I MASS MEDIA DI SISTEMA ESALTANO IL DOLORE DI LINO BANFI PER LA SUA VEDOVANZA, MA SOFFOCANO QUELLO PER LE MIGLIAIA DI BAMBINI MASSACRATI A GAZA.

La Tv del dolore e della commercializzazione in audience del sentimento, dell’emozione, dell’emotività, del senso struggente di perdita che ognuno di noi ha provato o proverà, ha colpito ancora. Lino Banfi era “complice”’ o è stato strumentalizzato, come dicevamo, con cattivo gusto?

Ballando con le stelle, trasmissione televisiva, credo, ormai più o meno ventennale, istituzionalizzata anche se senza gendarmi in alta uniforme o scorta alla conduttrice Milly Carlucci (o mi sbaglio?), ha giocato un po’ sporco, stavolta.

Lino Banfi non ha bisogno di alcuna presentazione: della sua straitalianità fatta di passati prodotti cinematografici a rischio di cancel culture per motivi “sessisti”,  abbiamo già parlato più di una volta. Direi che siamo suoi fans più con l’occhio al passato che al presente, fatto di interpretazioni televisive (quindi è tutto dire, penso) di nonni affettuosi e benamati, o di vecchietti che si si sforzano di “aggiornarsi”, per motivi di propaganda, al Verbo LGBT. E’ stato cooptato in Ballando con le stelle nella categoria del ballerino “virtuale” che un po’ per l’età, un po’ per il fisico ormai tutt’altro che asciutto, un po’ per programmatico menefreghismo opportunista, nonostante i disperati insegnamenti di maestri professionisti di tutto rispetto, offre performances più “interpretative” e morali che reali. Basti pensare alla sublime immobilità di Giorgio Albertazzi o a quella superba nel senso stretto del termine, di Giampiero Mughini; o alla gioiosa imbranataggine dell’ex senatore Antonio Razzi.

Nonno Libero ha tentato di spiccicare qualche passo a tempo dietro l’altro con onestà e impegno professionale da uomo di spettacolo, ma (forse non per sua volontà), si è scivolati nel trash emotivo. La coreografia, sulle note dell’interpretazione tersicorea di un brano di Michele Zarrilllo, ha propinato delle enormi fotografie della coniuge da poco scomparsa, del popolare attore pugliese.

Queste le sue parole rivolte a freddo alla Milly nazionale:   “Lucia già era agli sgoccioli, nel senso che mi diceva ‘Se un giorno non ti riconoscessi più cosa facciamo?’: perché se muore prima uno, l’altro che fa?

C’è una canzone che riusciva a farci piangere tutti e due, però le parole di questa canzone non parlano di una persona che poi non c’è più, ‘Amore mio come farò a rassegnarmi a vivere’: questa canzone di Michele Zarrillo noi l’avevamo adattata su di noi, cambiando qualche parola. Ci commuovevamo come due cretini ogni volta: ‘Amore mio come farò a continuare a vivere’.

Queste sono le parole della canzone nostra. Quindi noi avevamo creato tutto un nostro repertorio. Dopo sette mesi che non c’è più ci casco ancora come uno stupido, quando la sera guardo la tv da solo alla poltrona molte volte ci casco a dire ‘Ah, vedi chi c’è ahah’. Capisco che non c’è nessuno e poi mi vergogno di aver fatto la gaffe. Poi non lo so se qualcuno c’è o non c’è. Ma perché Banfi ci racconta queste cose? Io non ci voglio mai cascare ma è più forte di me”.

Lino Banfi, nonostante la simbolicità della sua prestazione, ha ricevuto dalla giuria una votazione massima.

Gli italiani, a quanto pare, sono tenuti a empatia più o meno forzata e non discutibile verso uno dei miliardi di anziani vedovi che la dura legge della vita (e della morte) crea, peraltro retribuito per l’occasione con un cachet per nulla irrilevante. Ma piangere e arrabbiarsi per la novella strage degli innocenti in Gaza, può dar luogo a strali giudiziari e segnalazioni varie di natura diversa.

E’ in effetti, un mondo che fa davvero paura: un mondo “ribaltato”.

A. Martino

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