LO SCONVOLGENTE SERVILISMO DEL “VESPONE” CHE, GOVERNATIVO PIU’ CHE CATTOLICO, SGHIGNAZZA DINANZI A UN PRETE SCOMODO MA BENEDICENTE.

In effetti, Monsignor Carlo Maria Viganò (alle cui esternazioni sono stato sempre molto attento come chi lavora per L’ Ortis è in dovere verso ogni voce di rilievo fuori dal coro), stavolta ci è andato davvero pesante.

A parte il rimprovero al Sistema di menzogne per quasi due anni, a parte l’accusa ai media di regime cioè “quasi tutti” di nascondere il dissenso, a parte la coerente rivendicazione del concetto di Grande Reset (ma scusate, non hanno detto loro da subito, nel marzo 2020, che “nulla sarà come prima”?), a parte il far notare che le proteste, in tutti i paesi del mondo ci sono; a parte tutte queste scontatezze o quasi, in effetti sulla idea per cui i contagiati sono stati lasciati morire“per farci accettare mascherine, lockdown e coprifuoco”, non riesco a seguirlo in toto.

Ma è un distinguo che non inficia l’assoluto rispetto e l’attenzione, anzi l’ammirazione che ho per un uomo di Chiesa che, dopo aver denunciato l’esistenza di una lobby gay in Vaticano e tutte le “stranezze” bergogliane, anche dottrinarie,  vive praticamente esule negli USA, sotto l’ala, molto probabilmente, dei repubblicani americani fautori dei valori tradizionali. Anzi, è anche grazie al suo memoriale, che sono pervenuto al concetto di “postcattolicesimo”.  

E Mons. Carlo Maria Viganò non è un monsignore di provincia o un oscuro impiegato di Curia. E’ ex governatore della Città del Vaticano (che iniziò a essere iscritto sul libro dei cattivi già sotto Benedetto XVI progettando addirittura, in effetti con una punta di pur sana follia l’uscita del Vaticano dalla Moneta Unica europea), e forse soprattutto Nunzio apostolico (ambasciatore della santa Sede) a Washington.

Le sue affermazioni meriterebbero quanto meno un contraddittorio, e l’auspicio di un Bruno Vespa ospite di Di Martedì negli studi di La 7 di un perdono divino nei suoi confronti suonano solo come l’ultima untuosa “leccata” del decano dei giornalisti di Sistema, che durante la trasmissione del video di Mons. Viganò si è progressivamente corrucciato tanto da sembrare davvero somigliante al Mussolini delle pose più meditabonde e serie. Cosa oserei dire imbarazzante, considerate le male lingue sulla sua reale ascendenza.

Ma poi, quel “che Dio lo perdoni” che ne ha sciolto la tensione con uno sghignazzo liberatorio proprio al momento della benedizione impartita dal prelato….ma non sarebbe a suo dire, un devoto cattolico, che trepidante ricevé durante una serata di Porta a Porta (la sua ormai istituzionale trasmissione, pur ridimensionata dopo i fasti degli anni di fine e inizio secolo) una telefonata di San Giovanni Paolo II)?

D’altronde, cosa aspettarsi da chi ha titolato il suo ultimo libro, puntuale come ogni mese di novembre che Dio mandi sulla terra “Perché Mussolini rovino l’Italia, e come Draghi la sta risanando”?

Un accostamento in una continuità storica assurdamente forzata e forzosa, sensato solo in un servilismo e cortigianeria portati a livelli mitici.

A. Martino

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