NON CHIAMATELO DDL ZAN, MA DDL VON DER LEYEN. LA DEA EUROPA INCOMBE SUI NOSTRI FIGLI, E VUOLE GIOVANI VITE.

Cari amici de l’Ortis, la posta in palio tra Ungheria legiferante in protezione dell’ infanzia e l’“Impero del Male” (così io chiamo con enfasi provocatoria l’ Unione europea dato che non ha nulla in comune con la mia visione del mondo e della vita) è estremamente semplice da riassumere.

Ovvero: far accedere o no gli attivisti e propagandisti omosessualisti (detti nell’ ultima definizione aggiornata alle ultime varianti del fenomeno brevettate e ufficializzate LGBTQI+, e non è una formula chimica) in scuole e persino asili.

Se l’Ungheria non aggiusterà il tiro la Commissione userà i poteri ad essa conferiti in qualità di garante dei trattati, dobbiamo dirlo chiaramente, noi ricorriamo a questi poteri a prescindere dallo stato membro“. Così parlò la baronessa o principessa Von Der Leyen il 7 luglio.

Questo trattato, sottoscritto anche dall’Ungheria, è lo stesso che nomina la Commissione guardiana del Trattato stesso” ha detto Draghi rivolto a Orban, sottolineando poi che “spetta alla Commissione stabilire se l’Ungheria viola o no il Trattato“. Secondo l’articolo 2, l’Unione europea “si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze“. Questi valori, prosegue l’articolo, “sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini“.

Super Mario, comunque, ha investito di prediche personalmente in tema di “diritti” più volte il reo Viktor Orban, anche a quattr’ occhi. Il che la dice lunga sulle future ambizioni dell’ ex banchiere.

Il tema della legge dell’Ungheria è al centro di forti tensioni politiche e la pressione dei leader sul premier sovranista Viktor Orban è quasi isterica. Nel frattempo, i vari prestanome come Zan, portano avanti con successo le creazioni giuridico-persecutorie di Ursula Von der Leyen, baronessa arcobaleno.

Dalle parti di Strasburgo e Bruxelles, evidentemente, la rivoluzione antropologica è un tema assolutamente prioritario, e non possono assolutamente accettare che qualcuno all’ interno dell’Unione, addirittura al livello governativo e di vertici istituzionali, faccia resistenza all’omosessualizzazione della società. Una legge “a protezione dell’ infanzia”? Ma scherziamo? E che saremmo? Dei maniaci, dei pedofili, si dicono forse da quelle parti, un po’ forse pure comprensibilmente? Mah, facciano loro….

Il premier olandese, Mark Rutte ha posto sul tavolo il tema: “Secondo me, non c’è più posto nell’Ue per l’Ungheria” dopo quella legge, ha detto prima dell’avvio dei lavori del vertice. 24 giugno.

«Che peccato! Il cosiddetto dibattito di oggi al Parlamento europeo sulla legge ungherese per la protezione dell’infanzia è stato una parata da circo, un nuovo livello di imperialismo coloniale e morale, un attacco all’Ungheria e orbanofobia». Così il portavoce di Viktor Orban.

“L’uso delle strutture politiche e delle leggi per creare un superstato europeo è una manifestazione della pericolosa ingegneria sociale del passato, che deve indurre a una legittima resistenza“. Lo si legge nella “Carta dei valori” firmata dai partiti della destra europea, tra cui Lega, Fratelli d’Italia e Fidesz di Viktor Orban. Nel testo si sottolinea poi “lo sviluppo di una pericolosa tendenza a imporre un monopolio ideologico“. 2 luglio.

Parole sacrosante. E quindi? Siamo sicuri che, almeno dalle parti del Tevere e dei Sette Colli, non si perdano nel vento ogni qualvolta si parli di poltrone e di “garanzie” da offrire alla dea Europa?

La posta in palio è troppo grande (il futuro morale, intellettuale e antropologico dei nostri figli) perché sia ridotta a occasione acchiappavoti.

Vi prego, non prendete in giro le masse con una idea sana di vita e mondo, anche questa volta; rispettate se non noi portatori di utilissimi voti, almeno i nostri figli. Se volete farlo, siete ancora in tempo a zittirvi.

A. Martino

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