COME UN COLPO DI CANNONE, 25PT: “NELLA CRISI UCRAINA, PUTIN HA VINTO, BIDEN È FINITO E L’UNIONE EUROPEA”

Certo, si sa, questo giornale è apertamente sovranista e filorusso ma riconoscere che Putin è un’animale politico fuori dal normale non è un atto gratuito di piaggeria quanto la costatazione di uno stato di fatto.
Infatti nella Crisi Ucraina la Federazione Russa, fino ad oggi, ha vinto, nei riguardi della NATO e degli Stati Uniti in primis, tutti i set: 6-0/6-0/6-0.

PRIMO SET
Putin, facendo ritirare le proprie truppe un giorno prima dell’attacco pronosticato dal Pentagono, ha dimostrato, al mondo intero, chi veramente vuole la pace e lavora per una soluzione multipolare e chi, invece, spera nella destabilizzazione per prosperare e vuole imporre sempre e solo, la propria visione unilaterale. Inoltre, se la Casa Bianca è stata in grado di comunicare alla comunità internazionale la tempistica e la modalità d’attacco dei propri nemici, Mosca, come una Moira, è stata capace di apporre la parola fine su ogni presunta ostilità dimostrando così di essere essa stessa l’artefice dei destini dell’umanità.

SECONDO SET
Il Cremlino è riuscito a dimostrare, con i singoli incontri con i vari leader stranieri, quello che noi sosteniamo ormai da tempo immemore e cioè che il rapporto tra Washington ed i propri alleati non è paritetico ma è, invece, fondato sulla supremazia di Paese, gli USA, che cerca, obtorto collo, di imporre a tutti gli altri la propria politica estera. Questo stato di cose, dopo settant’anni, è stato superato dalla storia e dalle varie esigenze dei molti attori in campo, che, di anno in anno, si fanno, chiaramente, sempre più diverse. È in atto, dunque, da parte dei vari sodali degli Stati Uniti, una silenziosa ribellione che si è manifestata plasticamente con la resistenza da parte di Francia e Germania nell’applicare la linea americana. Biden, quindi, ha ottenuto l’esatto opposto di ciò in cui sperava, cioè quello di rinsaldare un rapporto attraverso una minaccia comune;

TERZO SET
La Federazione Russa, attraverso questa crisi, ha dimostrato di possedere delle forze armate potenti non solo su carta, ma anche nella realtà. Una Nazione immensa, di 145 milioni di anime, ancora alle prese con il Covid, è stata in grado, in pochissimo tempo, di mobilitare 2 milioni di uomini armati ed equipaggiati di tutto punto e di posizionarli lungo tutto il confine occidentale. Tutto questo senza considerare la grandissima massa d’urto meccanizzata messa in campo: 12mila carri armati, più di 30mila autoblindo e 7mila pezzi di artiglieria. Mezzi, questi, coperti da un’altrettanto efficiente aeronautica e supportati da un’agguerrita marina. Un segnale, dunque, molto chiaro per tutte le forze NATO: La Russia non permetterà a nessuno né di sottometterla, né di dettarle l’agenda. E, questa dimostrazione di forza, è bene ribadirlo, è avvenuta, ad esclusione della Bielorussia, suo storico partner militare, senza l’aiuto della CINA.

Davanti a tanta determinazione e lungimiranza è scontato che la Russia riuscirà ad ottenere, come già velatamente ammesso da Biden, la stipula di un accordo scritto con il quale si impedirà all’Ucraina di aderire alla NATO.
Questo atto, nel momento in cui sarà firmato, sancirà la fine di un’epoca che tanti lutti e drammi ha generato e proclamerà, contemporaneamente, l’inizio di una nuova era che, per essere migliore, necessiterà forzatamente del contributo anche italiano.
Contributo che, ci piaccia o meno, dovrà essere dato anche dal nostro Paese perché, oltre la caduta dell’Impero americano questa crisi ha segnato la fine di un’UE mai esistita veramente se non nella mente di qualche nostro Governante.
Infatti è da notare come, nei vari incontri tenutisi a Mosca, il vertice determinante non è stato né quello con Macron, arrivato al Cremlino nella duplice veste di Presidente francese in campagna elettorale e di rappresentate del Paese che guida il Semestre Europeo, né quello con l’Alto Rappresentante degli Esteri dell’Unione, Josef Borrel, che tra l’altro non si è mai tenuto, ma è stato quello con il Neo Cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Quest’ultimo è senz’altro un politico meno affabile rispetto al suo predecessore, Angela Merkel, così come al Presidente Francese, ma è pur sempre il Capo del Governo della Nazione più potente d’Europa … e si noti bene questo passaggio, d’Europa, non dell’Unione Europea.
Dunque, se l’Italia non la smette di essere più realista del Re, potrebbe ritrovarsi, a breve – dopo la rielezione di Trump alla Casa Bianca e la vittoria di Zamur in Francia – con il cerino in mano e questo non sarebbe senz’altro una buona cosa … per cui … Paese avvisato … Paese mezzo salvato.

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