CON LA PROTESTA DI ROMA, IL SINDACATO PAGA LA COLLABORAZIONE CON L’EUROSANITARISMO MA ANCHE IL DIFENDERE IL SISTEMA PIU’ CHE I LAVORATORI.

Vi è un aspetto che, nel contesto della giornata di forti proteste a Roma scaturite da una Piazza del Popolo stracolma  contro il lasciapassare sanitario il cui nome italianizziamo in “tessera verde”, mi ha colpito.

Non il saldarsi della destra radicale alla parola Libertà, il che appare davvero una nemesi della Sinistra che un tempo fu libertaria, e che nel ribellismo giovanile, ha una icona ormai valida solo per narrazioni cinematografiche e televisive di Sistema.

Non capisco però, perché immediatamente si sia tirata in ballo Forza Nuova, o altra organizzazione della destra dissidente: grazie all’insolita copertura della RAI praticamente in diretta  da quando le cose si sono “scaldate” e probabilmente in funzione pro Gualtieri al ballottaggio romano, non ho visto alcun striscione né bandiera delle medesime.

Cosa comprometterebbe i soliti cattivoni della scena politica nazionale? Un tatuaggio rapace? Una felpa comprata in un certo emporio di Predappio? Se è per questo (buon sangue non mente e il cosiddetto brigantaggio docet, si è vista persino una bandiera borbonica).

Eppure, i soliti noti si sono affrettati a chiederne lo scioglimento, come se misure repressivo-burocratiche bastino a colmare un disagio sociopolitico profondo, con metà dell’ elettorato che del diritto di voto non sa che fare. E poi, scusate ma Forza Nuova non si era sciolta confluendo in un nuovo soggetto ospitante anche l’avvocato Carlo Taormina?

E non mi ha colpito il confluire di molti manifestanti verso Palazzo Chigi, ritenuto ovviamente simbolo del Potere.

E’ chiaro infatti che l’opposizione italiana si va “francesizzando”. Di qua gli organici al Sistema e i più o meno felicemente sottomessi, di là appunto il Sistema.

La cosa interessante della giornata è che la CGIL (massimo sindacato italiano, ma in fondo vale per tutto il sindacalismo) è stata assaltata alla stregua di un qualunque simbolo di regime.

Al di là della scontata solidarietà che vi sarà da parte di tutte le sigle sindacali comprese quella cosiddetta “di destra” dell’ UGL e di tutte le “istituzioni”, sarebbe bene che il sistema sindacale si interrogasse sul suo essere considerato uno dei tanti aspetti del Potere.

Innanzitutto, il sindacato da anni fa più tesserati fra i pensionati che tra i lavoratori grazie alla sua opera di patronato ecc. Non solo un sindacalista non si fa più incatenare dinanzi al cancello di una fabbrica (una delle poche ancora esistenti), ma tutti i sindacalisti o quasi, sono strenuamente impegnati a spiegare le ragioni del datore di lavoro in modo da risparmiare al “padrone” proteste, scioperi e scocciature varie. Un sindacalista “moderato” non ha senso, anche il sottoscritto ha avuto un incarico sindacale e lo ha abbandonato quando ha capito l’aria che tira dall’ inizio del secolo. Anche il sindacato non può che essere “europeo” e “repubblicano”, non può che promuovere i “diritti” (non dei lavoratori, ci siamo capiti), non può che difendere il “diritto di scelta della donna” e così via. Ed è parte essenziale del sistema-immigrazione e sostituzione etnica.

La cosa si è aggravata con lo spaventapasseri del sovranismo e del “populismo”. Dire “qualcosa di troppo “dissidente” (per parafrasare Nanni Moretti) rischia di farsi schedare nella parte “sbagliata”. Bisogna sedare tutti i malumori, e spiegare che sostanzialmente, tutto va bene. E dinanzi alla dittatura sanitaria, i sindacati hanno solo balbettato e si sono rimessi al buon cuore di governanti e comitato tecnico-scientifico, con patetiche suppliche come quella dello sconto sul prezzo dei tamponi. Da questo punto di vista, le chiacchiere di Landini & c. stanno, come si dice, a zero: il personale scolastico si è dovuto piegare già dall’inizio dell’ anno scolastico alla certificazione ben nota, dal 15 ottobre spetterà a tutto il personale pubblico, ed entro il mese di ottobre anche ai dipendenti privati. Previa sospensione da funzioni e salario.

Intanto però i sindacati nazionali fanno casta con privilegi economici quali la ritenuta fiscale diretta sulla busta paga del lavoratore, abolita con referendum un quarto di secolo fa ma prontamente reintrodotta con provvedimento legislativo autonomo e “restauratore”. E i leaders nazionali (compresa la non bella ciao Renata Polverini) utilizzano la poltrona sindacale come anticamera per un bel seggio parlamentare o per altre prebende.

A. Martino

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