FIN QUANDO UN ESPONENTE DEL GOVERNO ITALIANO ANDRA’ ALL’AMBASCIATA AMERICANA PER DEI CHIARIMENTI SAREMO SEMPRE A PUNTO E DACCAPO.

Ormai la cosa è lampante anche per i ciechi: in Italia si ha bisogno di un forte movimento schiettamente sovranista perché il nostro Paese ha dei pesantissimi problemi di autonomia e sovranità.

Certo, alla mia affermazione, coloro che hanno un minimo di onestà intellettuale ribatteranno dicendomi che la mia dichiarazione è simile alla scoperta dell’acqua calda, nel senso che, questo accidente, non è un problema dell’ultima ora  ma è un qualcosa che ci portiamo dietro fin dai tempi della Prima Repubblica.

Ma è appunto per questo che se ripenso:

  • Alle morti violente di Enrico Mattei e Aldo Moro;
  • Alla deposizione giudiziaria di Bettino Craxi;
  • Al taglio dei ponti con il passato di Massimo D’Alema, il quale appoggiò totalmente la campagna NATO nei Balcani per allontanare da se ogni dubbio di discontinuità dalla politica estera italiana;
  • Alla disponibilità assoluta di Marco Minniti nel compromettere i nostri interessi in Iran pur di vedersi garantito per se un posto di rilievo nei futuri Esecutivi del Centro-Sinistra;
  • Alla famiglia Letta, disposta a perorare gli interessi USA, senza se e senza ma, sia in salsa berlusconiana che in versione PD;

mi viene ancor di più da dire: ma quand’è che ci decideremo a recidere questo canapo che ci tieni prigionieri?

In fondo sono passati più di 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e giusto 30 dal crollo del Muro di Berlino, un’eternità insomma nell’era postcontemporanea, eppure, qui in Italia, a nostro discapito, il tempo sembra essersi fermato e guai a voler portare avanti le lancette della storia, chi contravvenisse a questa regola aurea, di certo, potrebbe pagar pegno anche con la propria testa tanto figurata quanto fisica.

A tal riguardo, l’attuale Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, pur essendo azionista di maggioranza di un Governo che da sempre si è definito sovranista sembra essere un grande assertore di questa massima e così, da solerte amico degli Stati Uniti qual è, si è precipitato a riferire all’Ambasciatore Americano in Italia, Lewis Eisenberg, che Washington, riguardo il presunto finanziamento elargito dalla Russia di Putin alla Lega, non ha nulla da temere: << Ho fiducia in Matteo Salvini, se avessi avuto un solo sospetto sui rapporti tra i miei alleati e la Russia, l’alleanza con la Lega sarebbe già bella e conclusa, tuttavia è evidente che la questione deve essere chiarita in ogni suo forma per il bene di tutta la coalizione >>.

E già, la questione dovrà pur essere chiarita, ma, per noi de l’Ortis, c’è ben poco da indagare: la Lega i soldi non li ha mai presi in quanto Mosca non glieli ha mai dati.

Perché diciamo questo?

Semplice, perché la risposta è in un’altra domanda: Cosa ha fatto la Lega fin ora per la Russia? Nulla!

Le sanzioni erano lì, prima dell’ascesa della Lega e sono ancora lì anche con Matteo Salvini al Governo.

Il punto, a mio avviso, è semmai un altro: Mussolini aprì il proprio giornale, il Popolo d’Italia, con i soldi dei Francesi, così come Lenin arrivò a Mosca, sul famoso vagone piombato, grazie ai prussiani, non di meno, durante tutta la Prima Repubblica, Washington elargì sostanziosi fondi economici alla Democrazia Cristiana tanto quanto Mosca finanziò il Partito Comunista Italiano, ora, nell’anno di grazia 2019, cosa dovrebbe esserci di male nell’avere delle alleanze all’estero? Nulla se queste puntano al benessere reciproco di entrambi i popoli, ed allora?

Ed allora la questione, allo stato attuale, è sempre la stessa:

  • La storia in Italia è ferma!
  • L’Italia non può svincolarsi dall’Alleanza con gli Stati Uniti!
  • Il nostro Paese si trova ad essere partner con Nazioni che hanno letteralmente interessi configgenti con i nostri!

Quindi l’unica soluzione è:

  1. CREARE UN MOVIMENTO SCHIETTAMENTE SOVRANISTA, CIOE’ DEL TUTTO SLEGATO DAGLI USA;
  2. USCIRE DALLA NATO;
  3. USCIRE DALL’UNIONE EUROPEA

Fin quando l’Italia non effettuerà queste scelte saremo sempre a punto e daccapo.

Lorenzo Valloreja

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