BUON NATALE AI NOSTRI LETTORI E AMICI, CUI REGALIAMO UNA SPLENDIDA POESIA NATALIZIA DI TRILUSSA.

Il rapporto del grande poeta romano (e romanesco) Trilussa ( Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, 1871-1950) con la religione è controverso, e non è riconducibile né alla fervida devozione ma nemmeno al laicismo preconcetto : certamente però, la sua ironia in materia spirituale è spesso garbatissima e in punta di piedi, basti pensare alla poesia sulla fede e  a quella che proponiamo ai nostri amici lettori. Nella quale anzi, riesce a esporre in pochi versi tutta la verità sostanziale ed essenziale del messaggio cristiano.

In questi giorni in cui, non solo la commovente ingenuità e santa inermità di quattro povere statuine e capannine fa gridare più di qualcuno al pericolo per non so quale tolleranza o apertura all’ Altro (professati da chi in fondo, non crede proprio a nulla, anzi crede nel Niente), ma mai come prima il Santo Natale si riduce a una orgia consumistica di acquisti più o meno forzati quanto le rituali magnate, e a Festa delle Luci celebrante magari il Titanic (!) come a Pescara ma certo non la nascita di Gesù, Er Presepio è ancora più attuale di quando fu scritta.

L’ Ortis si fa rispettosamente da parte, e cede la parola alla Poesia (che in questo caso ambisce persino a far da portavoce a Nostro Signore) :

“Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.”

A.Martino

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