Papa Francesco ha ricevuto il Presidente del consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il suo compagno, nonché la figlia e la sorella di costei per poco più di mezz’ora, il 10 gennaio.
Allo scambio dei doni, Meloni ha dato a Francesco una copia del libro La Santa Messa spiegata ai bambini di Maria Montessori, scritto nel 1955.
Giorgia Meloni ha regalato a Francesco anche un volumetto con «Il cantico delle creature» e un’edizione del 1920 dei “Fioretti” di San Francesco d’Assisi.

Nei doni della Presidente del Consiglio, vi è da notare una forte matrice “francescana” che certo sarà gradita al primo papa a portare il nome del Poverello di Assisi.

Sono invece interessanti due dati. Il primo è che ormai, anche per il protocollo vaticano (a proposito, niente velo nero sulla testa per le signore, forse perché fa “lugubre”?) non vi è più differenza tra “conviventi more uxorio” e coppie coniugali. Di sicuro, se Giorgia Meloni avesse avuto una “compagna”, neanche si sarebbero chiuse le porte a nessuno.

Il secondo è che Maria Montessori, pedagoga che sinceramente ascrivevo a una certa lontananza dalla Chiesa, invece o nonostante ciò si addentrò persino nel catechismo (della Messa preconciliare, attenzione; sembrerebbe una velata provocazione, ma non vedo in Giorgia Meloni una fiera tradizionalista quanto piuttosto una bizzarria suggerita da qualcuno in vena di far regalare “qualcosa di cattolico”). Erano d’altronde tempi, quelli di Maria Montessori, in cui “laico” non era affatto sinonimo di “ateo”.

Un tempo gli incontri si svolgevano alla scrivania papale del Palazzo Apostolico, come sotto lo sguardo di un grande crocifisso: ora i due hanno parlato ai margini della scrivania stessa come chiacchierando del più e del meno.

I tempi cambiano, decisamente: e in tempi di postcattolicesimo ormai, si va dal papa come da un parroco qualsiasi; tanto, domani potrebbe pure dimettersi.

A. Martino