BASTA CON L’ORRORE DEI CANI BOLLITI VIVI A YULIN IN CINA. NON BASTA FARE LEGGI-BANDIERA PER L’ELETTORATO ANIMALISTA, MA SI ABBIA ANCHE IL CORAGGIO DI SFIDARE INTERESSI ECONOMICI.

Lo scorso 29 maggio, è stata approvata in via definitiva la “legge Brambilla” che comporta per lo stato italiano una non irrilevante svolta animalista: l’animale (dicasi in genere) non solo il classico “pet” parente l’uno del leone l’altro del lupo (ovvero gatti e cani) è essere senziente con un diritto ormai semi soggettivo al rispetto, al non maltrattamento, e alla vita natural durante.

Anche nel Codice Rocco (1930) vi era il semplice reato di maltrattamento di animali ma da un punto di vista puramente umanocentrico (la lesione del sentimento di pietà verso i deboli, il che era pur sempre nobile). Ma il maltrattatore era punito con una piccola pena pecuniaria, e difficilmente la polizia giudiziaria e la magistratura si prendevano la briga di andare fino in fondo per un reato visto in fondo, come bagatellare il che non era nelle intenzioni esatte del legislatore (i fascismi in quegli anni promossero diverse normative animaliste e di disciplina della caccia fra cui quella curata da Goering in Germania, e pensiamo alla passione dannunziana per gli eleganti levrieri).

Vorrei ricordare anche lo straordinario amore per gli animali e i cani in particolare del grande Totò che a una Oriana Fallaci stupita per il suo vero e proprio canile privato, rispondeva con la sua paradossale e napoletana filosofia che “i cani sono dei signori”.

Impensabile comunque sarebbe stato anche in Italia il reato specifico di “uccisione di animali” (che oggi può portare fino a quattro anni di galera). O come ormai sancito, il divieto di far vivere un cane alla catena. E ricordiamo che fino a non molti anni fa, un cane finito in canile, se non reclamato da qualcuno o pietosamente salvato da un cinofilo che se ne facesse carico, dopo un po’ finiva in una camera a gas. Apprezzabile la velocizzazione dell’iter adottivo per i cani provenienti e sequestrati da strutture illegali quali le arene clandestine da combattimento per cani come i molossoidi varii.

Tutto bene, tutte statuizioni di grande civiltà su cui l’opposizione di sinistra, misteriosamente, ha scelto di astenersi. Curiosamente, in quanto in pratica contemporaneamente alla innegabile stretta poliziesca e repressiva del dl sicurezza (tra l’altro in esso si sono creati ben quattordici reati) per il mondo dei bipedi parlanti e delinquenti, assistiamo a una parallela stretta a tutela dei quadrupedi.

Temo che alla fine, tutto si risolva in qualche grana giudiziaria a carico di padroni di cane (fisiologicamente più portati ad apparire pubblicamente con la propria bestiola) colpevoli magari di qualche intemperanza o impazienza verso i propri pupilli. Dubito fortemente che i combattimenti clandestini o gli allevamenti non a norma siano sradicati.

E mi pare che ci si preoccupi tanto, anche se meritoriamente, dei quattro cani e gatti del cortile di casa, e si ignori che nel mondo questi muti e incolpevoli amici dell’uomo (incolpevoli sempre, dato che a loro una Altissima Volontà ha conferito l’istinto e l’intelligenza ma non la coscienza e la ragione) soffrono pene inenarrabili cessanti solo con una morte crudele e sadica dovute alla loro carne che in certe stupide tradizioni orientali apporterebbe a chi se ne cibi non so che fantomatici vantaggi quali un senso di frescura in estate.

Si pensi a Cina, Vietnam, o Indonesia. E in questo mese si tiene il cosiddetto festival (!) di Yulin, grande città nella regione autonoma cinese di Guangxi, dove a ridosso del solstizio d’estate si massacreranno migliaia e migliaia di gatti e soprattutto cani in piccola parte allevati ma soprattutto sottratti alle loro famiglie. Sottratti alle loro famiglie, certo: perché anche se pare strano, nella Cina specie odierna e specie tra i giovani, almeno il settanta per cento delle persone non ha mai mangiato un cane; e anche se è un paradosso quasi incomprensibile, il mercato degli animali da affezione con annessi e connessi ivi muove la bellezza (stima più recente) di due miliardi e mezzo di dollari.

Quindi, le povere creature che in questo momento languono nei mattatoi di Yulin al chiuso o nei mercati in attesa di essere sgozzate o bollite vive come le aragoste che pure fanno una impressione incancellabile a chi ne sente il rumore immerse in acqua bollente (un crostaceo non dovrebbe poter guaire ma in effetti lo fa) sono in genere rapite o rubate che dire si voglia ai legittimi proprietari, raramente allevate ad hoc il che poco toglie alla mostruosità.

Lo si deduce anche dal fatto che le immagini carpite in questi inferni per animali gestiti da uomini che fanno atti oggettivamente demoniaci i quali non possono non richiamare i peggiori momenti dei lager nazisti ci mostrano povere bestie stipate in gabbiette fra i loro escrementi, spesso di razza e quasi sempre di taglia media. Evidentemente le prede convengono non di grandi dimensioni per la loro sottomissione fisica, ma anche di un certo peso che consenta un buono rendimento del cane macellato.

E’ un vero e proprio orrore per nulla cinematografico dinanzi al quale alcune ong e onlus cercano di reagire riscattando in loco qualche cane (cosa sono negli anni poche migliaia) dai loro aguzzini (meritorio davvero il lavoro, solo per citare qualcuna, della americana Humane world for animals o della italiana APA).

So che in tanta zootecnia, tuttora, le condizioni pre macellazione del bestiame sono impressionanti. Però, culturalmente, il bue o il maiale ci sono affettivamente lontani; e lo sono anche per motivi oggettivi dato che con un bue o un maiale o un animale da pelliccia non si interagisce come con un gatto o un cane. Però, almeno legislativamente, la loro soppressione per motivi alimentari è presidiata da ben precise norme anti crudeltà; allo stesso modo non ignoro che in certe zone d’ Italia, almeno in un passato ancora recente, il gatto fosse apprezzato in cucina ma un po’ clandestinamente e senza allestimenti orridi.

La liceità morale di fondo della signoria dell’uomo sull’animale è sancita nella Bibbia, ma la crudeltà fino al raccapriccio è anticristiana e non la vuole nessuna religione. Cristo nei vangeli non ha detto una parola sola di disprezzo verso gli animali, e nel paganesimo latino le bestie da sacrificare erano addestrate proprio a una certa docilità che non le facesse accorgere dell’attimo violento su di loro.

Sarebbe coerente, a fronte di tanta creatività giuridica, proporre sanzioni a livello locale e personale, verso almeno gli animatori della sagra dell’orrore di Yulin. Verso la Russia l’ Unione europea va verso il ventesimo pacchetto di sanzioni o giù di lì:le atrocità su milioni di cani e di gatti non ne meritano anche solo uno?

A. Martino

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