L’AMBASCIATORE RUSSO IN VATICANO LASCIA APERTA UNA FINESTRA PER LA VISITA DEL PONTEFICE A MOSCA

Stante le ultime dichiarazioni dell’Ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede – Sua Eccellenza, Aleksandr Avdeev, il quale, in merito alla volontà manifestata dal Santo Padre di andare a Mosca, si è così espresso: “Il dialogo con il Papa è importante per Mosca. E il Pontefice è sempre un gradito, desiderato, interlocutore” – nella giornata di oggi, il Presidente dell’Associazione degli italiani Amici della Russia, il dott. Lorenzo Valloreja, ha inviato due lettere, una a Giuseppe Conte e l’altra a Matteo Salvini, nelle quali si è fatto il medesimo riferimento al fatto che, grazie all’apertura del Cremlino, la tanto auspicata e agognata mediazione del Vaticano ha ripreso quota e fondamento.

Ciò è importante perché, come ricordato nelle due missive, l’Associazione degli italiani amici della Russia, 3 giorni dopo quel fatidico 24 febbraio, ha immediatamente inviato una lettera al Presidente Mario Draghi nella quale si rinnovava la richiesta, da noi già fatta pervenire, nell’aprile del 2021 a quattro importantissime personalità (Papa Francesco, il Presidente del Consiglio italiano, Joe Biden e  Vladimir Putin), affinché si facessero carico di tenere, in Italia, una Conferenza di Pace con la quale, il Presidente della Federazione Russa e il Presidente degli Stati Uniti, unitamente al Presidente dell’Ucraina, si sarebbero potuti accordare per una normalizzazione dei rapporti tra il cosiddetto mondo occidentale e il Cremlino.

A fare da garante e supervisore, a questa Conferenza, sarebbe dovuto essere il Santo Padre, unica vera autorità morale universalmente riconosciuta.

Ora, dopo due mesi di terribile conflitto, l’Ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede sembra aver riaperto lo spiraglio affinché l’intervento del Vaticano torni ad essere possibile e decisivo.

Tuttavia è fuor di dubbio che se l’Italia, anziché fornire le armi, come fin ora è stato fatto, ed assumere una postura minacciosa (si ricordi infatti, non solo la comminazione delle sanzioni, ma, anche la nomina di Rosario Aitala a Giudice del Tribunale Internazionale che dovrebbe giudicare i presunti crimini di Guerra del Presidente Putin), avesse usato la medesima condotta della Turchia, quindi ascoltando la volontà più vera e profonda della stragrande maggioranza del popolo italiano, l’azione di Papa Francesco sarebbe stata indiscutibilmente più incisiva e gli interessi del nostro Paese certamente salvaguardati.

D’altro canto i numeri sono implacabili: secondo l’Istat, in Italia ci sono 5,6 milioni di persone in stato di povertà assoluta. Il quadruplo di 20 anni fa e noi siamo qui a pensare di inviare armi in Ucraina mentre un focolaio ben più vicino sembra riaccendersi in Kosovo.

Ed è  in virtù di tutto questo, che il Presidente Valloreja ha chiesto, con la sopracitata lettera, ai due leader politici, di opporsi, in Parlamento e nelle sedi opportune, all’invio di nuove armi.

Ma non solo, l’Associazione degli italiani amici della Russia, infatti, è arrivata a chiedere a Lega e 5 Stelle un repentino e decisivo cambio della nostra politica estera che dovrà vederci tornare dal campo dei “falchi” a quelle delle “colombe”.

D’altronde, sottolinea Valloreja nella sua missiva: “i vostri partiti, nell’attuale Parlamento, detengono i numeri per imporre qualsiasi decisione, dunque a voi la scelta: se riconsegnare all’Italia il ruolo di mediatore che ci è stato regalato dall’opera di uomini come Giorgio La Pira, o invece, confinare il Bel Paese al rango di cameriere di talune forze guerrafondaie e avventuriste. In fondo, come ebbe a dire PIO XII: Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra.

A. MARTINO

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