NEL BEL CASTELLO DA FRATELLI GRIMM, L’ “INCIUCIO” FINALE E DETERMINANTE DI CONTE E FRAU MERKEL

Lo sapevamo, che era questione di tempo, di indorare la pillola, di organizzare qualche siparietto all’ insegna del “dialogo franco, amichevole e costruttivo”, ma che alla fine riprenderci i nostri soldi (perché tali sono) in parte, anche in prestito pur se a un ottimo tasso (perché l’ Unione Europea a differenza della BCE non ha sue risorse, ma semplicemente crea partite di giro (e raggiro) avendo a provvista la salatissima quota di iscrizione periodica dei suoi membri più o meno costosa secondo la statura economica del paese membro; quindi si può essere “debitore netto” o “creditore netto” in dipendenza del rimetterci o meno. E noi, nella situazione prepandemia, ci rimettevamo da anni e anni a differenza del gruppo di Visegrad o dei famosi “parsimoniosi” nordici.

Non siamo un Paese accattone, e non meritiamo di essere così tormentati dalla propaganda che spaccia i consueti e affettuosi conciliaboli tra la ex dirigente di partito della Germania est che da un ventennio controlla tutta la Germania e attraverso essa l’Europa, e un famoso  professionista legale, uomo forte del regime tecnosanitario,  come una specie di tranquillante per le ansie di un paese in declino, confuso, i cui destini ormai, sempre e costantemente meno, si decidono a Roma.

A uno dei primi approcci con il cancelliere tedesco Angela Merkel, Guseppe Conte discusse di come neutralizzare Matteo Salvini; poi, in un crescendo rossiniano, di come “gestire” gli italiani in genere. Ma nel castello brandeburghese di Meseberg, immaginiamo tra uno squisito marzapane su un raffinatissimo piattino di ceramica bavarese o sassone e un saporito stinco, abbiamo raggiunto davvero il fondo.

A parte un invito d’ ufficio ad avere la solita comprensione per i paesi più colpiti dalla crisi, le dichiarazioni di Conte e Merkel danno l’ assoluta impressione che si stia preparando la capitolazione generale, come d’ altronde noi abbiamo sempre creduto. Si inventeranno supercazzole, distinguo, precisazioni e rassicurazioni (la statura di buon avvocato, a Conte, non mi permetto di negarla) ma la sostanza sarà questa, vedrete.

Sentite che ha detto la ex kamaradin (compagna) Merkel, apprezzando come il giurista abbia “ dimostrato di essere proattivo con la sua agenda di riforme”, parrebbe quindi semplificazioni e forse Quota 100, ma anche ricordando come il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, abbia proposto che ” Paesi negozino con la Commissione su come i fondi debbano essere spesi, e alla fine il Consiglio deve decidere a maggioranza qualificata”. 

Insomma: siamo già ai “test di ingresso”, l’importante che l’ italico pollame non lo sappia, o capisca, e continui a illudersi che c’è chi lo tutela.

E che dice l’avv. prof. presidente Conte ? In conferenza stampa, ha affermato che “ l’Italia è per criteri di spesa chiari e trasparenti, in un quadro europeo di solidarietà comune, non stiamo chiedendo fondi per utilizzarli in modo arbitrario, discrezionale sì ma non arbitrario. Stiamo lavorando al piano di rilancio e vogliamo che ci sia un costante monitoraggio, siamo ambiziosi e accettiamo la sfida, ci sia coerenza tra programmi anticipati e la loro attuazione“. E non solo: “il monitoraggio deve esserci, è giusto si controlli per assicurare la qualità della spesa, su questo non voglio transigere”. Come se uno condannato alla frusta pretendesse che questa sia ben tagliente e saettante, oltre che manovrata da un aguzzino dal braccio robusto e veloce…!   

Più chiaro di così non può essere: evitare la troika, attenzione a non farci commissariare…tutte parole al vento, hanno già deciso ed è tutto un teatrino tra i poliziotti “cattivi” (i rigoristi nordici) e quelli “buoni” (i tedeschi) con i nostri rappresentanti a interpretare gli avvocati difensori (appunto), ma che già sanno che la causa è persa: tanto, basta che incassano l’ onorario…

Da notare anche la tendenza dell’eurocrazia (che non è solo fatta di una specie di marziani che si muovono tra Bruxelles e Francoforte e Strasburgo, ma anche delle nostre stesse istituzioni ormai) a usare sedi non istituzionali e alquanto appartate (questo castello, Villa Pamphilj, ecc.) non solo e non tanto per particolare riservatezza, ma a come a far intendere e alludere che le decisioni serie si prendono “altrove”.

Come diceva il Renzo nazionale in una pubblicità “meditate gente meditate…”. Ma oltre a meditare,  uscire da questa trappola come hanno fatto i sudditi di Elisabetta II, no?

A.Martino

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