DOPO L’ENNESIMA EPIDEMIA “DALLA CINA CON FURORE”, CANTATECI ANCORA LA BELLEZZA DI UN MONDO OMOLOGATO E SENZA CONFINI !

Le autorità cinesi ( da quelle parti lo sono veramente, altro che le  “istituzioni”) stanno correndo ai ripari con  una energia e determinazione impressionanti, tali da rasentare la disperazione : ospedali da costruire entro non anni ma settimane, personale sanitario che muore non solo da contagio ma anche da infarto per superlavoro, città con popolazione da un quinto di quella italiana sbarrate in entrata ed uscita con un tratto di penna del governo centrale (altro che ricorso al TAR o apertura di qualche “fascicolo” da parte di una toga in disaccordo) .

 La Cina si conferma incomparabilmente “lontana” e “diversa”, e come negli individui, anche nei sistemi politici, il carattere viene fuori, se c’è, nelle avversità estreme, che non sono solo le guerre, ma anche le sciagure naturali quali terremoti e pure, si sta vedendo, le epidemie, le quali non sono solo prerogativa di un passato di arretratezza e oscurantismo : il Pensiero Unico può lobotomizzare le masse, ma non piegare la Natura che non è politicamente corretta o scorretta ma semplicemente fa quel che vuole e segue le sue eterne leggi. E qui, siamo al punto focale di questa riflessione. Qualunque sia la VERA CAUSA della  epidemia (Lorenzo Valloreja se ne occupa, con la magistrale libertà di analisi critica e fattuale di cui noi de L’Ortis siamo oggettivi alfieri), questa sciagura segna la crisi irreversibile del mondialismo, e del fondamentale suo dogma dell’ Accoglienza senza se e senza ma.    

“Non alzare muri”, “libertà di movimento”, “scambi culturali nell’epoca della digitalizzazione globale”. A proposito: a cosa serve in fin dei conti l’iperdigitalizzazione individuale imposta dal maoismo nazionalsocialista a fini di controllo, quando a loro dire basta che un serpente a sua volta mangiato da un uomo e venduto in un abominevole mercato si fosse pappato un pipistrello ,  per mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità?

Come si farà a questo punto, a tacciare di ignoranza e di pericolosa xenofobia, chi dovesse eccepire i rischi sanitari dell’ immigrazione incontrollata e dogmatica?

 E come si fa a relativizzare qualunque costume e usanza di qualunque cultura, quando è chiaro ad esempio che mangiare schifezze per retaggio ancestrale di fame e ignoranza, e di famelico disprezzo di qualunque specie animale, non sia la stessa cosa della cultura del tortellino e dell’abbacchio, o del parmigiano reggiano o del culatello? Per favore, ditelo ai folli eurocrati che vogliono farci sostituire la bistecca alla fiorentina o il risotto alla milanese con una vellutata di cavallette o un arrosto di scarafaggi.

Cosa sarà della grande apertura del mercato italiano all’ imprenditoria e produttività cinesi ? Non sarebbe meglio mandare in quel di Pechino o Canton qualche comandante dei nostri NAS dei carabinieri per istruire a rudimenti di igiene pubblica e alimentare?

Noi che siamo pensanti, e che ci arroghiamo la qualifica di modesti operai dell’ intelletto sovranista e identitario, poniamo queste domande a lor signori dalle consulenze da centomila euro. Ma sappiamo bene che le risposte, anche se ci sono, non ce le daranno mai.

A.Martino

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