TANTO VA LA GATTA AL LARDO CHE CI LASCIA LA “CARAMELLA” …

Parlare dei morti, a cadavere ancora caldo, non è mai facile, ne rientra nei miei costumi, ma è anche vero, ahimè, a differenza di quello che diceva Totò nella sua “A livella”, che ci sono defunti e defunti e quando a passare a miglior vita sono dei personaggi come John McCain l’interesse pubblico prevale sempre su tutto, anche sul rispetto reverenziale che simili occasioni impongono. Infatti, ciò che è accaduto durante le esequie del Senatore dell’Arizona ha dell’epocale: Il Re è nudo! E finalmente tutti l’hanno visto! O meglio, finalmente il sistema americano – con quella innocente caramella offerta da Giorge Bush Jr. a Michelle Obama e l’esclusione di Trump dal funerale di McCain per volontà dello stesso defunto – ha buttato giù la maschera. Tutti a Washington, siano essi repubblicani o democratici, sono d’accordo nel volere la guerra contro Mosca, tutti, ad eccezione di un bizzarro outsider di nome Donald Trump ed ecco perché, quest’ultimo, è continuamente messo al margine dallo stesso fronte conservatore repubblicano ed ecco anche spiegato il vero motivo per il quale è stato escluso da questa importante cerimonia. Altrimenti per quale ragione presidenti così diversi tra di loro, come Clinton, Bush e Obama, dovrebbero ritrovarsi insieme a tessere le lodi di un personaggio, altrettanto distante da loro, come il Senatore McCain, se non fosse per lo spirito bellicista che li accomuna tutti?

Noi italiani per secoli abbiamo seguito il cialtronesco adagio del: << viva la Francia, viva la Spagna, purché se magna!>> mentre altri, più seri di noi a detta di molti, di comandamento ne avevano uno solo: <<esportare la democrazia! >> e così hanno fatto, costi quel che costi, morti e distruzioni comprese.

Non so in quanti ricorderanno il post su facebook del compianto Senatore dell’Arizona nel quale, lapidariamente, affermava che: << … la Russia non può essere altro che ostile. Una buona Russia è una Russia morta … >> e che – nonostante tale e tanta, diplomazia – oggi è diventato un’icona della sinistra governativa italiana, ma tanto è.

Gli Stati Uniti, di conseguenza, per chi ancora non lo avesse capito – non sono un Paese, un impero, o un’Istituzione – sono un sistema, un ingranaggio, che pretende quotidianamente il proprio tributo pena, per gli inadempienti, l’essere disarcionato dalle proprie articolazioni.

Donald lo sa molto bene ed allora come in un  rocambolesco valzer anche questa volta è pronto a cambiare opinione e così, riguardo l’ultima roccaforte jihadista di Idlib, che tra poche ore sarà presa d’assedio dalle forze di Assad, non può che trovare parole di pietà per la popolazione locale invitando russi e iraniani a non commettere, sempre a sua detta, un: << grave errore umanitario nel prendere parte a questa possibile tragedia umana. Centinaia di migliaia di persone potrebbero essere uccise. Non facciamo che questo accada! >>.

In realtà tanta attenzione è solo il disperato tentativo, da parte degli americani, di salvare la faccia in quella che si è rivelata, per il blocco occidentale, una delle più grandi e cocenti sconfitte dai tempi della Guerra del Vietnam.

Qualcuno, come McCain ad esempio, l’onta di questa sconfitta l’avrebbe proprio voluta cancellare con una politica statunitense molto più aggressiva, fortunatamente però, il Trump, che tanto sembra abbaiare, è di tutt’altro avviso.

Ora però bisogna solo vedere se il miliardario newyorchese sarà in grado di restare in sella fino alla fine del suo mandato senza farsi tritare dagli ingranaggi del “sistema americano”.

Lorenzo Valloreja

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