IL PIZZAIOLO CHE ODIA I BAMBINI, E ANCHE I LORO GENITORI.

“I bambini lasciati incustoditi a correre in giro per il locale, che urlano o in piedi sulle sedie disturbano gli altri clienti. Pertanto ci riserviamo il diritto di prenderli in cucina a lavare i piatti, con tanto di nastro adesivo sulla bocca“: inizia così il messaggio non tanto scherzoso contenuto nel cartello affisso dal pizzaiolo titolare di una pizzeria in Lombardia. Che prosegue : “I clienti che vengono nel nostro locale hanno il piacere di passare il loro pranzo/cena in assoluta tranquillità senza sottofondi di bambini maleducati che strillano”. E allora, che dovrebbero fare i poveri genitori? Vengono cortesemente poste delle opzioni “Venire a…(nome della pizzeria che omettiamo) senza bambini; educare i vostri figli; cambiare pizzeria; starvene a casa vostra”.

Bene, questo signore (che non è affatto un vecchio brontolone, ma assolutamente giovane ben al di sotto della trentina) ha sicuramente fatto pubblicità al suo locale data la polemica divampata in Rete, ma per quanto mi riguarda, se dovessi capitare dalle parti sue, anche in perfetta solitudine, eviterò di mettere piede nel locale di questo poveraccio (dello spirito, si intende). Ha una faccia da “sardina”, da bravo ragazzo pedante e spietato : sicuramente si è applicato con profitto e serietà, probabilmente le sue pizze sono ottime, ha capito tutto della nobile arte di uno dei piatti italiani che hanno conquistato il mondo, ma ben poco della vita e del mondo. La sua è la classica arroganza di quello a cui la bottega tira bene, e può permettersi una simile tracotanza, che traveste l’arroganza da perbenismo (un classico dei cosiddetti vincenti).

Tiene alla quiete cimiteriale dei propri clienti più avanti negli anni, ma considera fastidiose bestiole quelli più giovani : anch’essi clienti perché pur sempre paganti, e non certo per una quota ridotta, ma di sicuro per una enorme pizza al piatto che basterebbe per tre bambini e per un misero bicchiere di Coca Cola acquistabile al supermercato a un decimo di quanto messo in conto. Ma non avrebbe potuto parlarne con i singoli genitori delle presunte pesti, singolarmente e riservatamente?

Certo, i bambini di oggi sono irrequieti, nervosi, screanzati, poco portati all’ autocontrollo : ma perché dare esclusivamente e violentemente  la colpa a noi genitori, e non chiedersi in che tipo di società, appena varcata la porta di casa, i figli  devono muoversi? Solo chi è impegnato nel difficile, ingrato, volontariato per eccellenza che è il mestiere di genitore, conosce le immense difficoltà culturali e sociali in cui oggi si dibatte l’educazione dei ragazzi e bambini : chi non ha figli, ovviamente, ne è assolutamente all’ oscuro, gli basta magari alludere all’ educazione che i famigerati genitori vil razza dannata non possono impartire perché neanche loro la avrebbero ricevuta. E lo stesso vale anche per gli insegnanti, i catechisti, qualunque altro educatore.

E siamo sicuri che affiggere all’ esterno di un esercizio pubblico tale minaccioso proclama sia il massimo del civismo e della correttezza benpensante?

In ogni caso, preferisco il frastuono dei bambini all’assordante silenzio sepolcrale o sonnifero di vecchi dolorosamente inaciditi dagli anni e dalle avversità, che non hanno purtroppo più nulla da dirsi neanche tra di loro: le residue speranze di futuro di questa società e civiltà, che piaccia o no, stanno in quel casino, non in quella triste quiete.  

Spero che la meschina provocazione porti a questo saputo e pedofobo bottegaio tanto boicottaggio : anche se una serranda abbassata per sempre non mi rallegra mai, questa sarebbe l’ unica eccezione.

A.Martino

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