E’ ANDATO IN SCENA A SOCHI UN PEZZO DI ITALIA DEL DISSENSO E CHE ACCETTA LA MANO TESA DALLA RUSSIA. CI SARANNO PURE INTERESSI, MA DI CERTO TANTO CORAGGIO.

Il giovane Ciro Cirullo, in arte Jorit, è uno street artist abbastanza noto mondialmente per i suoi enormi murales su palazzoni condominiali, sovente commissionati da diverse amministrazioni locali, soprattutto meridionali.

Il suo stile figurativo e ben poco graffitaro mi piace, attento a cogliere l’anima dietro il volto ma volutamente realistico fino a confondersi talvolta con la fotografia. Il costo sui venticinquemila euro (almeno fino a qualche anno fa) non rappresenta certo un gentile regalo, ma per opere d’arte di tali dimensioni e laboriosità nemmeno una cifra enorme.

Il problema è che non si limita, in Italia, a raffigurare soggetti pop e praticamente innocui quali Maradona o geoculturalmente scorretti come l’immenso Dostoevskij, ma che si spinge fino in Russia, a creare soggetti politicamente scorretti per il Pensiero unico. Basti pensare al murale in Mariupol, della bambina del Donbass vittima dei missili della NATO

Lo scorso giovedì, nell’ambito del festival della gioventù di Sochi, si è reso protagonista di uno “scandaloso” fuori programma, in cui ha chiesto al presente leader russo Vladimir Putin, di farsi fotografare con lui, per dimostrarne, ha ivi affermato, l’umanità nonostante la propaganda occidentale. Putin si è prestato volentieri e ha ironizzato, vietandogli comunque, “un pizzicotto per assicurarsi che fosse reale”. L’occasione è stata sfruttata dal presidente della più grande Federazione del mondo, per rinnovare ulteriormente (dopo il caso di Elena Cecchini) la stima e l’amore dei russi per arte e cultura italiani, e ammirazione per la figura di Giuseppe Garibaldi.

Apriti cielo: reazioni furiose in Italia, specie dalle parti del PD. Ha dichiarato la vice presidente del parlamento europeo Pina Picierno: “Ho scritto stamane (venerdì sette marzo, ndr) alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione europea chiedendo l’inserimento di Ciro Cirullo, in arte Jorit, tra gli individui sottoposti a sanzione da parte dell’Unione europea. Già col murale di Mariupol aveva manifestato la sua adesione al disegno criminale e genocidario del popolo ucraino da parte di Vladimir Putin e ieri ha dimostrato di essere uno strumento della propaganda russa».

Ma la pasionaria euroatlantista (è d’altronde difficile non esserlo o diventarlo, col suo “eurostipendio” di vicepresidente di un parlamento a doppia sede) ha, bontà sua, sorvolato sul fatto che Jorit ha inaugurato, sempre a Sochi, a margine della kermesse giovanile che sappiamo, un murale che all’ Italia dovrebbe essere molto caro (e in particolare agli uomini italiani della mia generazione). Ovvero, un bellissimo ritratto dell’altrettanto bellissima  Ornella Muti: come al solito nell’arte murale quando si vogliono enormi spazi, sfruttando una parete cieca di un edificio a diversi piani. Con il suo inconfondibile “marchio” costituito da quella sorta di colori di guerra sul volto del soggetto. Madrina dell’evento non poteva non essere la sempre fascinosa attrice (la cui nonna materna era russa), accompagnata dalla figlia Naike straordinariamente somigliante alla madre.  

Non siamo sprovveduti e creduloni, sappiamo bene che certe prese di posizione sono spesso dettate, almeno come molla iniziale, da ben precisi interessi economici e commerciali (tanta originalità creativa nell’alternatività del pensiero fa di Jorit un guru nell’arte urbana del dissenso ad appena trentaquattro anni, e Naike Rivelli ha sfilato qualche giorno fa, indossatrice apprezzatissima in Russia, alla settimana moscovita della moda).

Ma ci vuole in ogni caso coraggio, dato che iniziano (vedi a Ischia) imbrattamenti e vandalismi contro le creazioni dello street artist napoletano, al quale va tutta la nostra solidarietà.

D’altronde, Jorit non ha peli sulla lingua, non si smentisce e non chiede scusa. Ha affermato a mezzo social replicando all’odio divampato contro di lui: “Ma ci rendiamo conto che l’Italia è un minuscolo stato in decadenza in un mondo enorme? L’Occidente non è più il centro del mondo da un bel po’, né nell’arte né nella cultura». Amaro, molto amaro: ma vero. 

A. Martino

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