IL CALVARIO DEI LAVORATORI DELLA WHIRLPOOL DIMOSTRA CHE C’E’ BISOGNO DI SOVRANISMO E POPULISMO PIU’ DI PRIMA. MA NON LI ATTUA NESSUNO.

La pandemia, o meglio il massacro socioeconomico alla “Il mucchio selvaggio” che a causa di essa la dittatura tecnico-sanitaria sta ponendo in essere, ha inasprito la spirale deproduttiva che interessa l’Italia: era prevedibile, già da marzo lo avevo dinanzi agli occhi nonostante lo slogan di regime “Andrà tutto bene”.

Nel caso della Whirlpool Italia, però, siamo a livelli decisamente drastici anche se lontani dal capolavoro da “soluzione finale” di quella che fu FIAT, trasformata in FCA con sede legale in Olanda e fiscale nel Regno Unito, e cuore imprenditoriale negli USA.

Nel sito di Napoli, come d’ altronde annunciato da settimane con un sms ai lavoratori (!), la produzione è cessata il 31 ottobre; il pagamento degli stipendi è assicurato dal colosso americano di lavapanni ed elettrodomestici che rilevò marchi storici del settore, fino all’ ultimo giorno del 2020.

Il vicepresidente della divisione Operazioni industriali della multinazionale in questione che si occupa della “regione EMEA” (Europa-Medio Oriente-Africa, povero ex impero romano….), Luigi La Morgia, più chiaro di così non poteva essere: “Dopo 18 mesi, sebbene gli sforzi messi in campo siano stati importanti e unici, il mercato su Napoli non è cambiato. Quindi confermo quanto abbiamo già detto un anno fa. Il 31 di ottobre la produzione su Napoli cesserà”..

Manifestazioni degli sfortunati quattrocentodieci lavoratori nostri fratelli e sorelle (peraltro mai violente o urlate, di esemplare, forse persino eccessiva compostezza), picchetti, blocchi di strade e ferrovia. E non stiamo a calcolare la ricaduta su indotto e nuclei familiari.

A questo punto, sarabanda di “tavoli” o meglio tentativi degli stessi, dichiarazioni dei pezzi grossi del regime tecnico-sanitario, con spazio anche per una bella polemica tra Di Maio e Calenda, con acclarata sostanziale impotenza delle istituzioni che non possono che fare “tutto il possibile per impedire….”, e dei sindacati è meglio non parlare…;  lasciando intendere che in fondo, al massimo si potrà far ricorso a carte bollate, ma se la Whirlpool vuole andare su quella strada, gli strumenti per impedirlo materialmente non ci sarebbero. E a onor del vero, il primo governo Conte ci aveva provato seriamente, concedendo alla Whirlpool notevoli incentivi in forma di defiscalizzazione.

Ma il 9 novembre, la parte aziendale mi sembra non aver lasciato speranza con questa nota:

il pubblicando decreto sulle crisi aziendali contiene “ interventi non sufficienti a garantire la profittabilità dello stabilimento di Napoli nel lungo periodo“. Quindi, “l’unica soluzione percorribile è dare una nuova missione produttiva al sito“.

I 16,9 milioni di euro previsti dal testo del decreto legge per il biennio 2019-2020 – sottolinea l’azienda – sono calcolati considerando la messa in solidarietà al 60% della quasi totalità dei 5.500 dipendenti di Whirlpool in Italia: questa non è un’opzione in quanto non in linea con il piano industriale 2019-2021″. Inoltre, il potenziale beneficio sarebbe distribuito su tutti i siti italiani e non rappresenterebbe un intervento strutturale per il futuro a lungo termine di Napoli, soprattutto se comparato agli sforzi e agli investimenti pari a circa 100 milioni di euro messi in campo dall’azienda negli ultimi anni…..”.

Vedete, carissimi lettori e amici; i tanto deprecati sovranismo e populismo non sono filosofie a sfondo anche morale e persino religioso , o meglio lo sono ANCHE ma certo non astrattamente bensì molto, ma molto concretamente; assai più che le chiacchiere su Europa, economia di mercato, globalizzazione, “nessuno sarà lasciato solo” ecc. come appena un articolo fa il direttore di questo foglio ha spiegato egregiamente.

Risolvere questa crisi occupazionale e produttiva sarebbe persino banale se chi andasse al tavolo negoziale per il governo andasse a fare il super sindacalista e non il politicante politicamente corretto, oltre che l’ avvocato del popolo italiano sul serio non come Giuseppi che lo proclamò tanto per giocare a fare appunto il populista dato che allora governava con Salvini.

Basterebbe posare proprio appunto sul tavolo, una bella stilografica rigorosamente made in Italy per le firme, e fare questo semplicissimo discorso. E la stilografica, da gentiluomo del vecchio Sud (o ex Due Sicilie) la lascerei alla controparte in ricordo, non facendo come Putin che in una situazione del genere ne pretese la restituzione da un terrorizzato e confuso imprenditore.

Cioè: dato che questa attività produttiva è diventata per le Signorie Vostre un peso talmente gravoso, non c’è problema. Dieci, anzi dato che non siamo leninisti o maoisti, venti milioni di euro, e lo stabilimento passa allo stato italiano, che saprà cosa farne, e soprattutto come continuare a farne vivere gli attuali lavoratori, anzi di più. E anzi, sapete che vi diciamo? Che l’ Italia sarà leader nel settore…! Ma certo: con la nostra inventiva, il nostro design, la perizia di operai, tecnici e ingegneri…

Unica controindicazione umana a tale discorso: un probabile stress cardiaco per le coronarie dell’ interlocutore qualora di età avanzata (non dovrebbe essere il caso del dott. La Morgia), che consiglierebbe lo stazionare di una autoambulanza nei pressi.

Di sicuro, però, nessuno più verrebbe in Italia per arraffare e poi scappare; o se lo facesse, starebbe ai patti e non farebbe il gioco delle tre carte della “missione produttiva”.

Certo, nell’ attuale Sistema, da una certa cosiddetta Destra si prenderebbero le distanze adducendo la “deriva comunista”e si professerebbe “rispetto per la libera imprenditoria”; e dalla sedicente Sinistra ci si straccerebbe le vesti contro la “propaganda sovranista e populista, e i pericolosi atteggiamenti autoritari”. Ma il solco sarebbe ormai tracciato dall’ aratro, e a nulla varrebbero le telefonate di scuse dal Colle al CEO della multinazionale, garantendo che “l’ ltalia conosce il valore del mercato”.

E Bruxelles-Strasburgo scatenerebbe l’ inferno, contro “aiuti di Stato” in effetti evidenti come il Monte Bianco che i francesi vorrebbero rubarci: basterebbe a svegliare le masse dal sonno anestetico europeista? Chissà!

Ma che ci volete fare, anche noi abbiamo diritto a dire “We have a dream” !

E adesso, ci siamo finalmente spiegati su come la pensiamo in tema di economia e di mercato?

A. Martino

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