L’IGNOBILE NOTTE DI CAPODANNO A MILANO: AMARE RIFLESSIONI DI CARLO NORDIO

Davvero interessante il ”sospetto” dell’ex magistrato Carlo Nordio sulla notte di “delirio e paura” non “a Las Vegas” ma a Milano nel suo cuore assoluto (Piazza del Duomo) durante la notte di Capodanno , per parafrasare il titolo di un film del 1998 diretto da Terry Gillian, con Depp e Del Toro.

Ma interessante non in quanto tale, dato che potrebbe apparire persino banale almeno per chi non interpreta i fatti alla luce di una rigida correttezza politica. Bensì, per l’essere esternato in una intervista a Il Messaggero da un ex magistrato che sarà pure ex e che sarà pure noto per la sua non appartenenza alla “magistratura militante”, ma è pur sempre appartenente ad un establishment, dove certe cose è meglio non pensarle nemmeno; ma se proprio lo si pensasse, non sono assolutamente da dire.

Fiducia nelle istituzioni, società aperta ecc. Abbiamo capito, no?

Ecco stralci delle sue riflessioni: “ riluttanza a intervenire per paura di essere accusati di discriminazione razziale, autoritarismo poliziesco o repressione fascista“.  E il dott. Nordio è ancora più esplicito quando si chiede, con pragmatica sincerità se sia  “ doveroso domandarsi cosa sarebbe avvenuto se un branco di teste rasate avesse fatto altrettanto con una dozzina di extracomunitarie“.

Ultimo elemento del “sospetto”, alla luce della sua grande esperienza di magistrato penalistico, è che egli lo vede “ avvalorato dalla ormai radicata consuetudine a chiudere un occhio nei confronti di gruppi di nordafricani che spacciano stupefacenti nelle strade e nei giardini, e dalla circostanza che, a detta degli stessi inquirenti, alcuni di questi malviventi erano frequentatori della piazza noti per la loro aggressività”.

La valutazione finale di Nordio sull’attuale stato dell’ordine pubblico in Italia, poi, non dà alcun spazio a ottimismi e minimizzazioni di facciata: “Quanto alla politica, ci auguriamo che dopo la discesa della curva dei contagi e l’ascesa al Colle del nuovo Presidente, essa riprenda la benemerita opera di tutela delle donne, e più in generale dell’ordine pubblico, che a Milano ci è sembrato, a dir poco, trascurato”.

Insomma, in poche parole, il “sospetto” del dott. Nordio potrebbe tradursi nelle seguenti domande che riflettono delle ipotesi da esso conseguenti.

In Italia, segnatamente nelle grandi città, vi è ancora un reale controllo del territorio da parte degli organi competenti, in tutti i frangenti; o esso avviene solo in occasione di specifiche inchieste od operazioni di polizia giudiziaria?

Vi sono forse considerazioni di natura più o meno politica, riguardo una mano un po’ meno pesante in quanto “selettiva” verso questa o quella tipologia, etnica o religiosa o politica, di violatori delle leggi e del vivere civile?

L’aggressività agguerrita di circoli criminali, spesso non autoctoni, potrebbe indurre a una certa tolleranza verso fenomeni criminali “a bassa intensità” non tanto per evitare violente conseguenze nei confronti dei tutori dell’ordine (un tipo di remora che mi rifiuto di ipotizzare), quanto piuttosto per evitare esplosioni violente come quelle della “banlieu” delle città francesi?

A. Martino  

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