LA “BOMBA ATOMICA FINANZIARIA”DELLO SWIFT E’ STATA GIA’ LANCIATA, ANCHE SUL…VATICANO DI PAPA RATZINGER

E dire che lavoro nel mondo creditizio-finanziario. E dire che la “mia” banca, come credo ormai tutte le altre banche sulla faccia della terra, fornisce ai suoi clienti una specie di biglietto da visita con le complete coordinate bancarie. Non avevo capito fino a pochi giorni fa che questo innocuo talloncino, che dopo pochi mesi si usura nei nostri portafogli, è un vero e proprio certificato di cittadinanza bancaria con pieni diritti, relativo non tanto all’incolpevole e ignaro correntista quanto allo stato cui egli appartiene.

 In esso leggiamo infatti l’IBAN (International bank account number) valido per i bonifici nazionali e intra UE; ma anche l’ormai famoso (o famigerato) SWIFT(Society for worldwide international financial telecommunication) , vero e proprio passaporto per i soldi, da qualunque paese e valuta verso qualunque paese e valuta.  

Non è la prima volta, e forse non sarà l’ultima, che lo SWIFT è bloccato per motivi geopolitici. Ne sa qualcosa l’Iran, ma pensate un po’, anche il Vaticano.  Ecco quanto osservò già nel 2015 Maurizio Blondet: “in  teoria, è una “camera di compensazione” (clearing, in gergo mondiale), che unisce 10500 banche in 215 paesi. Di fatto, è il più occulto e insindacabile centro del potere finanziario americano-globalista, il bastone di ricatto su cui si basa l’egemonia del dollaro, il mezzo più potente di spionaggio economico e politico (a danno specialmente di noi europei) e il mezzo più temibile con cui la finanza globale stronca le gambe agli stati che non obbediscono.

La banca centrale dell’Iran ad esempio, per volontà giudaica (avrei preferito dire israeliana,ndr) è stata esclusa dalla rete SWIFT per ritorsione contro il preteso programma nucleare. Ciò significa che l’Iran non può più vendere in dollari il suo greggio, che le sue carte di credito non valgono all’estero, e che nessuna transazione finanziaria internazionale può essere condotta da Teheran se non in contanti e in clandestinità, in forme illegali secondo l’ordine internazionale: nel 2014 la banca francese BNP Paribas è stata condanna dalla “giustizia” Usa a pagare (agli Usa) 8,8  miliardi di dollari per aver aiutato Teheran ad aggirare il blocco di Swift.

Sono state le minacce ventilate contro Mosca di escluderla dalla rete SWIFT come ritorsione per la cosiddetta annessione della Crimea – un danno enorme all’economia del paese – ad accelerare la messa in opera, da parte dei BRICS egemonizzati da Cina e Russia, di un proprio circuito di clearing alternativo a SWIFT, e operante in yuan e rubli, e non in dollari. Per sottrarsi al ricatto che fa pendere sugli stati sovrani lo Swift.

Il sito belga Media-Presse (lo SWIFT è basato in Belgio) nel dare la notizia dello SWIFT alternativo lanciato da Pechino e Mosca, il 5 aprile, raccontava come esempio:

Quando una banca o un territorio è escluso dal Sistema, come lo fu nel caso del Vaticano nei giorni che precedettero le dimissioni di Benedetto XVI nel febbraio 2013, tutte le transazioni sono bloccate. Senza aspettare l’elezione di papa Bergoglio, il sistema Swift è stato sbloccato all’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI.

“ Cè stato  un ricatto venuto da non si sa dove,  per il tramite  di Swift, esercitato su Benedetto XVI.Le ragioni profonde di questa storia non sono state chiarite, ma è chiaro che SWIFT è intervenuto direttamente nella direzione degli affari della Chiesa.  

 Quando, nel febbraio 2013, Papa Benedetto XVI si è dimesso improvvisamente e inspiegabilmente, lo IOR era stato escluso da SWIFT; con ciò, tutti i pagamenti del Vaticano erano resi impossibili, e la Chiesa era trattata alla stregua di uno stato-terrorista (secundum America), come l’Iran. Era la rovina economica, ben preparata da una violenta campagna contro lo IOR, confermata dall’apertura di inchieste penali della magistratura italiana (che non manca mai di obbedire a certi ordini internazionali)”.

E’ vero che una Russia esclusa dallo Swift dovrebbe rinunciare a grossi flussi di liquidità , soprattutto in dollari ed euro. Però, come già notato da M. Blondet, il Cremlino in questo non cade affatto dalle nuvole. Tra riserve in valuta e in oro che ha praticamente raddoppiato mentre il debito estero è stato ridotto, dal 2014 ad oggi, da quasi 750 a meno di 500 miliardi di dollari. E nel 2023, almeno secondo stime ormai purtroppo da rivedere, sperava di arrivare addirittura a un bilancio a segno positivo. A parte la probabile sponda offertale dal CIPS cinese.

Per quanto riguarda l’Italia, a parte il “famoso” gas e otto miliardi di import che dovrebbero essere pagati dai russi, ci sono ben 25 miliardi di esposizione bancaria per cui l’impossibilità di pagamento legale, come per i primi,  potrebbe essere (da parte del debitore) un ottimo caso di “impossibilità sopravvenuta” (e se non ti sta bene, fammi causa). Giacché, in materia di furbizia leguleia e soldi, tutto il mondo è paese.

Ma cosa volete che siano questi meschini “dettagli”, dinanzi ai nostri sacri doveri di vassallaggio….

A. Martino

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