stato, ma tra le forze governative e favorevoli alla iniziativa prevale il retropensiero “non ce li faranno fare”, mentre i contrari alla cosa sostengono tesi assurde sulla loro legalità o la loro natura ovvero già da adesso pongono le premesse della sfiducia.

Il popolo di fb crede nella libra e chi non ci crede non la utilizzerà; il popolo italiano teme che le autorità europee non ci lasceranno fare i minibot.

Dunque: se noi li facessimo – senza se e senza ma – pur nella loro versione fiduciaria (elettronica e cartacea, almeno) essi circolerebbero più velocemente degli euro. Infatti l’euro sarebbe la “moneta forte”, votata anche al risparmio e all’uso estero, mentre i minibot non sarebbero accumulati se non eccezionalmente (solo come scorte contingenti: forse circolerebbero ancora meglio se fossero a termine – un anno? due anni? – e poi perdessero di valore).

La libra assicurerà sconti e facilità di circolazione (di fatto carte di credito gratuite) e promette una valorizzazione dovuta alla sua domanda, come i bitcoins che sono moneta speculativa. Per quest’ultima caratteristica è più incerta delle valute legali, ma – secondo i vertici di fb – proprio esse ne garantirebbero il valore.

Il messaggio è chiaro: non solo libra non scenderà sotto la media ponderata delle valute sottostanti, ma si valorizzerà ulteriormente in funzione del suo successo.

Sono le promesse di valorizzazione dei titoli bancari durante gli anni ‘90; oggi, invece, le valute ufficiali svolgono una triplice funzione: garanzia del valore di libra; nemico da abbattere; riferimento di incremento del valore di libra. Complimenti! Una cosa come libra poteva essere proposta comunque ma deve la sua forza (per ora solo potenziale) a vari fattori: 1) i costi esagerati delle transazioni bancarie; 2) la insufficiente presenza di valuta legale nel sistema (le banche centrali ne immettono pure troppa ma va tutta verso le attività non reali); 3) il credito bancario è rarefatto; 4) la moneta fiduciaria storica (cambiali, assegni postdatati, girate, ecc) non funziona più; 5) la moneta complementare locale appare troppo marginale, pur essendo una buona cosa.

Bisognerebbe domandarsi perché le banche stesse e i vallet classici che saranno spiazzati dalle criptovalute, siano coinvolti nell’iniziativa.

Le spiegazioni non sono razionali, ma tant’è: già negli anni ‘70 le banche cominciarono a disintermediare se stesse, processo che toccò il culmine col superamento della separazione tra credito e speculazione; i migliori clienti delle banche desiderano rafforzare strumenti monetari il più possibile anonimi (per non parlare di deep State e potentati criminali); quando le novità non si capiscono bene è allora che hanno successo culturale.

In conclusione i minibot sarebbero complementari o, meglio, paralleli all’euro; ma si troverebbero in conflitto proprio con le criptovalute sui mercati dove la moneta elettronica non sarà esclusiva. Quindi se l’obiettivo delle banche e di fb è la scomparsa della moneta cartacea o metallica, la scelta dei governi sarà tra spiazzarsi o esercitare sovranità per finanziare servizi strategici e investimenti pubblici necessari senza aumentare i disavanzi. 

Nino Galloni

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