IL 2024 SARA’ L’ANNO IN CUI ZELENSKY DOVRA’ RASSEGNARSI ALLA PACE?

Penso proprio che un po’ tutti, ricorderete le “virostar” che imperversarono sui media e le TV generaliste e informative di Sistema innanzitutto, dal tardo inverno 2020 fino esattamente al 23 febbraio 2022. E chi potrebbe dimenticare la famigerata “dittatura sanitaria” sui cui misteri e abusi, statene certi, nessuna commissione parlamentare farà mai luce.

Ebbene, il 24 febbraio 2022 iniziò la “operazione militare speciale” russa in Ucraina. Improvvisamente, i virologi scomparirono dai salotti tv in cui fecero irruzione gli specialisti di militaria (non nel senso collezionistico), geopolitica, relazioni internazionali. Ad una forzatura fa seguito un’altra: “siamo come in guerra” con un virus o piuttosto con la carenza di posti letto nei reparti di terapia intensiva della sanità pubblica; e poi, “siamo in guerra” veramente, anche se in guerra vi sono due stati che per l’Italia, in teoria, sarebbero equidistanti, entrambi extra NATO ed entrambi extra UE.

Dal 7 ottobre 2023, improvvisamente, il posto dell’Ucraina nel cuore (se ne abbia uno) dell’informazione main stream è stato preso, o almeno condiviso, da Israele e dalla rappresaglia infinita, sproporzionata e illimitata, contro il grande raid di Hamas nel territorio dello stato ebraico. Passaggi di staffetta nella grande narrazione globale a reti unificate davvero di grande sistematicità e razionalità, se pensiamo che entrambe le nuove emergenze in realtà sono state preparate da mesi di allentamento della tensione per evoluzione oggettiva (prima il calo dei contagi e soprattutto dell’aggressività virale nella seconda metà del 2021, poi, esattamente due anni dopo, la constatazione dell’impossibilità di ottenere dalla pedina-Ucraina la distruzione del Sistema russo). E si pensi che, settimana più settimana meno, passano due anni dall’emergenza pandemica perché si arrivi all’irruzione dei panzer di Mosca nelle pianure ucraine; ma anche tra la drastica attenuazione delle restrizioni e del “distanziamento sociale”, e il sostanziale fallimento della “madre di tutte le controffensive” sul Dnipro e verso la Crimea. E’ proprio vero che oggi è tutto “più veloce”. Cesure epocali che una volta avrebbero richiesto decenni, ora evolvono (o sono governate?) a cadenza biennale.

Però, nel caso dell’ Ucraina, la posta in ballo è troppo cospicua. Come previdi, l’escalation del sostegno occidentale di Kiev a 360° basato sul presupposto del collasso della Russia da tutti i punti di vista (militare, geopolitico, politico, istituzionale, economico) non ha finora avuto alcun risultato apprezzabile nelle cancellerie occidentali, a fronte di un tributo di vite umane (ucraine, ma pure russe e sembra in misura superiore) alquanto agghiacciante. Ma questo è un fattore tremendamente secondario: delle vite russe, ovviamente, non importa a nessuno da queste parti (meno uomini Putin ha a disposizione meglio è, no?).

Per mesi la stampa occidentale ha celebrato il coraggio degli uomini ucraini impegnati a combattere per il loro Paese e raccontato della fuga dalla Santa Madre  dei russi ben decisi a non morire in guerra, ma il reportage BBC di circa una settimana fa è esemplificativo di un certo cambio di narrazione probabilmente foriero di una radicale svolta “pacifista”.

Quasi 20.000 uomini, apprendiamo, sono fuggiti dall’Ucraina dal 24 febbaio 2022 per non combattere. Qualcuno ha persino attraversato dei fiumi imponenti. Qualcun altro è stato meno fortunato: infatti altri 21.113 che hanno tentato di fuggire sono stati catturati dalle autorità ucraine, ha confermato la stessa Kiev..

Immediatamente dopo l’invasione russa, agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni è stato vietato di partireMa i dati ottenuti dalla BBC rivelano che decine di persone riescono a uscire ogni giorno dall’Ucraina. Alcuni sono fuggiti per riunirsi alla famiglia all’estero, per andare a studiare o semplicemente per guadagnarsi da vivere (il che facevano spesso già, anche prima della guerra).

Non tutti sono guerrieri… non è necessario tenere sotto chiave l’intero paese. Non si possono raggruppare tutti insieme come accadeva in Unione Sovietica” ha detto uno di loro, identificato solo con il nome: Evgenij. La BBC ha stabilito – richiedendo dati sugli attraversamenti illegali delle frontiere dalle vicine Romania, Moldavia, Polonia, Ungheria e Slovacchia – che 19.740 uomini sono entrati illegalmente in questi Paesi tra febbraio 2022 e 31 agosto 2023.

Certo, Zelensky continua a ostentare fiducia e determinazione nella “vittoria finale”, promette al proprio popolo un giorno sì e l’altro pure, che “ogni singolo metro quadrato sarà ripreso alla Russia”.

Purtroppo però, così, non fa che tagliarsi i ponti alle spalle, galvanizzato dagli incontri con i vari leaders euroatlantici da Biden fino a Meloni che gli garantiscono “sostegno finché sarà necessario”.

E in effetti, al momento, ufficialmente, questa evoluzione di linea politica non esiste. A Putin collegatosi col G20 offerente il ramoscello di ulivo (che secondo lui l’Ucraina non ha mai raccolto, vietando anzi per legge colloqui di pace), Giorgia Meloni ha replicato da vera “donna con le palle” che basta che la Russia si ritiri da ogni territorio occupato. Tesi da lode sui giornaloni, ma politicamente e militarmente demenziale.  

Comunque sia, ad Avdiivka si muore come a Mariupol e a Bakhmut, e l’Ucraina si prepara al secondo intero inverno di guerra sotto una pioggia di missili e droni, e premesse meteorologiche per nulla rassicuranti con la terribile tempesta fra Mar Nero e terraferma di ieri (che comunque, al momento, sembra dare più problemi alla difesa russa della Crimea).

A. Martino

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