CON IL REFERENDUM COSTITUZIONALE LA RUSSIA E’ UN PAESE PIU’ SANO, PIU’ FORTE, PIU’ UNITO, SEMPRE PIU’ INDIPENDENTE. UN TRIONFO PER VLADIMIR PUTIN.

Il popolo russo si accinge ad affrontare con determinazione e sicura identità il giro di boa del primo quarto di secolo, in un momento internazionale difficilissimo con immediate ripercussioni sull’ immenso Paese eurasiatico (pandemia, crollo del prezzo del petrolio ecc.), A onore dei russi, bisogna dire che tutte queste avversità probabilmente non proprio create ma di sicuro manipolate e sapientemente strumentalizzate dall’oligarchia mondialista, non creano risentimento o sfiducia verso la propria leadership, ma anzi rendono il consenso “adulto” e più motivato.

Infatti, a conclusione di una lunga sessione referendaria, ben il settantasette per cento degli elettori ed elettrici russi ha approvato le modifiche costituzionali proposte dal presidente Vladimir Putin.

I media occidentali ed euroatlantisti hanno messo in rilievo che, grazie all’eliminazione di vincoli sulla rieleggibilità, Putin governerebbe fino al 2036 (se lo dicono loro…): è una chiara forzatura propagandista, egli ha voluto semplicemente che i russi gli firmassero una democratica “apertura di fido” bancariamente parlando, ma non è affatto detto che ne faccia tale uso fino in fondo. Mi sembra più verosimile che lo statista di San Pietroburgo voglia così, con calma, serenità, e senza fretta, “allevarsi” un successore alla sua altezza e soprattutto, io direi, una nuova generazione di russi di governo; il tutto in un clima forte, coeso, espressione di una società ancorata a valori sani e istituzioni forti e rispettabili perché credibili. E soprattutto, in sintesi, in un Paese semplicemente sovrano e padrone a casa propria.

Ma vi sono, e già ne parlammo, altri aspetti estremamente interessanti e per noi positivi, nelle approvate riforme costituzionali. Vediamoli sommariamente.

Aumento dei poteri presidenziali nell’indirizzo generale del governo, e non necessità di scioglimento della Duma nel caso di terzo diniego da essa del designato dal Presidente alla guida del governo come sinora. Aumento dei poteri del Consiglio di Stato, finora solo organo consultivo. Possibilità per il Presidente di rimuovere giudici della Corte suprema e di quella costituzionale, con conseguente ridimensionamento dell’ipocrita e opaco dogma della “indipendenza della magistratura”.

Garanzie economiche per i cittadini, con la costituzionalizzazione dell’indicizzazione delle pensioni e i salari a un minimo inderogabile rivedibile.

Formale dichiarazione di successione giuridico-internazionale all’Unione Sovietica e divieto di cessione a qualunque titolo di pezzi del territorio (vedasi Crimea). Solenne rivendicazione del ruolo russo nella sconfitta del nazismo, ritenuta impossibile per le potenze occidentali da sole (l’affermazione è storicamente realistica).

Riconoscimento del ruolo sociale della fede in Dio, il che non fa della Russia uno stato confessionale come in epoca monarchica, ma di sicuro assegna, per i russi, alla Chiesa ortodossa un ruolo di assoluto rilievo nell’influenza morale e nell’educazione; e ai cittadini di diverso credo perché in pratica di etnia minoritaria come i musulmani, la garanzia di libertà e serenità del loro culto. E’di certo una dichiarazione impensabile per il cosiddetto Occidente dove si sta instaurando, a Parigi o Roma o Madrid o New York, quell’ateismo di stato, incoraggiato dalle chiese stesse, ma ormai sembra definitivamente bandito a Mosca.

Pietra tombale sull’omosessualizzazione della società decretata dalle centrali di potere mondialiste: il matrimonio può essere solo quello tra uomo e donna.  

Congratulazioni al popolo russo per le sue scelte, e a Vladimir Putin per questo “trionfo” come definito dal suo portavoce Dimitry Peskov, e che ora veramente vediamo come uno “zar” seppure costituzionale. E lo dico con affetto e simpatia, dato che per me “zar”, a differenza che per molti amici russi legittimamente nostalgici dell’URSS, è un titolo venerabile, mitico e spirituale, ponte verso la grandezza immortale di Roma.

A.Martino  

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