L’EVASIONE TROPPO FACILE DI NUORO. HANNO SOSTITUITO GLI UOMINI CON LE TELECAMERE, E QUESTO E’ IL RISULTATO … MA DIETRO LE TELECAMERE, C’E’ QUALCUNO?

L’evasione dal carcere di Nuoro ha davvero tratti inquietanti.

Riesco a ricordare le vecchie garitte delle carceri, che tra gli anni Settanta e Ottanta furono trasformate in più confortevoli e moderne postazioni di controllo della cinta muraria, climatizzate con televisione, porta etc. . Garitta o “gabbiotto” che fossero, comunque, da lì un “carceriere” (termine crudo per indicare un appartenente al corpo delle Guardie di Custodia) teneva sotto controllo il perimetro di sua pertinenza, armato di moschetto se non addirittura di fucile mitragliatore. Come se non bastasse, in molti carceri di più antica e preunitaria concezione, vi era anche un fossato in stile castellano, che in qualcuno sopravvive tuttora pur prosciugato.

Il “progresso”, grazie al boom della digitalizzazione e della videosorveglianza, decretò la scomparsa delle postazioni di sorveglianza “umane”, dall’aspetto comunque ancora alquanto severo,  sostituite da più politicamente corrette telecamere a profusione. Le “Guardie di custodia” si chiamano ora, se non sbaglio, Polizia penitenziaria e sono state smilitarizzate; i loro organici sono insufficienti (dicono) e lavorano tra i due poli opposti del sospetto di abusi e delle accuse di menefreghismo. In determinati penitenziari, quale quello di Sulmona, i suicidi tra gli “ospiti” forzati sono di una entità davvero allarmante.

Da indiscrezioni riportate successivamente all’evasione, pare che il boss della mala del Gargano protagonista della troppo facile evasione, avesse la disponibilità delle chiavi del reparto di massima sicurezza ove era detenuto. Non pare ma è invece assodato proprio per le riprese video, che si sia infine calato dalle mura con il più classico degli strumenti, che ho visto in films e fumetti fin dalla tenera età: delle banali lenzuola intrecciate.

La clamorosa fuga, quindi, ci insegna non solo che la produzione di immagini, come qualunque espediente tecnologico, presuppone pur sempre l’occhio, e la mente, umani. Che in questo caso, evidentemente, sono alquanto distratti. Ma anche che, se l’allarme scatta, come sembra avvenuto, ben due ore dopo la “fuga verso la libertà”, la tecnologia e l’innovazione digitale sono solo una benedizione per i delinquenti (vedi, esempio tra i mille, le criptovalute).

A. Martino

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