VUOI VEDERE CHE FINIREMO PER CHIEDERE SCUSA ALLA CAPITANA, A SEA WATCH E AL “POPOLO TEDESCO”?

C’è da chiedersi, e per quanto riguarda noi de L’ Ortis, si sfida la monotonia estrema : “Ma che ci stiamo ancora a fare, in questo carrozzone dell’eurocrazia chiamato comunemente Europa?”

E allora, lo sappiamo bene, ci si ricorderà , e ci ricordiamo noi stessi da persone avvedute e responsabili , che in questa colossale trappola il cappio attorno al collo ce lo siamo sempre più stretti da solI, o meglio lo dobbiamo ai nostri sprovveduti o succubi o peggio, rappresentanti, nell’arco di tanti anni.  Uscirne è maledettamente difficile come insegna la Brexit. Non impossibile di certo, anzi per quanto ci riguarda auspicabile, ma già il dato che una simile domanda retorica sia ormai considerata peggio di una bestemmia in una società secolarizzata come l’attuale, la dice lunga.

Sta di fatto però che è dura, maledettamente dura: e uno dei peggiori aspetti di psicologia collettiva è il perpetuo dito alzato, o nel migliore casi aria di sufficienza o di “bis repetita iuvant” dei nostri “partners”. E queste continue rotture di scatole saccenti, arrogantelle e minacciose fino al punto giusto senza esagerare ( in perfetto stile da avvocato d’affari bavarese od olandese) provengono da terre dove, mentre Virgilio scriveva l’ Eneide, i ragazzi attorno al fuoco udivano i racconti del cantastorie che non sapeva assolutamente leggere o scrivere, e le loro madri indossavano pelli di lupo mentre le matrone romane si agghindavano con seta cinese magari ignorando che la Cina esistesse. Ma non vogliamo essere troppo nostalgici; averne le tasche piene (per non dire altro) sicuramente sì, però.

 “È possibile che in Italia ci siano leggi su quando una nave può avvicinarsi a un porto“,ha detto magnanimamente alla Zdf Frank-Walter Steinmeier presidente della Repubblica federale tedesca ieri 30 giugno 2019,criticando l’arresto della comandante, “Tuttavia l’Italia non è solo uno Stato. L’Italia è nel centro dell’Unione europea, è lo stato fondatore dell’Ue. E quindi ci si aspetterebbe da un paese come l’Italia, che con un caso del genere sia gestito diversamente“.

Parole che, almeno ieri, sembravano  irritare il governo italiano. A partire da Giuseppe Conte che era a Bruxelles per il vertice straordinario dell’Unione Europea. Il premier italiano al momento della seguente dichiarazione era quindi in procinto di incontrare la Cancelliera tedesca, Angela Merkel: “Se mi parlerà di Carola Rackete potrei chiederle a che punto è la Germania con l’esecuzione della pena dei manager della Von Thyssen condannati in Italia…”, ha detto Conte ricordando che per il rogo del 2007 in cui morirono 7 operai c’è una sentenza penale passata in giudicato nel 2016. “E attendiamo che la Germania ci faccia sapere dell’esecuzione della pena. Se mi verrà chiesto del comandante, lo dirò“, ha aggiunto il premier.

Meno felpatamente avvocatesco e indiretto ovviamente il Capitano “Al presidente tedesco chiediamo cortesemente di occuparsi di ciò che accade in Germania e, possibilmente, di invitare i suoi concittadini a evitare di infrangere le leggi italiane, rischiando di uccidere uomini delle forze dell’ordine italiane. “A processare e mettere in galera i delinquenti ci pensiamo noi“.

Sorvoliamo sulle dichiarazioni astiose dei pasdaran di Macron, in primis il solito Castaner (d’altronde la famosa teoria dell’effetto emetico che avrebbero avuto i primi provvedimenti anti sbarco del titolare della Farnesina risale a questo “cerchio” non molto magico, considerata la batosta alle elezioni europee). Velate allusioni dai palazzi dell’eurocrazia circa le ripercussioni di queste levate di testa sulla tanto temuta procedura di infrazione ai parametri di Maastricht; silenzio neutralista di tanti partners UE e assordantemente menefreghista di chi purtroppo, dovrebbe essere più vicino e solidale quale Orban.

Evoluzione odierna. Il Procuratore Patronaggio convalida l’arresto di Carola Rackete (decisione ineccepibile), ma negli ambienti giudiziari trapela un sempre più probabile provvedimento di espulsione (che non ci permettiamo di giudicare o criticare, e che sarebbe anzi, a questo punto una via di uscita abbastanza onorevole).

L’ “avvocato degli italiani”, come egli stesso si definisce, ha oggi primo luglio incontrato Frau Merkel, e invocato, un tantino pilatescamente, la separazione tra potere giudiziario ed esecutivo (ah, quell’impiccione di Montesquieu!) come fattore di complicazione di tutto l’affare.

Ah, dimenticavo : L’Ong in audizione, in Camera dei Deputati, il 3 luglio sul dl Sicurezza bis….!

Vuoi vedere che si va verso una calata di braghe, e una telefonata eccellente di scuse come quando i “ragazzacci inesperti e populisti” Salvini e Di Maio furono sconfessati e delegittimati, pur di calmare Macron?

Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo, l’attacco mondialista all’Italia c’è ed è violento, diamo grazie alla leadership di Matteo Salvini prove di orgoglio e costruiamo sacche di resistenza attorno cui lavorare, ma il Paese è ancora troppo condizionabile, ricattabile, intimidibile, sbeffeggiabile. Dobbiamo recuperare sovranità in ogni estensione, e ripensare la collocazione geopolitica. Sperando che sia ancora possibile.

ANTONIO MARTINO     

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