MA QUALE BREXIT, LONDRA E DINTORNI SONO SOLO UNA IMPORTANTE PROVINCIA EUROATLANTISTA DAL REGIME FERREO. JULIAN ASSANGE NE E’ UNA VITTIMA.

Ma la Brexit, ha un senso?

Mi spiego: uscire dall’Unione Europea lo avrebbe innanzitutto, non facendosi condizionare da assurde richieste stratosferiche di danaro; e poi, vedendovi un inizio di liberazione nazionale, culturale, ideologica, geopolitica.

Ma non vi è nulla di tutto questo: il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord appare sempre più come la caricatura miniaturizzata di quella che fu la più potente monarchia del mondo seppur costituzionale, che in una bizzarra, rettangolare aula parlamentare si è impaludata in disquisizioni bloccanti sulle modalità concordatarie di uscita dal carrozzone detto Europa (decisa dalla maggioranza dei partecipanti al famoso referendum). E bocciando ben tre volte la proposta del governo conservatore in carica presieduto da Theresa May. Parteciperà alle elezioni del Parlamento europeo? Forse? Entro l’anno, il divorzio si consumerà? Forse. E così via. E se ci fosse un secondo referendum, ovviamente con vittoria del “remain”? Sarebbe il massimo, e la dimostrazione che Europa è divinità benigna e comprensiva, che sa aspettare il figlio prodigo traviato da sovranismo, populismo, razzismo; insomma dal “fascismo eterno” per dirla col compianto guru della sinistra del tortellino.

A parte l’intatto se non cresciuto tasso di russofobia in istituzioni e stampa, due episodi della settimana scorsa sono illuminanti per confermare che lo spirito più profondo della Brexit (la liberazione del popolo di Gran Bretagna dalla schiavitù del Pensiero Unico con declinazione europea)  è sostanzialmente vanificato. Vale a dire, il bando al grande filosofo Roger Scruton per dichiarazioni mal interpretate e manipolate, dalla presidenza della commissione governativa “Building better, building beautiful”. Secondo la portavoce dell’aspirante, sempre più velleitaria, seconda iron lady Theresa May “ i suoi commenti sono profondamente offensivi e assolutamente inaccettabili, ed è giusto che sia stato licenziato”.

Ma cosa avrebbe detto di tanto scandaloso? In estrema sintesi, che della cerchia di Soros fanno parte diversi intellettuali ebrei (e va bene, diciamo che è un cenacolo di cattofascisti antiglobalisti..), e che islamofobia e omofobia sono categorie artificiose per zittire qualunque dibattito tanto sull’Islam che sulla omosessualità. Replica per nulla remissiva di Scruton, che andrebbe imparata a memoria:” STIAMO ENTRANDO IN UNA PERICOLOSA CONDIZIONE SOCIALE IN CUI L’ESPRESSIONE DIRETTA DI OPINIONI CHE CONFLIGGONO-O SEMPLICEMENTE SEMBRANO CONFLIGGERE-CON UNA RISTRETTA SERIE DI ORTODOSSIE VIENE IMMEDIATAMENTE PUNITA DA UNA BANDA DI AUTO-NOMINATI VIGILANTI”.

Ben maggior rilievo ha avuto la vicenda di Julian Assange, portato via di peso dall’ambasciata a Londra dell’ Ecuador, dopo che, in seguito a un cambio di maggioranza elettorale, questo piccolo stato sudamericano non ha potuto e voluto più mantenere la sua promessa di asilo (e la sua dignità diplomatica, diciamolo). Per sette anni, quindi, quest’ uomo cofondatore di Wikileaks che hanno tentato di infangare con speciose accuse di stupro che sarebbe stato commesso in Svezia disquisendo sul suo presunto rifiuto di usare un preservativo, è riuscito a “farla franca” per i sudditi mentali dell’euroatlantismo; per noi liberi sovranisti, invece, un uomo con le sue discutibilità ma fondamentalmente un eroe dal fegato grande come una casa, ha già scontato sette anni di semidetenzione pur migliori del vero e proprio carcere, ma comunque prezzo dell’ aver svelato al mondo milioni di files. In essi, quasi dimenticati o comunque rapidamente assorbiti dall’anestetizzata e lobotomizzata opinione pubblica “occidentale”, prese vita improvvisamente un inferno web di arroganza, violenza, impunità globale del vero e supremo potere che comanda gran parte di questo pianeta: l’ impero euroatlantista con le sue gerarchie di potere e di arbitrio. Ma come dimenticare la  documentazione di massacri in Iraq, tanto per dirne una tra cento? Eppure è così, eppure anche su giornali “vicini al populismo e sovranismo” si riesce a sostenere che Julian Assange sia un pericoloso cialtrone, una spia come la “talpa” Snowden della CIA, che invece in Russia, ovviamente, un rifugio sicuro lo ha trovato.

Mentre Assange era caricato come un riottoso randagio dall’accalappiacani, sul mezzo dei gendarmi cui gli ecuadoriani lo hanno consegnato da discepoli dell’ Apostolo peggiore, egli gridava vergogna verso la Gran Bretagna. Ed alquanto comprensibilmente. Infatti sul vulcanico cittadino australiano, che ha fatto tremare i più potenti servizi segreti del mondo, pende una ipotetica estradizione negli USA per spionaggio, e il rischio di una pena capitale per tale imputazione, che avrebbe il più diretto precedente nientemeno che nei poveri coniugi Rosenberg all’epoca della “Caccia alle streghe”. In attesa che sull’altra sponda anglosassone dell’Atlantico si decida la sorte di Julian, e si trasmettano praticamente le direttive alla Giustizia di Sua Maestà, costui è stato catturato nel suo ex asilo diplomatico, col pretesto di una infrazione procedurale nel contesto della rogatoria per il famoso presunto stupro, da cui tra l’altro è stato prosciolto.

Complimenti alla “culla della libertà”; altro che Brexit, lì siamo in pieno, orwelliano “1984”.

ANTONIO MARTINO  

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