IN EMILIA-ROMAGNA I VESCOVI CONFERMANO LA LORO DERIVA EUROCRATICA E MONDIALISTA.

I vescovi dell’ Emilia-Romagna confermano che, come da direttive provenienti dal vertice della Chiesa (post)cattolica ormai consolidatissime (archiviazione della cultura politica cattolica, abbraccio della secolarizzazione, del mondialismo, dell’ europeismo laicista e nemico delle identità nazionali e culturali ecc., tutte cose su cui tra l’ altro abbiamo scritto e riscritto con posizioni coerenti e serene), la gerarchia ecclesiale è ormai totalmente allineata al Pensiero Unico, al politicamente corretto, e persino all’ eurocrazia senza uno spicciolo di distinzioni e spirito critico. Ma nei seminari, una volta non si studiava anche la filosofia di cui la logica è parte (quindi anche un minimo di spirito critico che la permea?).

Perché, delle due l’ una: o questi hanno deciso di non fare più i preti, e di accodarsi agli eredi delle forze che un tempo essi scomunicavano e demonizzavano le quali continuano a disprezzare qualunque espressione di visione spirituale e immateriale del mondo e della vita; o continuano a farlo predicando una nuova religione che in fondo di religioso e spirituale ha davvero ben poco. Si intravedono con sempre maggiore chiarezza interessi in connubio, unioni innaturali e impensate tra denaro e acqua santa: la foga mondialista e pensierounicista è quasi minacciosa, sconcerta l’ esplicita e determinata foga di conformismo con una invasione del campo politico esplicita e perentoria. L’ Europa viene definita “casa nostra”.

Il linguaggio politico dovrebbe essere “libero da offese e falsità, concreto nelle proposte, rispettoso delle persone e delle diverse idee politiche”. Purché di sinistra e politicamente corrette, si intende.

Infatti, i presuli affermano “In una società bensì giusta, ma non fraterna, la democrazia prima o poi cede il passo alle tante forme, oggi ritornate di moda, di sovranismi e populismi. Non possiamo tollerare che ciò abbia a realizzarsi nella nostra Emilia-Romagna”.

La scelta di campo è chiara, inequivocabile, in fondo da rispettare: ogni cittadino ha diritto di fare gli appelli al voto che vuole.

Speriamo però, che come nell’ Umbria francescana, gli elettori, anche (post)cattolici, facciano scelte patriottiche, non conformi, e non eurocratiche.

E non pensavamo inoltre, che in tutti questi anni, la Chiesa tanto si fosse legata ai comunisti e postcomunisti proprio nella regione più rossa d’ Italia.

A.Martino

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