LA FRANCIA DI MACRON E ATTAL STA PER DIVENTARE IL PRIMO PAESE DOVE L’ABORTO E’ UN DIRITTO COSTITUZIONALE

Dopo l’assemblea nazionale, anche il senato della repubblica francese, il 28 febbraio ha votato (a larghissima maggioranza) a favore della revisione costituzionale con la quale l’articolo 34 della costituzione sarà modificato e reciterà fra l’altro: “la legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà delle donne di ricorrere all’aborto, che è garantita”.  

Facendosi promotore di tale passo legislativo, che forse rende la Francia primo stato dove il “diritto ad abortire” è addirittura inserito in costituzione, il presidente Emmanuel Macron afferma di assolvere a una specie di impegno morale.  

Resta da raggiungere la maggioranza di tre quinti nella seduta congiunta delle Camere che si terrà a Versailles, necessaria per una revisione costituzionale. A quel punto, gli abortisti (almeno francesi) potranno dirsi soddisfatti.  

Eppure, nella terra della rivoluzione più importante di tutte le altre (compresa quella russa), il pensiero illuminista sovvertitore di tanta tradizione e spiritualità, durante e prima di essa non si accanì mai legislativamente contro la vita nel ventre materno.

Il boia Sanson lavorò alacremente anche sulle teste reali, ma una mammana repubblicana non la immaginavano neanche Robespierre o Danton. D’altronde, i “diritti” della donna non furono, affatto e contraddittoriamente, promossi dal trinomio Libertà Eguaglianza Fratellanza; ma più che di una scarsa o nulla sensibilità femminista dell’epoca (lettura storica sicuramente corrente nel main stream), parlerei di dilagante nichilismo di oggi e di ferrea dittatura antietica instaurata da un regime ateista, materialista e LGBT.       

In realtà, la tendenza in alcuni stati degli USA a ridimensionare lo spazio di arbitrio delle donne in gravidanza (ma anche le pressioni dei loro partners) ha allarmato la cupola eurocratica, per cui l’aborto come la omosessualità sono ormai sacri principi fondanti il Sistema. E se ne sollecita il loro recepimento nelle varie Carte fondamentali, per mettere al riparo il “sacro diritto” da qualsiasi limitazione normativa. 

Cultura della morte. 

A. Martino  

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