L’ ULTIMO INCONTRO TRA VLADIMIR PUTIN E ANGELA MERKEL. LO ZAR E LA VECCHIA

Sembra che Fëdor Dostoevskij sia lo scrittore di riferimento supremo di Vladimir Putin.

E i suoi abituali omaggi floreali alle signore statiste e politiche in visita al Cremlino, paiono confermarlo. Davvero un gesto da gentiluomo zarista, in un’epoca in cui dalle omaggiate si potrebbe pure piantare la grana del “gesto sessista motivato da stereotipi”. Avete infatti notato, ad esempio a San Remo, che i fiori come da ultimo protocollo politicamente corretto, vengono gentilmente offerti anche ai cosiddetti (termine orrendo) maschietti?  

Sta comunque di fatto, che la trasferta moscovita è stata improvvisamente decisa dalla cancelliera Angela Merkel sull’ onda dello scossone geopolitico causato dallo sgangherato ritiro americano dall’ Afghanistan. Avrebbe potuto essere una splendida occasione per un realistico reset dei rapporti russo-euroatlantisti, ma così non è stato e in fondo non poteva essere.

Vladimir Putin, signorilità dell’omaggio floreale e dell’invito a tornare in Cremlino quando meglio sembri alla signora, non ha ovviamente ceduto alla tentazione di smarcarsi dalla Cina in cambio praticamente di nulla, e ha confermato l’ agenda russa sull’ Afghanistan incentrata sull’ interesse alla stabilità e al contenimento domestico dell’ integralismo islamico; ha rimarcato il fallimento della democrazia come prodotto da esportazione accompagnato da bombe e carri armati.

Angela Merkel l’ha messa sulla iniziale lotta al terrorismo, e non ha ceduto alla tentazione tutta occidentale della lezione di buoni sentimenti sulle “bambine afghane contente di imparare a leggere e scrivere”. Se si considera che non è riuscita a rinunciare al solito appello pro Navalny, si potrebbe pensare che avrebbe potuto risparmiarsi quello che, mancando ormai poco al suo ritiro, dovrebbe verosimilmente essere il suo saluto al presidente russo.

Noto che nell’ incontro tra i due statisti la bandiera della Repubblica federale tedesca era unita a quella dell’Unione europea: credo che i patrioti tedeschi siano messi peggio persino di noi.

Attenzione, il processo di dissolvimento degli stati nazionali europei non conosce pause.

A. Martino

 

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