IL SOVRANISMO ITALIANO HA ANCORA TUTTO L’HUMUS “PER NON DORMIRE” PER I PROSSIMI 100 ANNI.

In questi giorni si sta tenendo a Pescara la “Festa della Rivoluzione”, manifestazione nata per celebrare il centenario dell’impresa di Fiume, mitica azione di forza portata avanti da Gabriele d’Annunzio, il quale il 12 settembre 1919, alla testa di 2500 soldati, ammutinatisi come lui al Governo Nitti, entrò in Fiume senza sparare un sol colpo e la occupò fino al 18 gennaio del 1921, quando, questa volta si a colpi di cannone, fu cacciato dal Regio Esercito.

Fu questa occupazione, da prima, un tentativo per convincere il consesso internazionale a far si che la città di Fiume, unitamente alla Dalmazia, venisse unita di fatto e di diritto, all’allora Regno d’Italia sanando così, in un sol colpo, l’umiliazione della Vittoria Mutilata, e solo successivamente, un’esperimento politico per una nuova forma di Stato dalle tinte socialisteggianti, fortemente moderno, identitario e democratico.

E che il centenario di questa “rivoluzione” cada proprio in questi giorni, cioè nel momento esatto in cui l’esecutivo Giallo/Rosso si presenta alle Camere per la prova del voto di fiducia, dimostra quanto la storia sappia essere beffarda: cosa farebbe infatti oggi d’Annunzio se fosse ancora vivo e vegeto tra di noi?

Senza timore di essere smentito e con assoluta certezza, sono convinto che il Vate sarebbe di sicuro tra le file dei cosiddetti Sovranisti e indossando nuovamente la sua divisa da Tenente Colonnello dei Lancieri di Novara si metterebbe immediatamente alla guida di un nutrito gruppo di volontari per tentare di deporre l’attuale classe dirigente, ma per fortuna per loro ed anche e soprattutto per noi (perché nessuno qui vuole più una dittatura), tutto ciò non potrà più avvenire, però l’Avventura Fiumana  e l’attivismo dannunziano in  particolare, ci pone dinnanzi a diverse riflessioni:

  1. Il popolo italiano di allora, così come oggi, è inascoltato dalla propria classe politica;
  2. L’Italia di allora, così come il Paese attuale, è circondato da una serie di potenze estere apparentemente amiche che però, in realtà, hanno tutto l’interesse a depotenziare la nostra Nazione (si veda alla voce Stati Uniti, UE, Francia e Germania);
  3. L’unico Stato estero che allora, come oggi, aveva tutto l’interesse a collaborare con l’Italia era ed è la Russia,
  4. Allora come oggi chi si oppone al sistema viene, prima, ghettizzato, poi, delegittimato ed infine, escluso da tutto “l’Arco Costituzionale;
  5. Allora come oggi, per superare l’empasse nel quale ci troviamo, l’unica strada percorribile era ed è quella di mettere insieme i migliori valori della cosiddetta destra (Dio, Patria, Famiglia), con le migliori idee della sinistra (giustizia sociale, lavoro degno e ben retribuito per tutti);
  6. Che le crisi mastodontiche, come quelle che stiamo vivendo, non possono essere assolutamente risolte semplicemente delegando gli altri ma dobbiamo noi stessi, metterci in gioco ed essere disposti a rischiare in prima persona. In fondo, come diceva Gaber, la “libertà è partecipazione!”

Insomma a 100 anni esatti dall’Impresa di Fiume il sovranismo italiano ha ancora tutto l’humus “per non dormire” cercando di cambiare il mondo.

Lorenzo Valloreja

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *