QUANTA PAURA HA DA NOI IL PALAZZO DI “BANALI” ELEZIONI. FORSE CI VORREBBE UNA REGINA…!

Nell’ odierno dibattito per la fiducia al nuovo governo, un’ affermazione del Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte è assai significativa dal punto di vista della filosofia della politica:

Avete parlato di tradimento ma permettetemi di dire che conosco la vostra abilita’ comunicativa ma ripetere all’infinito queste parole non potra’ cambiare la realta’ dei fatti: questa e’ una grande mistificazione. Il fatto di pensare che una singola forza politica o addirittura il suo leader possa decidere ogni anno a suo piacimento o addirittura a suo arbitrio di poter portare il paese alle elezioni e’ irresponsabile“, dice Conte in aula, rispondendo ai deputati di centrodestra che urlano “elezioni“.  

Ebbene, se guardiamo al vissuto della più antico regime parlamentare del mondo (l’Inghilterra e poi più esattamente il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord) ciò è assolutamente errato. Diciamo che la decisione sulle elezioni è lì, questo sì, vissuta come l’azzardo più democratico che vi sia, ma è semplicemente una scelta (non un mero arbitrio, infatti necessita il vaglio del sovrano e una certa maggioranza parlamentare) che può anche ritorcersi contro il partito della maggioranza uscente come capitò a Theresa May. Ma una cosa è sicura: lì le istituzioni non hanno nulla da temere dal voto, se ne infischiano dei mercati, e ogni volta che le elezioni si tengono è una festa della democrazia. Anzi e addirittura, il primo ministro può persino sospendere, sempre con il consenso regio, i lavori parlamentari onde “non disturbare il conducente” in momenti particolari. E questo, in effetti, è davvero sulla linea di demarcazione tra democrazia e dittatura. Ma il vulcanico Boris Johnson, nella palude della Brexit, ci prova seppure con dubbio profitto.

Ho in altre occasioni detto di non essere affatto un patito del mondo anglosassone, da me ritenuto(lo ammetto) non senza una certa approssimazione pregiudizievole storica, fucina di ogni globalizzazione soprattutto linguistica e culturale, della massoneria e dei poteri forti sovranazionali, della super finanza apolide ecc. Ma il mondo britannico ha una straordinaria istituzione rappresentativa e di garanzia con dodici secoli alle spalle, che è la monarchia oggi personificata da S.M. Elisabetta II .

E’ grazie ad essa che il mito della democrazia come “miglior forma di governo possibile” ha in questa esperienza (che si canalizza anche nel vissuto storico americano e repubblicano) sicuramente una declinazione più schietta e più accattivante, rispetto alla versione da rivoluzione francese giacobina prima e orleanista-borghese dopo, fondamentalmente alla base della nostra vita politica dall’unità nazionale , e della divaricazione fra “destra” e “sinistra”.

Il sovrano britannico sembrerebbe secondo questa superficiale ottica latina, un fantoccio elegantissimo per pranzi di stato e cerimonie varie, dai poteri ben inferiori a quelli dello stesso Presidente della Repubblica italiana, che una volta era pur sempre detto una figura “rappresentativa”, ma che gradualmente si è evoluta verso un sempre maggiore attivismo politico sbilanciato ormai costantemente, dal 1992 (anno della presidenza Scalfaro) a sinistra, o quanto meno sempre a tutela dello “Stato profondo” in cui la sinistra è radicata in modo apparentemente indissolubile attraverso l’estabilishement, le presunte elites e il monopolio semimafioso di cultura e mass media .  E non ci si venga a dire che ad esempio, Oscar Luigi Scalfaro non era assolutamente in quota alla DC mezza rossa pur di ferree convinzioni religiose prebergogliane, o che Carlo Azeglio Ciampi era un apolitico ex governatore della Banca d’Italia ; ieri il pericolo per lo Stato profondo e l’estabilishement si chiamava Silvio Berlusconi, come oggi si incarna in Matteo Salvini.

Insomma, di là il Palazzo di qua il Popolo, situazione plasticamente e vivamente raffigurata dalle puntigliose puntualizzazioni politicamente corrette e “buoniste” del Presidente del Consiglio : che volgarità parlare di imbullonati alle poltrone, con noi arriva la mitezza e la misura ecc. mentre fuori migliaia di persone tra Pantheon e Montecitorio protestano contro lo scippo della possibilità di esprimersi col voto. Tutta “mobilitazione populista” e “piazza sovranista”, “pericolo per la democrazia” contro “senso di responsabilità”?

Mah: sta di fatto che quattordici mesi fa Luigi Di Maio parlava di impossibilità a governare con quello che chiamava “PD meno L” , e che alla fine di luglio apostrofava lo stesso come “partito di Bibbiano”.

Tutto normale , anzi di estrema nobiltà e senso civico? Va bene, d’accordo: non capiamo ma ci adeguiamo, contenti?

Però, fateci sognare di un posto dove il primo ministro alla sua nomina si inginocchia davanti a un monarca come nel Medio Evo un cavaliere per l’investitura , e questo sovrano prima non ha telefonato né a Bruxelles, né a Parigi né a Berlino, e non è stato svegliato a causa del fuso orario da una telefonata da oltre Atlantico; e non ha tenuto conciliaboli (dal contenuto spesso ignoto) con i politicanti.   

A.Martino

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