LA GUERRA STA FINENDO E UN ALTRO ANNO SE NE VA …

Il nostro giornale, l’Ortis, sostiene da tempo che il conflitto in Ucraina sia prossimo alla conclusione, e in effetti lo è.

Occasioni per imporre la pace sono state numerose, dalle trattative tenute a Istanbul da Erdogan alla rovinosa controffensiva ucraina, dal fallimento delle sanzioni alla Russia al blocco dei fondi USA all’Ucraina, dall’emergenza di Gaza alla crisi del Mar Rosso.

Tuttavia, ogni volta che le condizioni avverse sembravano suggerire all’Occidente di fermarsi, c’è chi a Washington o a Bruxelles si incaponiva affinché questo inutile massacro continuasse all’infinito.

Fortunatamente, però, questa volta i tempi sono realmente maturi, e questa guerra francamente non potrà andare oltre il 5 novembre, data in cui gli americani si recheranno alle urne per designare il nuovo Presidente degli Stati Uniti ed eleggeranno in maniera scontata e plebiscitaria nuovamente Trump, il quale, in più di un’occasione, è stato molto chiaro riguardo alla propria volontà di riappacificarsi con Putin.

Certo, 9 mesi sono lunghi da passare, e in questo lasso di tempo chissà quanti altri innocenti moriranno, ma la parola fine al conflitto russo-ucraino è stata ormai scritta.

Lo sanno i russi che, pur essendo in netto vantaggio, non spingono più di tanto sull’acceleratore perché non vogliono tagliarsi nessun ponte per un’eventuale trattativa di pace e si guardano bene dal conquistare l’intero Paese, come invece si auspica il Generale Kyrylo Budanov, Capo della direzione principale dell’intelligence ucraina, il quale, evocando la guerra partigiana, sostiene che “l’unico modo in cui potremmo davvero dissanguare la Russia sarebbe costringerla a occupare l’intera Ucraina”.

Lo sanno bene i Paesi della NATO che, da buoni criminali e profittatori, vendono rimasugli desueti e munizioni ormai scadute o in procinto di scadere, a prezzo di carne di vitellino. Capita così, ad esempio, che la Grecia, per una fornitura di 50mila proiettili calibro 105mm, 20mila proiettili calibro 155mm e 5mila proiettili più grandi di calibro 203mm, possa incassare da Kiev ben 47 milioni di dollari.

Ma il Governo di Atene non è l’unico che sta sfruttando la situazione: l’Olanda ha venduto all’Ucraina 6 aerei da combattimento F-16A/B radiati dopo l’ingresso in servizio dei nuovi F-35; la Germania fornirà per la prima volta all’Ucraina 6 elicotteri Westland Sea King MK41, già appartenuti alla Marina Tedesca che li acquisì nel 1972 e li sta sostituendo con i nuovi NH-90; c’è poi il Kuwait che ha trasferito in Croazia oltre 150 carri armati di costruzione M84A/B (versione jugoslava del T-72), quanto resta di una commessa da 500 milioni di dollari che alla fine del 1991 (subito dopo la liberazione dell’emirato dagli iracheni) vide l’acquisto di 170 carri armati oltre a 15 tank officina e 15 carri comando. Ebbene, tutti questi ferri vecchi dalle coste dell’Adriatico, tramite convogli ferroviari, saranno trasportati fino alla prima linea ucraina: ferro e carne da cannone insomma, visto che i Leopard inviati nell’estate del 2023 hanno fatto tutti una brutta fine.

Così come lo sanno gli americani, sempre più restii a spendere soldi per una guerra ormai persa, ed i Paesi confinanti dell’Ucraina: Romania, Ungheria e Polonia in primis, i quali, se si trovassero dinnanzi all’eventualità di un crollo inaspettato e repentino del regime di Kiev, in nome della salvaguardia dei propri popoli occuperebbero rispettivamente gli oblast di Černivci; la Rutenia sub carpatica e la regione di Leopoli perché abitate in maggioranza da Rumeni, Ungheresi e Polacchi.

Insomma, mentre le persone continuano a morire e l’economia reale va a ramengo (agricoltura, manifattura, finanza), tutti guardano e nessuno fa nulla se non speculare sul dolore degli altri.

È così, infatti, che il grano destinato all’Africa, anziché sfamare il Continente Nero, ha preso la strada della borsa nera delle granaglie in Europa creando non pochi danni ai nostri contadini.

Non si sa poi perché non si trovano mai i soldi senza debito per gli agricoltori, per la sanità pubblica, per la scuola, per l’occupazione, mentre si trovano, in un modo o nell’altro, fiumi di denaro per avvelenare un intero territorio. Perché, è bene ricordarlo, in un’Ucraina, da una parte e dall’altra sono piovuti finora più di un milione di proiettili che hanno lasciato sul terreno ogni tipo di metallo pesante, senza contare polimeri vari e materiale radioattivo.

Dunque, se fosse per me, vorrei che si votasse domani mattina negli Stati Uniti, ma così non è. Speriamo solo che i soliti poteri forti non si inventino qualcosa per impedire, anche questa volta, la rielezione di Trump.

Lorenzo Valloreja

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