PRODUCI, CONSUMA, CREPA

Nel corso degli anni ’80 imperversava sul suolo italico una rock band “alternativa” proveniente da Reggio Emilia e denominata CCCP-Fedeli Alla Linea. Penso che molti cinquantenni si ricordino le gesta di questo gruppo musicale. Ebbene uno dei pezzi più gettonati della suddetta band si intitolava “Produci Consuma Crepa”. Con questo brano musicale l’autore sintetizzava in modo inquietante ma reale il ciclo di vita(?) standard dell’uomo post moderno, atomizzato e senza Dio. E questa dinamica suggerita dal titolo della canzone mi è venuta in mente riflettendo sui fatti di attualità che si stanno affastellando sempre più rapidamente a partire dal Marzo del 2020.

Penso di non sconvolgere nessuno nell’affermare che l’uomo si distingua dalle altre creature in quanto animale razionale. E in quanto razionale provvisto appunto di un’intelligenza che gli permetta di distinguere il Bene dal Male, la Verità dalla Menzogna. Inoltre l’uomo è dotato anche di libero arbitrio e quindi possiede la facoltà di non farsi travolgere dagli istinti, come accade con tutti gli altri animali. Detto ciò si converrà che se la vita umana si riducesse davvero al produrre, consumare e morire sarebbe più che lecito chiedersi cosa ci distingua dalle altre creature viventi. E purtroppo ho avuto modo di constatare che tantissime persone, inconsapevolmente, vivono in funzione del proprio ventre e convinte che l’esistenza umana si riduca al solo nascere, nutrirsi, lavorare, accoppiarsi e morire. Un’esistenza abbastanza misera e desolante direi. Eppure vediamo di come i possessori di queste vite miserabili si siano dimostrati capaci di tutto pur di prolungarle. Ci siamo trovati alle prese con casi umani per cui la gente per paura di morire ha scelto di non vivere, come giustamente fece notare Diego Fusaro. Abbiamo visto esistenze, già vuote e grigie di per sé, disposte a cedere ampie porzioni di libertà personale per renderle ancora più vuote e insensate, in un continuo e sempre più folle circolo vizioso. Esattamente come la tecnica dell’incaprettamento. La vittima viene legata in modo che nel tentativo di liberarsi rimanga strangolata. In egual modo, abbagliati dal miraggio del “torneremo ad abbracciarci”, tre quarti degli italiani stanno contribuendo a precipitare la nazione in un regime autoritario e antidemocratico. Che siano essi consapevoli o meno.

E quindi l’Italia intera, in definitiva, si trova attualmente presa in ostaggio da milioni di zombies, veri e propri morti viventi. La differenza sostanziale tra i sopramenzionati morti viventi si risolve nel fatto che quello “cinematografico” risulta sempre decomposto e maleodorante, mentre lo zombie italico è quasi sempre elegantissimo e profumatissimo. Il problema è che egli è, appunto, morto dentro. Sia dal punto di vista spirituale che dal punto di vista intellettuale. Anche se possiede venti lauree.

Alessio Paolo Morrone

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