VEDRETE CHE A GAZA, VOLENTE O NOLENTE, ALLA FINE DELLA FIERA, QUALCUNO SI SCOPRIRÀ, ANCHE A SUA INSAPUTA, COPROFAGO … D’ALTRONDE GLI INDIZI ODOROSI CI SONO TUTTI.

Nel Libro di Ezechiele, un testo contenuto nella Tanakh e quindi prezioso sia per gli Ebrei che per i Cristiani, il profeta ci consegna un chiaro ammonimento di Dio che recita: “Figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia”. Ognuno di noi è, dunque, secondo le sacre scritture, una “sentinella” per il fratello. Seguendo questo insegnamento, circa 600 anni dopo, Gesù Cristo, secondo Matteo, disse ai suoi discepoli: “Se tuo fratello commette una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano”.

Ebbene, oggi, lo Stato di Israele, stando all’insegnamento biblico, sembra voler essere trattato alla stregua di un pagano e di un pubblicano, cioè si sta isolando da solo, con le proprie mani e con la propria volontà, senza voler dare ascolto a nessuno, neanche ai suoi più stretti e fidati partner internazionali.

Ha voglia, dunque, ad affermare l’Ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, “che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile” a seguito della richiesta di “Stop al genocidio” da parte del cantante Ghali. Infatti, al netto del comunicato del Direttore della Rai, Roberto Sergio, persino il Vaticano, per bocca del proprio Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, ha definito una “carneficina” quanto sta accadendo nella Striscia e prima ancora dell’eminentissimo porporato, la Corte Internazionale di Giustizia de l’Aja ha accolto la denuncia del Sudafrica, dichiarando plausibile che a Gaza sia in corso un genocidio e ordinando al Governo di Tel Aviv di mettere in atto tutte le “misure cautelari” affinché ciò non si concretizzi più.

Anche Pechino e Washington hanno esortato Netanyahu a interrompere l’offensiva su Rafah dove, per chi non lo ricordasse, si trovano accampati oltre 1 milione di sfollati.

Se poi si esaminano i dati numerici, diventa evidente come l’intera operazione “Spade di Ferro” sia stata un completo fallimento dal punto di vista della sicurezza di Israele.

Infatti – se con l’operazione “Alluvione Al-Aqsa” del 7 ottobre 2023, Hamas è riuscita ad uccidere ben 1200 persone e a rapire circa 250 individui, di cui detiene ancora 134 ostaggi vivi e più di una trentina di cadaveri – al 27 dicembre 2023, l’unica risposta dell’IDF è stata quella di eliminare oltre 20.000 persone nella Striscia di Gaza, cioè 16 palestinesi per ogni israeliano caduto nell’attacco del 7 ottobre e non quella di perseguire ed acciuffare i capi di Hamas che si trovano in Qatar.

Una cifra, quest’ultima, che – se per impatto emotivo, in noi italiani, non può che suscitare il tremendo ricordo dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine del 1944 – per sproporzione della forza, supera anche quella devastazione poiché, a perire, qui, non sono solo quelle 6 persone in più dei “10 italiani per ogni tedesco”, ma anche il 70% degli edifici presenti lungo tutti i 40 km della Striscia.

Di contro, per estirpare Hamas, nell’operazione “Spade di Ferro”, sempre fino al 27 dicembre scorso, sono caduti 164 militari israeliani e molti altri saranno morti fino alla redazione di questo nostro articolo facendo così sostanzialmente pareggiare gli asettici piatti delle bilance tra il computo delle vittime nelle “forze di liberazione” ed il numero di rapiti liberati.

In altri termini, se dovesse continuare così, e non si volesse dare in alcun modo peso alla vita dei palestinesi, per ogni ebreo rapito e liberato, un militare israeliano sarà morto.

Quindi, come per lo sterco, anche in questa vicenda, comunque la si voglia girare, questa storia puzzerà sempre incredibilmente.

Dunque, altro che tendopoli lungo le spiagge di Palestina, capirli tu non puoi, tu chiamali se vuoi … certi israeliani … “coprofaghi”.

Lorenzo Valloreja

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