UN NUOVO ATTO EVERSIVO: LEGARE LA PROPRIA BICICLETTA A UN PALO

Vi sembrerà strano, ma tra una bicicletta legata al palo ed Ernst Juenger (1895-1998, sommo scrittore e filosofo tedesco Ribelle Conservatore per eccellenza), vi è un grande legame.

Devo partire da quanto avvenutomi questa mattina. Giunto dinanzi al posto di lavoro in bicicletta, ho constatato che la rastrelliera di biciclette davanti ad esso, era totalmente occupata. Mi accingevo quindi a legarla a un palo nelle immediate vicinanze, quando qualcuno mi ha fatto notare (per carità, con cortesia e senza alcun tono intimidatorio) che così mi avrebbero troncato la catena e portata via la bicicletta. Mi ha fatto notare l’esistenza di una rastrelliera più defilata e dietro l’angolo che non avevo visto.

In verità, ho seguito il suo consiglio, ma è stato più forte di me riflettere a voce alta che prima di adesso mai le biciclette legate a un palo avevano dato tanto fastidio, e mi è scappata l’affermazione “Siamo tutti ospiti indesiderati del Sistema”: spero che l’interlocutore non mi abbia preso per pazzo, dato che dubito della sua capacità di cogliere il senso della mia frase.

In effetti la persecuzione delle biciclette (paradossale per l’ideologia “green”) benché legate a un palo e quindi con un “incivile” da punire, si può anche comprendere se effettuata su un’aiuola da non calpestare, ma a chi oggettivamente, può creare problemi una bici attaccata al palo di un segnale stradale? Fa arrossire le suore novizie? Può rappresentare un pericolo per bambini che hanno appena imparato a camminare che la scambino per un gioco e si sporchino le mani dell’olio della catena? Impediscono il traffico automobilistico? Danno forse fastidio chissà perché ai cinghiali che sciamano per le nostre città?

La realtà è che la campagna “anti biciclette legate ai pali” è solo l’ennesima prova di sfoggio di autorità probabilmente suggerito ai sindaci da chissà quale circolare eurocratica: vieta vieta e si sottometteranno sempre di più, e soprattutto sempre di più li controllerete. Basti pensare anche ai divieti su tante spiaggie di sentire la radio a volume alto, alla scomparsa delle mitiche partite a racchettoni sulla battigia, al divieto per gli ambulanti di gridare la loro mercanzia e così via. Liberi sì: ma di obbedire, o di scegliere una bella multa o peggio.

E quindi, ecco cosa diceva Ernst Juenger col suo Anarca e il suo Passaggio al bosco.

Quando regna l’ordine, l’acqua scorre nelle tubature e la corrente arriva alle prese, non appena la vita e la proprietà sono in pericolo, come d’incanto un allarme chiama i vigili del fuoco e la polizia.

Ma il grande rischio è che l’uomo confidi troppo in questi aiuti e si senta perduto se essi vengono a mancare.

Ogni comodità ha il suo prezzo. La condizione dell’animale domestico si porta dietro quella della bestia da macello. Tutto questo appare evidente nei periodi in cui si addensa la minaccia, quando gli apparati non soltanto abbandonano l’essere umano a se stesso, ma sembrano addirittura precludergli ogni via di scampo. A quel punto sta a lui decidere se darsi per vinto o continuare la lotta attingendo alle sue risorse più profonde.

Nel qual caso deciderà di PASSARE AL BOSCO”.

A. Martino

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