ISRAELE, A CAUSA DELL’OLOCAUSTO, SOFFRE DELLA “SINDROME DI ARISTOTELE” E PERTANTO GUAI A CHI LA CONTRADDICE!

Lo Stato d’Israele, pur avendo ragione a causa degli attacchi subiti da parte di Hamas lo scorso 7 ottobre, e pur avendo il diritto di difendersi, sta innegabilmente esagerando con la tremenda risposta militare su Gaza.

Questa rappresaglia, a parte causare la morte di 3785 civili palestinesi e l’estinzione di 47 famiglie, così come il ferimento di altre 12500 persone e la distruzione di edifici civili per un danno che, al momento, si aggira intorno ai 250 milioni di Dollari, non ha sortito nessun risultato rilevante riguardo all’eradicazione di Hamas dalla faccia della terra.

Ciò è dovuto al fatto che i vertici di questa organizzazione terroristica risiedono, da tempo immemore, in Qatar, e le loro forze belligeranti sono ottimamente nascoste nel sottosuolo della Striscia di Gaza, tanto che, nonostante tutti i raid aerei effettuati, continuano a partire attacchi, sia con uomini che con razzi, verso il territorio israeliano.

In altre parole, gli israeliani, come abbiamo già sottolineato in precedenti articoli, sono caduti completamente nella trappola che l’operazione ‘Alluvione Al-Aqsa’ aveva preventivato per loro. E, a parte le folate di odio e di sdegno che inevitabilmente si stanno attirando addosso con la loro sciagurata condotta, ciò che li attende, qualora dovessero follemente mettere in atto l’invasione della Striscia è la più grande perdita di soldati che la storia di Israele ricordi, perché le battaglie urbane, al di là delle teorie e dei manuali di guerra, sono sempre la tomba degli eserciti.

Dunque, da parte della classe dirigente del Paese di Davide, da dove viene tanta pervicacia e cecità?

Semplice! Dalla loro stessa condizione storica: l’Olocausto – che ha fatto degli ebrei il popolo più rispettato ed ossequiato per tutto quanto hanno subito – ha fatto sì che in loro si ingenerasse la “Sindrome di Aristotele”, cioè, qualsiasi cosa faccia lo Stato di Israele, è ben fatta … anche la cosa più inlogica e sconsiderata come il fatto, ad esempio, che in Cisgiordania, i coloni ebrei, che a metà degli anni 80 del secolo scorso erano solo 90 mila, in 30 anni sono pressoché quadruplicati raggiungendo quota 340 mila unità e questo in un territorio che, ricordiamolo, a livello internazionale, è stato riconosciuto come sottoposto all’Autorità Palestinese.

Come se non bastasse, poi, gli insediamenti in Cisgiordania sono stati universalmente condannati in violazione del diritto internazionale da importanti organismi, tra cui il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, l’Unione europea, Amnesty International e la Human Rights Watch.

Infatti, secondo il diritto, tali colonie di popolamento sono illegali, come, tra l’altro, confermato dalla Corte internazionale di giustizia che ha affermato la violazione dell’art. 49.6 della Quarta Convenzione di Ginevra.

Inoltre, lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale considera il trasferimento della popolazione civile da parte di una potenza occupante come un crimine di guerra.

Ora, però, nonostante le condanne Israele, imperterrita, ha continuato a sostenere la legalità degli insediamenti.

Dunque come ci si può aspettare che una simile condotta prima o poi non avrebbe causato il riacuirsi di tensioni, anche violentissime, tra le due popolazioni ivi presenti?

Eppure, a causa della Sindrome di Aristotele, prima non si è capito ed ora si è arrivati al punto di considerare antisemiti tutti coloro i quali non sposino, a pieno, lo storytelling di Tel Aviv e tra questi vi è anche Antonio Guterres, Segretario Generale dell’Onu, il quale ha avuto il coraggio e la forza di ricordare all’Assemblea di come gli attacchi di Hamas non siano arrivati dal nulla, infatti, secondo l’Alto Rappresentante delle Nazioni Unite: “Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”, e per questo suo parlare, il Ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Eli Cohen, non vuole mai più incontrarlo mentre, l’Ambasciatore Israeliano all’ONU, Gilad Erdan, ne ha chiesto le dimissioni e, infine, ciliegina sulla torta, Tel Aviv ha deciso di negare il visto di ingresso ai funzionari ONU.

Insomma, l’Esecutivo Netanyahu sta facendo di tutto per esacerbare gli animi, speriamo solo che, come fu nel 2020 con Borrel, quando l’UE, avvertì Israele che in caso di annessioni non sarebbe rimasta a guardare, o così come nel 2021 – quando 160 ricercatori universitari di tutto il mondo chiesero di interrompere ogni collaborazione con le università israeliane che partecipavano attivamente alle politiche di occupazione e colonialismo in tutta la Palestina storica – anche questa volta la rabbia sbollentisca e la ragione torni a prevalere sopra l’istinto e l’arbitrarietà.

Lorenzo Valloreja

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