I 500 MILA ITALIANI IN VACANZA IN ALBANIA SEGNALANO NON SOLO CHE IL TURISMO NON PUÒ ESSERE LA SOLUZIONE AD OGNI NOSTRO PROBLEMA ECONOMICO, MA CHE LA PERDITA DELLA LEVA MONETARIA SARÀ IL VELENO CHE UCCIDERÀ QUESTO PAESE

L’esultanza del Premier Albanese, Edi Rama – a “Morning News”, su Canale 5, per il mezzo milione di turisti italiani che hanno deciso di trascorrere le ferie estive nel Paese delle Aquile – ha acceso un campanello di allarme nelle file della Maggioranza di Governo, come se, quest’ultima, non fosse già a conoscenza dei dati reali rispetto i flussi turistici degli italiani.

Ed allora perché il Ministro Lollobrigida se n’è uscito con una risposta tanto piccata, quanto diplomaticamente inopportuna, nei confronti dei competitor balcanici?

Semplice, perché in ballo non c’è solo il buon nome dell’offerta turistica del Bel Paese, no davvero, c‘è molto di più.

Ad essere a rischio, è l’intera narrazione europeista, ivi compresa quella confederale.

Infatti affermare, come tra l’altro è stato fatto, che “la Puglia costa perché vale”, oltre a non significare nulla, è anche fortemente fuorviante.

La verità, ahimè è un’altra!

Premesso che il Patrimonio Culturale e Artistico del nostro Paese è realmente ineguagliabile, è altresì vero che, quando i turisti tedeschi ed americani, dagli anni 60 e 70 del secolo scorso, presero, con puntualità Svizzera, letteralmente ad invadere l’Italia all’approssimarsi di ogni festività comandata o dell’estate, lo fecero, non solo per la “Grande Bellezza” di cui i loro occhi potevano godere, ma anche e soprattutto per la convenienza che essi avevano nel pagare con valuta pregiata un soggiorno che, valutato in Lire italiane, costava ben poco.

E lo stesso fenomeno, oggi, lo si sta rivivendo in Albania.

Sapete quanto percepisce un operaio generico a Durazzo, o a Valona, così come a Tirana?

180 Euro al mese!

Ciò significa che, chi di voi va in Albania con 1000 Euro in tasca da spendere, per una settimana, è come se potesse avere beni e servizi qui in Italia, per complessivi 5500 Euro.

Ecco dov’è la differenza sostanziale tra Italia ed Albania oggi!

Altro che qualità o valore, la verità è che la classe dirigente de Bel Paese, da tempo immemore, ha decretato la morte sostanziale del ceto medio italiano. Quando? Come?

Plasticamente lo possiamo vedere in questi assunti:

  1. La casa di proprietà, nostra caratteristica nazionale, sta diventando lentamente, sempre di più un lusso … per non parlare delle seconde e terze case. Tra manutenzioni, imposte e balzelli vari, il patrimonio immobiliare di ognuno di noi è destinato ad assottigliarsi drasticamente;
  2. L’auto di proprietà – così come la moto, mezzo di trasporto per antonomasia dell’italiano medio, che dagli anni 60 ha incarnato lo spirito di libertà e di spostamento di ogni singolo cittadino – sta per essere soppiantato dal noleggio a lungo termine che vincola l’utente a un determinato chilometraggio (ne limita quindi gli spostamenti). Ciò è avvenuto a causa sia degli odiosi aumenti assicurativi, sia per l’aumento del bollo, che per l’obbligo continuo e costante al rispetto di emissioni sempre più ridotte (il che comporta un continuo ricambio del mezzo), per non parlare della politica aziendale delle varie case automobilistiche che spingono sempre di più l’utente verso questa soluzione;
  3. Gli stipendi degli operai e del ceto medio italiano, mantenuti fermi da almeno 30 anni a questa parte, mentre il costo della vita è aumentato clamorosamente ed i Dirigenti guadagno, in media, 758 volte di più dei propri sottoposti.

Quest’ultima voce, poi, rappresenta la vera e propria pietra dello scandalo del sistema europeista.

Infatti, non dobbiamo mai dimenticare che, con la nostra entrata nell’Euro nel 1999, noi abbiamo perso la leva monetaria, e con la nostra partecipazione a pieno regime nell’Unione Europea e nella NATO, noi cediamo quotidianamente quote di libertà d’azione a livello internazionale a favore di una politica estera comune.

In altri termini ci siamo letteralmente tagliati gli attributi con le nostre stesse mani.

Ecco perché, nella situazione attuale che viviamo, siamo costretti, per essere competitivi, a mantenere necessariamente basso il costo della nostra manodopera.

Ed ecco spiegato anche il perché, tutti i Governi fin qui succedutisi, chi più, chi meno, hanno accettato sempre di buon grado il fenomeno dell’esodo dall’Africa verso l’Europa, e lo spopolamento del ceto medio italiano verso altri lidi.

In altri termini si ha bisogno di una popolazione composta di soli due ceti: gli schiavi che possono raccogliere i pomodori a 2 euro l’ora (3 euro per un cassone di 300 Kg); ed i funzionari della burocrazia che li controllino e li formino per le loro prestazioni minime (poliziotti, insegnanti, ufficiali dell’anagrafe, ecc), il resto, letteralmente, non deve creare problemi ed è giusto, quindi, per costoro, che vadano altrove, il più lontano possibile affinché non si abbiano tensioni sociali.

È il turbo capitalismo bellezza!

Il mondo è globalizzato e quindi c’è il Paese per le vacanze dei poveracci, l’Albania e quello per i VIP, la Sardegna piuttosto che Formentera o la Costa Azzurra, così come in Croazia ci sono i dentisti per i “pidocchiosi”, e in Turchia i tricologi per gli “speranzoni”, insomma ad ognuno il suo.

L’Albania fa bene a fare ciò che fa, è l’Italia che ha sbagliato clamorosamente le proprie scelte e quel che è più grave è che la nostra classe dirigente fa finta di nulla, o meglio racconta fregnacce per non far capire al popolo come lo si stia incaprettando per benino.

Tirana, foraggiata dagli Stati Uniti come lo fu l’Italia ai tempi della guerra fredda, è fuori dall’Unione, non ha l’Euro, ma ha dei solidi accordi di partnership con Paesi che ne fanno parte come l’Italia.

Così facendo riesce ad avere:

  • Crescita media del PIL del 5,1% negli ultimi 9 anni;
  • Forza lavoro qualificata;
  • Tassa sugli utili 15%;
  • Costo della manodopera tra i più bassi dell’Europa Orientale, con un costo della vita altrettanto contenuto;
  • Trattato sulla doppia imposizione con l’Italia;
  • Livello di istruzione superiore alla media UE;
  • Lingua italiana parlata da buona parte della popolazione;
  • Forti incentivi da parte del FMI e BCE per le iniziative imprenditoriali;
  • Presenza capillare di banche internazionali (Raiffaisen, Societè Generale) e italiane (Banca Intesa, Veneto Banca).

Lo stesso dicasi per la Gran Bretagna che, pur non facendo parte dell’UE, e non avendo l’Euro, con essa ha fortissimi legami e si sta preparando ad aprire ben 8 porti franchi oltre a puntare sulle zone economiche speciali per attrarre capitali da tutto il mondo.

Noi invece, puntando solo sul turismo di qualità ed il Made in Italy, ci ritroveremo ben presto con un pugno di mosche in mano.

È proprio vero che l’esperienza della Repubblica di Venezia non ci ha insegnato nulla!

Venezia costruì la sua ricchezza sulle spezie e sulla seta, quest’ultimo bene di lusso per antonomasia di tutte le principali corti, mentre Londra ha costruito la propria fortuna puntando tutto sul cotone, un tessuto più proletario ma che a differenza della seta muove numeri mille volte maggiori.

Ebbene l’una è finita come è finta, l’altra domina, ancora mezzo mondo.

Meditate gente, ed imparate da Edi Rama come si fa politica, ascoltate le sue parole garbate ed avrete l’idea di quanto lungo e duro possa essere per noi il cetriolo del futuro: “Anche se l’Albania ha fatto passi da gigante, l’Italia è imbattibile ma l’Albania è molto meno cara, non c’è paragone e questo i turisti italiani lo sottolineano ogni giorno … è stato un balzo incredibile e siamo felicissimi”.

Lorenzo Valloreja

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