LO STORYTELLING DI TRUMP SULLA MORTE DI AL BAGHDADI FA PIU’ BENE ALLA RUSSIA DI QUANTO NON LO FACCIA AGLI STATES.

<< Al Baghdadi … è morto come un codardo, come un cane, correndo e piangendo … >> ad affermarlo è il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il quale – come e più del suo predecessore, Barack Obama, che con l’eliminazione fisica dello sceicco Bin Laden riuscì ad ipotecare una forte probabilità di essere rieletto – con l’operazione di ieri notte su Ibilid è riuscito a ghermire due piccioni con una fava:  

Ma, al di là di tutto questo, il vero vincitore, anche in questa occasione, è sempre e solo, Vladimir Putin.

Infatti, il Presidente Russo, qualora venissero confermate e comprovate le parole del Taikun, si ritroverebbe, in pratica, ad essere riuscito a ricomporre il quadro siriano come se la Guerra Civile scoppiata nel 2011 non fosse mai accaduta.

Ne è riprova il fatto che:

  1. Gli americani hanno abbandonato il suolo siriano come se non vi avessero mai messo piede;
  2. Il Presidente Turco, Erdogan, indotto dal ritiro statunitense, si è mosso immediatamente verso la Siria per schiacciare le milizie dell’YPG (esercito curdo siriano) e quindi impedire la nascita di uno Stato Curdo Indipendente, ma ha dovuto fare i conti con l’esercito russo che nel mentre gli si era frapposto per tutelare lo storico alleato, cioè l’unico legittimo Presidente della Siria, Bashir Al Assad;
  3. Il popolo Curdo e con esso il proprio esercito, a seguito della minacciata invasione turca, si è nuovamente schierato con il legittimo Governo di Damasco. Ciò ha fatto si che, se da un lato, ai Curdi, è stato riconosciuto il diritto all’esistenza ed all’integrità fisica, dall’altro, questi ultimi, hanno dovuto recedere da ogni desiderio indipendentista garantendo, così, alle legittime potenze regionali, lo status quo dei confini tra Iran, Iraq, Siria e Turchia;
  4. La Siria degli Assad ha praticamente riconquistato tutto il proprio Territorio Nazionale;
  5. L’Iran e gli Hezbo Allah, altri storici alleati di Mosca e di Damasco, a seguito del ritiro statunitense dalla regione e della pace instaurata da Putin con Ankara, hanno praticamente mantenuto inalterata la loro influenza alla faccia di tutti i mal di pancia di Washington.

Ora, al di là di come ognuno di noi la possa pensare, questi sono gli unici 5 punti fermi di tutta questa vicenda, il resto sono solo chiacchiere e favolette.

Pertanto non è per invidia o discredito, che gli alti comandi russi hanno sollevato le proprie perplessità riguardo la veridicità della morte di Abu Bakr al – Baghdadi.

Ma, d’altronde, che vogliamo farci, da sempre le mode vengono dagli States e, dall’amministrazione Obama in poi, si è dato il via ad una curiosa tendenza, cioè quella di far sparire i cadaveri eccellenti, di cremarne i poveri resti, per poi disperderne le ceneri in mare al fine di evitare che queste ultime divenissero reliquie per nostalgici o meta di pellegrinaggio per i più pericolosi, senza però tener in alcun conto il fatto che, in questo modo, anche ogni prova riguardo l’avvenuta cattura ed eliminazione del terrorista di turno diviene nulla.

Poi, come se non bastasse, ora si è anche arrivati all’usanza del radere al suolo gli edifici che hanno ospitato e nascosto il ricercato di turno negli immediati momenti successivi all’eliminazione fisica dello stesso, cancellando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ogni minimo barlume di ricostruzione attendibile.

In altri termini, come si direbbe dalle mie parti, se proprio si deve raccontare una favola, è bene che questa venga conclusa con la giusta formula, pertanto cari lettori: << stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che io ho detto la mia! … >>

Lorenzo Valloreja

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