CINQUANTA ANNI FA MORIVA JULIUS EVOLA, MASSIMO FILOSOFO ITALIANO DELLA TRADIZIONE. IL SUO PENSIERO E’ VIVISSIMO E LOTTA CON NOI, INTERPRETATO E ATTUALIZZATO (MA NON IMBALSAMATO) DA ALEXANDR DUGIN.

Il mese scorso ricorreva il cinquantenario della morte di Giulio Cesare Andrea (detto Julius) Evola. Figuriamoci se mai avrei potuto dimenticarmene, a differenza dell’informazione main stream: ma mi sentivo francamente inadeguato a sintetizzare impeccabilmente il suo affascinante e controverso pensiero ruotante sulla Tradizione, dopo che il pensatore romano ebbe non rinnegato ma accantonato gli sperimentalismi artistici del Dada-futurismo.

Vorrei ricordarlo in modo piuttosto insolito basandomi piuttosto sulla sua eredità viva, citando innanzitutto, integralmente, il retro di copertina di Soggetto radicale-teoria e fenomenologia- di Alexandr Dugin (AGA editrice). Se infatti il cosiddetto Barone nero fu il grande teorizzatore della Rivolta contro il mondo moderno (titolo di uno dei suoi saggi più importanti e penetranti), Dugin (ben noto ai nostri lettori) si pone come il continuatore e attualizzatore della sua opera, teorizzando la rivolta contro il post-moderno. Ed è estremamente significativa l’italianità romana di Evola quanto la moscoviticità di Dugin, nesso direi metafisico che non può sfuggire alla luce della “terza Roma”.

A. Martino

Una rivolta contro il mondo post-moderno: così potrebbe essere definito questo libro, manualetto per orientarsi in una realtà che ha travolto i sistemi di riferimento tradizionali, gettando l’umanità in un mondo liquido e spersonalizzato. Il post-moderno fa a pezzi i principi moderni, che, a loro volta, sono la negazione del mondo della tradizione. Nasce così la società del cyborg, della dissoluzione, della pandemia del gender, della virtualizzazione delle esistenze. Qui tutto è “post”: post-scienza, post-umano, post-politica…Il post-moderno è l’ apocalisse dei popoli, l’ultimo atto della civiltà, la Grande Mezzanotte dell’ Essere.

Per reagire a questo stato di cose, è fallimentare affidarsi a vecchi valori, resuscitando principi che hanno dichiarato bancarotta, messi al bando dalla necessità della Storia.

Nasce proprio da questa consapevolezza l’idea di un Soggetto Radicale, che si manifesta quando tutto sembra perduto, facendo capolino solo alla chiusura dei cicli. Presente, in modo più o meno visibile, anche nelle altre fasi-cioè nel mondo premoderno e moderno-, il Soggetto Radicale è un’istanza che si mantiene identica a sé stessa, indifferente all’avvicendarsi dei secoli, ai giochi politici, allo scorrere delle epoche. Nel processo discendente della Storia – che, secondo la Tradizione, non è un cammino verso il “migliore dei mondi possibili” ma una caduta, un allontanamento dalla sacralità orginaria – il Soggetto Radicale si mantiene fermo, nell’occhio del ciclone, dove regna una singolare calma. Ed è proprio quando subentra il postmoderno che ritrova la sua signoria originaria. Versione aggiornata dell’ Uomo differenziato, protagonista di Cavalcare la tigre di Julius Evola, il Soggetto Radicale è un Sole che si accende nel cuore della notte, quando il ricordo della Tradizione è completamente svanito, quando la post-modernità trionfa ovunque. Solo allora si manifesta, alchimia della Fine dei Tempi, nonché promessa di un Nuovo Inizio”.    

Afferma ancora Dugin, alla pagina 31 (introduzione) del suo cruciale saggio: “….L’uomo differenziato è un “tradizionalista senza Tradizione”. E’ un’affermazione d’impronta soprattutto fenomenologica, appicabile al suo stesso autore. Evola era infatti un “uomo differenziato” che si sollevò contro il mondo moderno non perché fosse portatore di una particolare identità religiosa o di una coscienza conservatrice, ma perché respingeva radicalmente l’essenza stessa della modernità, il suo spirito più intimo. Nel suo percorso, iniziato con il futurismo e il dadaismo, la negazione del mondo circostante precede la scelta della Tradizione e dei suoi valori, chiaramente definitasi dopo l’incontro con René Guénon e le sue opere. Questa precedenza è fondamentale e dev’essere interpretata da un punto di vista logico e metafisico, non solo cronologico. Tra l’altro, in Cavalcare la tigre Evola torna in parte a quel “nichilismo di Destra” (o “anarchismo di Destra”) che fu il motore delle sue ispirazioni giovanili………”        

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