METTANO AL QUIRINALE O A PALAZZO CHIGI CHI VOGLIONO, TANTO E’ QUESTO VECCHIO CHE REALMENTE CI COMANDA.

Apprendiamo dal sito ufficiale della presidenza del Consiglio dei ministri:

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi pomeriggio (22 novembre, ndr) a Palazzo Chigi, il Fondatore e Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab. Il colloquio si è incentrato sul prossimo Meeting Annuale del WEF previsto a Davos a gennaio del 2022 e sui principali dossier globali oggetto anche della Presidenza italiana del G20, con particolare riferimento al tema della ripresa economica e sociale post pandemica.”

Ma che cosa è il World Economic Forum (per intenderci, “quelli di Davos” che ogni anno si riuniscono sulle nevi svizzere, e decidono, in buona sostanza, del nostro futuro)?

A dire la verità, esattamente non saprei rispondere; e la mente non riesce a non andare alla SPECTRE della fantastica saga di 007. Con questo, non mi permetto di dire che si sia dinanzi a una organizzazione criminale, ma a qualcosa di simile alla realtà bondiana nel senso dell’ovattato isolamento rispetto alla realtà di un mondo profano formato, diciamo la verità, da insettoni da trattare con la dovuta distanza e cautela, se non da schiacciare se fastidiosi. Non esistono filmati sulle riunioni di Davos, i giornalisti sono ammessi solo a debita distanza, e chiamati a margine degli incontri, a cortesemente prendere nota di questo o di quello; o si fiondano dietro questo o quel big particolarmente in arrivo o uscita dalle sale (un capo di stato ecc.) a fare domande.

Analogamente alla SPECTRE vi è un’idea di sostanziale onnipotenza dell’organizzazione, e del suo essere “altro” e “al di sopra”.

Klaus Schwab ha nella sua creatura fondata nel 1972, una vera e propria miniera d’oro; non siamo dinanzi al giocattolo di un intellettuale o appassionato di economia. Si pensi che la quota annuale di iscrizione ad essa costa (compreso il diritto di partecipare al meeting annuale di Davos) la bellezza di 59.000 euro. Altro che Rotay o Lions: questi stanno al WEF come il Centro Anziani di Isernia o Mondovì allo Yachting Club di Monte Carlo.

A Davos si elabora quello che poi i governi eseguono. E a Davos vi è, diciamo così, una formidabile capacità di “intuire” sviluppi e tendenze future. Ed è lì che nascono programmi, che per il popolino sono sintetizzati in slogan e parole d’ordine.

La “grande opportunità” rappresentata dalla pandemia? La digitalizzazione e fittizietà delle monete? La fine degli stati sovrani, soprattutto di quelli europei? La transizione ecologica? E cento altri dossiers come l’immigrazione o l’omosessualizzazione, e altri da noi neanche intuibili? Roba di Davos: insomma, siamo dinanzi a una delle più autorevoli e potenti cupole mondialiste.

E che certi incontri preliminari e confidenziali, tra vecchi amici o sodali, non avvengano più con discrezione e riservatezza, se non con segretezza (assolutamente alla portata del Potere), la dice lunga sulla fase epocale che stiamo vivendo.

Ma tanto, vai con la terza dose…e poi la quarta, la quinta…..

A. Martino    

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