“LA SITUAZIONE È MOLTO GRAVE MA PURTUTTAVIA NON È SERIA”

Il mondo da ieri sera è con il fiato sospeso per il massiccio attacco missilistico dell’Iran su Israele, ma non è la prima volta che ciò accade e fortunatamente senza conseguenze significative.

Certo, a differenza con il passato, Tel Aviv è impegnata, come non mai, in un conflitto nella Striscia di Gaza che ha posto l’esercito con la stella di Davide sul banco degli imputati a causa dei crimini di guerra riscontrati dall’intera comunità internazionale e non di meno, l’IAF, in barba ad ogni regola internazionale, ha bombardato in un Paese terzo, la Siria, la sede consolare di una Nazione, l’Iran, che, almeno formalmente, non è in guerra con lo Stato Ebraico, causando tra l’altro, la morte di un alto esponente militare persiano, ma, fortunatamente, siamo ancora lontani dal punto di non ritorno.

Infatti, in questa occasione, sono stati appena 50 i razzi lanciati dagli Hezbollah libanesi verso la Galilea, tutti intercettati ed abbattuti dal sistema “Iron dome” tranne alcuni droni che hanno distrutto una caserma dell’IDF posta a soli 4 km dal confine con la “Terra dei Cedri”, mentre, solo 3 mesi fa, nel gennaio 2024, “Il Partito di Dio”, di missili, ne ha lanciati 60.

D’altronde – dopo l’uccisione, a Damasco, del Generale dei pasdaran Mohammad Reza Zahedi – dell’attacco di poche ore fa, gli Ayatollah proprio non potevano farne a meno, ne va della loro credibilità internazionale e dell’immagine dell’Iran quale patrono della galassia di milizie allevate e supportate negli ultimi 20 anni, ossia da quando lo storico contrappeso della Persia, l’Iraq, ha cessato di esistere.

Da allora, l’Iran, ha costruito una rete di influenza e di appoggi in tutta la regione sempre più vasta e fitta: la cosiddetta “Mezzaluna Sciita” che si estende, senza soluzione di continuità, da Teheran a Beirut e che, da qualche tempo a questa parte, è approdato anche nel Golfo di Aden, ma che, al di là di questo, non è in grado di affrontare Israele, non fosse altro perché quest’ultima è una potenza nucleare in possesso di una novantina di ordigni atomici, oltre che di 6 sottomarini in grado di colpire con testate atomiche obiettivi posti a 1500 km da questi ultimi, quindi l’intero Iran.

Paradossalmente, in questa fase, l’unico Paese che ha interesse a scatenare la guerra totale tra Teheran e Tel Aviv e quest’ultima perché vi è una sproporzione di forze notevole a favore dell’entità israeliana che sarebbe in grado così, una volta per tutte, di neutralizzare ogni velleità atomica degli iraniani.

In conseguenza di ciò alla “Terra di Ciro” converrebbe attendere tempi migliori, cioè che il Paese si sia finalmente dotato di propri ordigni nucleari, allora e solo allora, l’Iran sarebbe un interlocutore paritetico ad Israele.

Questo i Pasdaran lo sanno molto bene e glielo ricordano ogni volta che possono anche i russi, i quali, anche in quest’ultima occasione, non hanno mancato di rivolgere loro un invito alla moderazione.

Così nelle stesse ore in cui, Mosca ha testato con successo il lancio di un nuovo missile balistico intercontinentale, Washington ha dispiegato la portaerei “Eisenhower” nel Mar Rosso a difesa di Israele in previsione di nuovi attacchi che, secondo l’intelligence americana, dovrebbero avvenire nell’arco delle prossime 24/48 ore.

E siamo solo all’inizio ma, come ebbe a dire Flaiano: “la situazione è molto grave ma purtuttavia non è seria”.

Lorenzo Valloreja

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