TRA TANTE VECCHIE CONFERME E POCHE NUOVE PROPOSTE, FORSE CON IL GOVERNO MELONI, IL DIAVOLO NON È POI COSÌ BRUTTO COME LO SI DIPINGE

Diciassette ore dopo l’incarico conferito dal Presidente Mattarella all’Onorevole Giorgia Meloni, è nato ufficialmente il primo Governo della XIX legislatura.

La Meloni è il primo Premier donna nella storia del nostro Paese ed è il XXXI  Presidente del Consiglio dell’era repubblicana.

Ora, da una lettura alquanto superficiale, la cosa che più stupisce in questa costituzione fulminea del Governo – sono infatti passati solo 27 giorni dal responso delle urne, un vero record per l’Italia – è che, le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, riguardo le ragioni dell’intervento russo in Ucraina e le considerazioni poco lusinghiere rivolte al suo ex Ministro della Gioventù, che tanto clamore avevano sollevato presso la stampa nazionale ed internazionale, nulla hanno potuto affinché si aprisse un periodo di riflessione che facesse ritardare di qualche settimana il giuramento del nuovo Esecutivo. Ma, da una lettura più attenta dei nominativi dei nuovi ministri, si capisce molto bene il perché.

Infatti, scorrendo la lista degli inquilini dei vari dicasteri si può notare come, il 42% degli attuali ministri era già tale, o aveva avuto incarichi di Governo, tra il 2008 ed il 2011, cioè, durante il “Belusconi IV”.

Per la serie: “Squadra che vince non si cambia!

Nello specifico, nel Governo Meloni, nessuno tra gli 11 ministri e sottosegretari, “veterani” ha subito retrocessioni, al contrario tutti hanno o mantenuto la propria dignità d’incarico, o hanno assistito ad un avanzamento di carriera.

È il caso, chiaramente, della Meloni stessa che – da Ministro, senza portafoglio, alla Gioventù – oggi è divenuta Premier, ma non solo:

  • Guido Crosetto, che in precedenza si è allontano dalla politica due volte – nel settembre 2014 la prima volta per 4 anni, periodo nel quale presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (AIAD) di Confindustria, la seconda, per motivi di salute a sua detta, nel marzo del 2019 – è stato Sottosegretario alla Difesa nel Berlusconi IV, candidato Presidente della Repubblica per FdL nel Gennaio del 2022 ed ora, pur non essendosi candidato e quindi eletto alle politiche di settembre per le ragioni del 2019, nominato come esterno a Ministro della Difesa;
  • Adolfo Urso, da Sottosegretario allo Sviluppo Economico, ora è assurto a Ministro dello stesso anche se con una denominazione diversa: Ministero delle Imprese e del Made in Italy;
  • Maria Elisabetta Alberti Casellati, che in precedenza è stata Sottosegretario alla Giustizia, oggi è divenuta Ministro delle Riforme;
  • Posizione invariata per Roberto Calderoli che è passato dall’essere Ministro della Semplificazione Amministrativa nel 2008 al Ministero degli Affari regionali ed Autonomie;
  • Stessa cosa per Anna Maria Bernini Ministro in entrambi i Governi che dalle Politiche Europee si è spostata all’Università;
  • Eugenia Maria Roccella che nel 2008 era Sottosegretario alle Politiche Sociali ora passa al gradino più alto di Ministro delle Pari Opportunità;
  • Daniela Santanchè, che all’epoca del Berlusconi IV è stata Sottosegretario all’Attuazione del Programma, oggi è stata promossa a Ministro del Turismo;
  • Da Ministro, per le Regioni e la Coesione Territoriale, Raffaele Fitto ha saputo mantenere la corona e così, dal 2022, è titolare del Dicastero per le politiche europee, la coesione e il PNRR;
  • Nello Musumeci, da Sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel Berlusconi IV è diventato, grazie alla Meloni, il primo Ministro per il Sud e per la tutela del mare;
  • Sottosegretario è stato in passato e Sottosegretario è stato confermato Alfredo Mantovano con la sola differenza del passaggio dagli Interni nel 2008 alla Presidenza del Consiglio nel 2022.

È da sottolineare, inoltre, come tale logica, non solo è stata rispettata per i reduci del “Berlusconi IV”, ma, è stata usata anche nei confronti di leader come Matteo Salvini, il quale – se, nel 2008 era semplicemente una new entry del Parlamento italiano, già nel 2013 era diventato Segretario Federale della Lega e, alle elezioni del 2018, era assurto addirittura a Ministro dell’Interno e vice Premier del Governo Conte I – oggi  è riuscito ad ottenere, nonostante l’ultima debacle elettorale, lo stesso ruolo del 2018.

Infatti, anche se ufficialmente Matteo è attualmente solo Ministro delle Infrastrutture, cioè un dicastero con un’importante portafoglio, controlla direttamente grazie all’ex Prefetto Matteo Piantedosi anche il Viminale. Quest’ultimo, infatti, Prima di essere nominato Ministro degli Interni dalla Meloni è stato Capo di Gabinetto di Salvini durante la sua permanenza al Viminale.

Forza Italia, poi – al di là delle minacce della Meloni circa il fatto che il Governo sarebbe potuto anche non nascere qualora una delle componenti del centro-destra non si riconoscesse pienamente nel profilo atlantista ed europeista dell’Italia – ha ottenuto tutto quello che poteva ottenere, cioè i dicasteri sia per la Casellati, che per la Bernini, così come per Tajani, il quale come da programma è stato investito con la carica di Ministro degli Esteri.

D’altronde se Giorgia Meloni doveva rassicurare i mercati, l’UE, la NATO e Dio solo sa chi altro, c’è riuscita alla grande.

Giorgetti all’Economia, infatti, altro non è che un Mario Draghi mascherato, un Crosetto alla Difesa tiene lontano un uomo come La Russa, non creando così nessun imbarazzo tra i radical chic di mezzo mondo che certamente avrebbero anche da ridire riguardo un nuovo incarico di Salvini al Viminale.

Ma se fin qui la Meloni ha cercato di accontentare tutti, di certo ella stessa non si è negata delle soddisfazioni personali come nel caso del Ministero dell’Agricoltura assegnata ad un esperto del settore (sic!) come il cognato, Francesco Lollobrigida, o lo sport dato al suo amico fidato Andrea Abodi.

Ergo, per fare così subito nella formazione di un Governo, i nominativi dovevano essere stati espressi già molto tempo prima, forse durante trattative preliminari occorse prima dell’ultima campagna elettorale.

Ma al di là di questi dettagli politici, come testata sovranista e filorussa registriamo con grande interesse un’altra questione: il fatto che nell’attuale Governo vi siano diversi soggetti non critici nei confronti di Mosca.

Ci riferiamo, nello specifico, al giornalista  Gennaro Sangiuliano, oggi Ministro dei Beni Culturali, al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a Matteo Salvini, vice Premier, oltre che a Silvio Berlusconi, il quale, se pur fuori da Palazzo Chigi, ha pur sempre un peso non indifferente.

Ebbene, costoro potrebbero essere determinanti, nel momento in cui l’attuale Esecutivo dovesse trovarsi al bivio circa la decisione se realizzare o meno, un bypass tra la TurkStream e il TAP per acquistare a basso costo il metano dalla Russia e così sopperire al probabile razionamento dell’energia che, quest’inverno, si verificherà in Italia.

In altri termini, forse, il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge.

Lorenzo Valloreja

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