BRUCE SPRINGSTEEN VA IN INGHILTERRA A FAR SOLDI E ATTACCA A FREDDO TRUMP DAL PALCO. CHE GLI RISPONDE ASFALTANDOLO, FORSE TROPPO.

E’ guerra ormai totale (di parole, ovviamente e grazie a Dio) fra “The Boss” ovvero il presunto padre nobile del rock a stelle e strisce Bruce Springsteen e l’altro e indubbiamente più potente The, ovvero Donald ossia Donald J. Trump quarantacinquesimo e poi da questo anno, quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti d’America.

Durante il concerto a Manchester, prima tappa del tour europeo Land of Hope and Dreams, il 14 maggio scorso, Bruce Springsteen ha attacco con molto veleno l’amministrazione Trump bis. “In America stanno perseguitando le persone che esercitano il loro diritto alla libertà di parola ed esprimono il loro dissenso. Questo sta accadendo“, ha affermato dal palco senza averne alcuna esigenza artistica se non la coerenza dei suoi impegni a favore prima di Joe Biden e poi di Kamala Harris. “Stanno revocando le storiche leggi sui diritti civili che hanno portato a una società più giusta e morale. Stanno abbandonando i nostri grandi alleati schierandosi con i dittatori“. il rocker ha proseguito dicendo: “La mia patria, l’America che amo, l’America di cui ho scritto e che è stata un faro di speranza e libertà per 250 anni, è attualmente nelle mani di un’amministrazione corrotta, incompetente e traditrice“.  

La violentissima replica (prevedibile, per chi conosca il personaggio) di Trump non si è fatta attendere per troppe ore. L’ inquilino della Casa Bianca ha scritto sul proprio social Truth: “Vedo che il sopravvalutatissimo Bruce Springsteen va in un Paese straniero a parlare male del presidente degli Stati Uniti. Non mi è mai piaciuto, non mi è mai piaciuta la sua musica, né la sua politica di sinistra radicale e, soprattutto, non è un uomo di talento, è solo uno str**zo invadente e odioso, che ha sostenuto con fervore il truffaldino Joe Biden, un idiota mentalmente incompetente e il nostro peggior presidente di sempre, che ha quasi distrutto il nostro Paese”.  Il presidente Usa ha poi concluso, paragone con una prugna secca a parte: “La sua pelle è atrofizzata farebbe bene a tenere la bocca chiusa”.

Non volendo aderire a un tifo da stadio, faccio notare che Trump avrebbe forse fatto meglio, a mio modestissimo avviso, a non scendere tanto in polemica poco presidenziale con una vecchia cariatide che ancora fa un sacco di soldi grazie ai portafogli degli attempati che lo acclamano a concerti a uso e consumo della nostalgia di gioventù degli ultracinquantenni dem. Se Taylor Swift con i suoi milioni di fans globali non è riuscita a spostare i voti dei giovani, pensa un po’ uno che da più o meno mezzo secolo strilla “Born in the USA” o da un po’ meno sussurra “Streets of Philadelphia”. Dà solo adito ai giornaloni, per titolare che “Trump attacca duramente Springsteen” tacendo che Trump in realtà difende la sua politica e il suo ufficio dal livore del menestrello orfano di Biden e Harris.

Forse ancora, si potrebbe smettere di riempire Biden di insulti.  

Anche Robert De Niro, appena meno melodrammaticamente, ha attaccato il suo governo dal Festival di Cannes. Perché, allora, non chiede asilo a Macron?

A. Martino

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