NON CI SONO PIÙ NÉ LE GUERRE NÉ I CATTIVI DI UNA VOLTA

Nei giorni scorsi, in seguito all’attacco dell’Iran contro Israele, quando abbiamo detto che la situazione era molto grave, ma tuttavia non seria, molti potrebbero averci considerato pazzi. Tuttavia, i fatti, soprattutto le dichiarazioni degli interessati dopo la risposta israeliana su Isfahan, ci hanno dato fortunatamente e clamorosamente ragione. È ormai evidente che in questa lunga guerra sotterranea, che dura da più di 45 anni, Tel Aviv e Teheran cercano più  di garantirsi l’ultima parola, anziché distruggersi reciprocamente.

Si tratta, dunque, principalmente di una questione di prestigio internazionale e di credibilità interna, poiché gli equilibri di forza in regione fanno si che questo sia un gioco a somma zero, infatti:

  • L’Iran ha:
    • Come principale alleato la Russia;
    • Risorse energetiche illimitate;
    • Un vasto territorio difficile da controllare (1.648.195 Km²), con una popolazione di 90 milioni di persone e un esercito di circa 350 mila soldati (di cui 167.000 coscritti e 190.000 professionisti), che può essere aumentato a 700 mila con il richiamo dei riservisti;
    • Un sistema antiaereo fortemente performante costituito dai famigerati Bavar-373 – che sono in grado di colpire droni, missili e caccia avanzatissimi come gli ultimi F-35 statunitensi – e che sono utilizzati principalmente per la difesa delle sue centrali nucleari e altri siti sensibili;
    • In Libano, 130 mila missili puntati contro Israele.
  • Israele ha:
    • Quale partner egemone gli Stati Uniti;
    • Un territorio piccolo (appena 22 mila km²) e facilmente controllabile, con una popolazione di 10 milioni di persone e un esercito di circa 188 mila effettivi (la maggior parte dei quali di leva), che può essere aumentato a 600 mila con il richiamo dei riservisti;
    • Circa novanta ordigni atomici e sei sottomarini nucleari capaci di colpire con le proprie testate l’intero Iran;
    • Delle forze armate, l’IDF, considerate il miglior esercito al mondo in termini di addestramento e tecnologia.

Pertanto la teoria della “Mutua Distruzione Assicurata” ha prevalso anche in questo caso, mantenendo, tutto sommato, la pace.

Le uniche vicende degne di nota, invece, sono da rintracciarsi nel fatto che l’attacco su Isfahan è avvenuto non con degli aerei partiti dal suolo israeliano ma con dei droni decollati direttamente dal territorio iraniano, segno, quest’ultimo, che all’interno del Paese vi sono degli oppositori al Regime degli Ayatollah ben armati e addestrati dagli occidentali.

Inoltre, se veramente Tel Aviv ha dato l’ordine di attacco senza l’assenso degli Stati Uniti, o addirittura all’oscuro di questi ultimi, Washington, usando un‘espressione della mala italiana, altro non sarebbe che un “Guappo di Cartone” rendendo pubblica ancor di più, qualora ce ne fosse bisogno, la propria decadenza da ruolo di Super Potenza.

Infine, la cosa ancor più grave è l’ennesima messa in evidenza dell’imbarbarimento dei costumi riguardo alla convivenza internazionale, con rappresaglie condotte senza una formale dichiarazione di guerra, precipitando così il mondo nell’incertezza e nel conflitto sotterraneo tra le Nazioni.

D’altronde è proprio vero che non ci sono più né le guerre né i cattivi di una volta.

Lorenzo Valloreja

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