LETTERA DI UN MAESTRO AI SUOI DISCEPOLI. UN PROFESSORE RIFIUTA OBBEDIENZA ALLO STATO E RINUNCIA ALL’INSEGNAMENTO.

Vi è un docente che ha deciso di farsi sospendere dal proprio insegnamento a causa di un rifiuto di obbedienza allo stato.

Molto probabilmente, la sua vita come anche quella di eventuali persone legate al suo reddito, non dipende (o non dipende esclusivamente) dallo stipendio di insegnante di costui.

Ma mi scuso per la prosaicità e banalità della supposizione. Di fatto mi risulta che sia finora l’unico o quasi ad aver assunto una posizione del genere, e noi de L’ Ortis non possiamo non, e direi di più, dobbiamo rispettare profondamente tale atto; anzi additandolo a segno di speranza in un mondo meno omologato e conforme.

Gli spunti fortemente spirituali e religiosi del suo ragionamento libertario mi fanno ancora più apparire stridente l’atteggiamento di coloro che, posti al vertice dell’istituzione ecclesiastica, adulano continuamente le “autorità” e accodano il proprio insegnamento etico a profani “comitati” governativi.

Nella foto raffigurante un suo colloquio con il re Enrico VIII, ho voluto omaggiare come emblematico di ben più radicale sacrificio il Santo Thomas More (1477-1535): statista inglese e uomo di multiforme cultura, rifiutò di confermare fedeltà alla Corona nello scisma dalla Chiesa di Roma e nei comportamenti matrimoniali del sovrano. L’ immagine è un fotogramma di Un uomo per tutte le stagioni (1966).

Un uomo per tutte le stagioni (A Man for All Seasons) è un film del 1966 diretto da Fred Zinnemann, vincitore di ben sei Premi Oscar, tra cui quelli per il miglior film e il miglior regista. 

Cari ragazzi,

a giugno ci eravamo salutati con un “arrivederci”, invece oggi devo dirvi che forse a settembre a scuola non ci vedremo.

Se le disposizioni attuali non saranno modificate, io sarò sospeso dall’insegnamento perché non avrò presentato il green pass.

Forse, anche se non vi ho mai nascosto le mie idee riguardo alla gestione dell’epidemia, può sembrarvi strano o esagerato che non mi voglia munire del passaporto verde. Se però pensate a quante cose il vostro professore di italiano e storia vi ha raccontato su tessere di partito senza le quali non si poteva lavorare, o sui tanti marchi di infamia che dispotismi di tutti i tempi facevano cucire sugli abiti di chi era discriminato, o ancora su una ragazzina nascosta in un retro-casa che ha riempito un suo quaderno con la sua fitta calligrafia, allora potrete capire la mia scelta.

Sento già levarsi gli scudi di alcuni di voi: “Ma prof.! Non è la stessa cosa!”. Lo so bene. Non è mai la stessa cosa. Magari se le cose sbagliate si presentassero nella storia sempre nello stesso modo: le sapremmo riconoscere e ce ne sapremmo difendere! Invece spesso il male cerca di ingannarci travestendosi di colori cangianti.

Il vero bene però, vi svelo un trucco, lo riconoscete subito per la sua semplicità, la sua apparente piccolezza, la sua umiltà.

Eccolo quando vi ho lasciato respirare liberamente senza la mascherina e voi avete fatto altrettanto con me. Eccolo quando ci siamo rispettati nei nostri tempi e nei nostri spazi reciproci, quando io sono entrato con la DAD nelle vostre case solo dopo aver bussato e chiesto permesso, così come quando voi avete capito quando ero stanco ed avevo bisogno della vostra comprensione.

Ora forse non potrò più esserci io a vegliare su di voi in questo difficile momento storico, ma, comprendetemi, non avrei più nulla da insegnarvi se diventassi corresponsabile, seppure passivo, di uno strumento di discriminazione come il green pass; una discriminazione che non si fonda sulla religione, l’etnia, il colore della pelle o gli orientamenti sessuali, bensì sulle scelte e sulle convinzioni individuali.

Farò il vaccino quando e se sarò convinto che sia la cosa giusta da fare, non certo per andare al ristorante, ad un concerto o dove che sia. Nemmeno per conservare il posto di lavoro. Ricordiamoci che “non di solo pane vivrà l’uomo” (Mt. 4,4) e che ancora sta scritto: “Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” (Mt. 6, 28). Il Signore, poi, “non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande” (I promessi sposi, cap. VIII). Inoltre, se anche un domani dovessi decidere di vaccinarmi, oppure se sentissi la necessità di sottopormi ad un tampone diagnostico, non scaricherei comunque il passaporto verde, affinché le mie scelte individuali, quali che siano, non diventino motivo di discriminazione per chi avesse fatto scelte differenti. Speriamo invece che vi sia un ravvedimento nelle coscienze e che si abbandoni la china pericolosa che è stata imboccata e che conduce a tristezze e infamità che credevamo superate. In tal caso ci abbracceremmo di nuovo, proseguiremmo insieme il nostro cammino, come svegliandoci da un brutto sogno, e potrei dirvi ancora: “Arrivederci, ragazzi!”.

Il vostro prof. Alessandro La Fortezza

A cura di Antonio Martino

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