IN NUCE

Quello di Vredefort è il cratere meteoritico più grande del mondo e si trova in Sudafrica. Basti pensare che il suo diametro è pari a ben 300 km.

Cosa vuol dire ciò? Vuol dire che qualche migliaio di anni fa un meteorite di dimensioni ragguardevoli è piombato sul pianeta Terra provocando un’esplosione così devastante da creare un cratere di dimensioni spaventose. Quindi in definitiva il meteorite in questione non è più visibile ma possiamo essere certi della sua esistenza contemplandone la traccia che ha lasciato sul suolo.

E fuor di metafora possiamo dire che anche il pontificato di Bergoglio abbia avuto un impatto devastante nella Chiesa Cattolica.

Però a scanso di equivoci è bene precisare che lo sfacelo della Chiesa attuale non è da imputare a Bergoglio. O perlomeno egli non è stato l’unico artefice di questa situazione. Poiché la mondanizazzione della Chiesa è iniziata tantissimi anni fa. E sicuramente il Concilio Vaticano II, conclusosi nel 1965, ha sicuramente inserito il turbo al suddetto processo di mondanizzazione. Diciamo che Francesco I è stato in assoluto il frutto più maturo e visibile del Concilio.

E ora che Jorge Mario Bergoglio ha reso l’anima al Signore il Mondo è rimasto a contemplare l’enorme cratere che egli ha lasciato in seno alla Chiesa dopo 12 anni di pontificato. Un cratere che va colmato.
Quindi è comprensibile che il mondo cattolico al completo sia rimasto trepidante ad aspettare la fatidica “fumata bianca”, speranzoso di un papa che possa imporre una drastica inversione a quella rotta impostata dal pontefice argentino.

E alla fine è arrivato il primo Pontefice statunitense della storia: Leone XIV.
Un papa che, a pochissimi giorni dall’elezione al soglio pontificio, pare abbia scontentato quasi tutti. In primis gli ultraprogressisti che confidavano in un papa che proseguisse, sul solco tracciato da Bergoglio, la demolizione controllata della Dottrina e della Tradizione cattolica. Ma anche i pasdaran della Tradizione hanno quasi immediatamente stigmatizzato la figura di papa Prevost. Perché forse si aspettavano un redivivo San Pio X.

Comunque, personalmente, ho apprezzato l’esordio del neo pontefice. Dopo anni di ambiguità, improvvisazione, atteggiamenti sopra le righe, sguaiatezza e sciatteria ho finalmente visto un papa con la faccia da papa, vestito da papa, che fa cose da papa e dice cose da papa. Poi sarà il Tempo a dirci quale traiettoria avrà preso la Chiesa sotto il pontificato di Leone XIV.
Intanto potremmo intuire le intenzioni di Robert Francis Prevost basandoci sul nome che egli ha scelto.

Infatti ogni cardinale che diventa Vicario di Cristo sceglie un nome, come abbiamo visto. Ma non lo sceglie a caso, ovviamente. Nel nome di ogni papa c’è già in nuce il proprio pensiero, le proprie attitudini e, di conseguenza, la propria visione del Mondo. Perciò si potrebbe dire:”Quel papa ha un nome che è tutto un programma!”.

Facciamo qualche esempio.

Alla morte di Paolo VI nel 1978 gli successe il cardinale Albino Luciani che prese il nome di Giovanni Paolo. Ispirandosi ai due pontefici che lo avevano preceduto. Ovvero Giovanni XXIII e Paolo VI, appunto.
Guarda caso i due papi che avevano rispettivamente aperto e chiuso il Concilio Vaticano II.

Purtroppo papa Luciani morì a soli 33 giorni dalla sua elezione e quindi non potremo mai giudicare il suo pontificato.

Invece il suo successore, Karol Wojtyla, riprese il nome dei due papi del Concilio e possiamo dire che il nome “Giovanni Paolo II” fu una vera e propria dichiarazione d’intenti.

Infatti il papa polacco si dimostrò oltremodo ispirato dal cosiddetto “Spirito del Concilio”, foriero di errori dottrinali e derive moderniste. Un esempio su tutti: l’incontro interreligioso di Assisi del 1986.

Ugualmente quando Jorge Mario Bergoglio scelse il nome di Francesco era palese dove sarebbe andato a parare.

Infatti San Francesco è il santo più popolare in assoluto. Ma è anche quello più travisato e mal interpretato.

Se noi leggiamo la vita e le opere del santo di Assisi e le confrontiamo con l’immagine che ne dà il Mondo sembrerà di avere a che fare con due santi diversi. Poiché il Mondo ha reso San Francesco un’icona pop. Una sorta di macchietta ad uso e consumo del pensiero globalista dominante. Fautore di un buonismo ottuso e fine a se stesso.

E quindi il card.Bergoglio, totalmente appiattito ai dettami del World Economic Forum e all’Agenda 2030, non poteva non chiamarsi Francesco. Tra l’altro scegliendo un nome mai utilizzato prima. Come a sottolineare la distanza da tutto quello che c’era stato prima di lui.

Invece il card.Prevost per il suo nome ha preso evidentemente ispirazione da papa Leone XIII, che regnò dal 1878 al 1903.

E in cosa si contraddistingue il pontificato di Leone XIII?

Sicuramente la promulgazione dell’enciclica “Rerum Novarum“. Praticamente un documento nel quale la Chiesa si getta a capofitto nel Mondo. Ma non come lo intenderebbe il C.V. II, nel quale la Chiesa dovrebbe sciogliersi nel Mondo come il sale nell’acqua degli spaghetti. No. Nella “Rerum Novarum” la Chiesa entra a “gamba tesa” nella vita sociale del diciannovesimo secolo, denunciando e stigmatizzando lo sfruttamento vergognoso dei lavoratori nel bel mezzo della cosiddetta “Rivoluzione Industriale”. Però con un approccio “sociale” e non “socialista”. Infatti il socialismo  si basa su un perenne conflitto,  anche violento, tra padroni e lavoratori. Tra capitalismo e proletariato. Mentre la dottrina sociale della Chiesa si fonda sui cuori degli uomini di buona volontà, ricordando che due dei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio sono proprio l’oppressione dei poveri e il privare il lavoratore del giusto salario.

Ma, forse non tutti lo sanno, Leone XIII fu anche l’autore dell’invocazione a San Michele Arcangelo.

In questa invocazione si prega S.Michele affinché ci possa difendere dal Male, incatenando  all’inferno Satana e i suoi demoni.

E questa preghiera fu ispirata da un’esperienza trascendentale vissuta dal papa stesso.

Nell’Ottobre del 1884, dopo aver celebrato la Messa, Leone XIII iniziò a sentire distintamente un dialogo tra Cristo e Satana. In questo dialogo Satana chiedeva a Gesù Cristo il permesso di imperversare nella Chiesa. E il Signore gli concesse un tempo ben determinato per mettere in atto i suoi progetti.

Al termine di questa esperienza soprannaturale il papa vergò di getto la preghiera a S.Michele Arcangelo con l’obbligo di recitarla alla fine di ogni Messa.

Poi arrivò la riforma liturgica del 1969, ispirata dal Concilio, e l’invocazione a S.Michele Arcangelo venne abolita da ogni Messa. Inspiegabilmente. Ma non troppo… Quindi il mio auspicio è quello che papa Prevost possa riprendere in mano e continuare l’opera di Leone XIII.

Non sarà facile. Anzi!
Vedo che il nuovo pontefice sta già subendo violenti attacchi sia da destra che da sinistra.

A neanche un mese dall’elezione l’hanno già messo sotto processo per il suo passato, per il suo presente e per un ipotetico futuro. Un vero e proprio processo alle intenzioni.

Come cattolico mi sento solo di affermare che l’albero si giudicherà dai frutti. E qui stiamo parlando del seme.

Alessio Paolo Morrone 

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