CHE COLPA ABBIAMO NOI, SE E’ NELLA RUSSIA DI PUTIN CHE SI REALIZZA LA NOSTRA VISIONE DEL MONDO E DELLA VITA

“ Ma che colpa abbiamo noi “ ….questo il titolo di un film di e con Carlo Verdone del 2003 , ma pure di una canzone di grande successo dei Rokes (un gruppo sulla scia dei Beatles ) .

E anche noi  de l’Ortis , scandalosamente convinti e impenitenti sovranisti, chiediamo scusa se proprio non riusciamo non solo a non recedere dalle nostre idee circa la necessità di uno Stato e di un Uomo nuovi, nuovissimi anzi paradossalmente antichi , che vediamo confermate dalla draconiana fermezza cinese nel contrastare il maledetto Coronavirus nel territorio della Repubblica popolare ma anche da tanti altri segnali incoraggianti. Cioè la riscossa dell’ orgoglio nazionale greco nel contrasto all’invasione fomentata dal “solito noto” Erdogan dai contorti fini ricattatori, o l’atto di forza della confermata Brexit, etc.

Ma anche e soprattutto , “che colpa abbiamo noi” se sempre dalla Russia musica arriva alle nostre orecchie;  e stavolta, con la riforma costituzionale, la musica è una vera sinfonia per pianoforte e orchestra , oserei dire commovente , come una maestosa melodia di Ciaikovski . E’ lì che la nostra visione del mondo e della vita sta prendendo forma ( o risorgendo ) ; è lì che lo stato è indipendente e sovrano ; è lì che i problemi ci sono ( basti pensare al calo delle nascite ) ma li si affronta con mano ferma , riconoscibile e non intralciata per puro settarismo ; è lì custodito , come una sorta di fiamma del Milite Ignoto , il fuoco della civiltà europea radicata in Roma immortale. E lo diciamo con una convinzione ed un entusiasmo che forse , possono persino creare imbarazzo in qualche amico russo, saggiamente avvezzo a vedere ogni avance occidentale e spesso italiana, solo strumentale a contingenti interessi, intrighi , o millanterie.

“Che colpa abbiamo noi” se in questo ordine euroatlantista nulla, dico nulla, ci scalda il cuore o ci stuzzica il cervello, ma al massimo può metterci qualche banconota di più in tasca, o più spesso toglierci. . L’ ordine delle “democrazie liberali e occidentali” esiga da noi il rispetto delle leggi , il debito timore dei suoi apparati di repressione e vigilanza, la sottomissione della tasca . Signorsì, comandi : siamo dei bravi cittadini !

Ma l’ apprezzamento intellettuale e ideologico , la stima di fondo per i governanti , l’ intima adesione al loro operato , sono altra cosa . Che come il coraggio nel manzoniano Don Abbondio, ” se uno non ha non se lo può dare”.

“Che colpa abbiamo noi” se secondo il pacchetto presidenziale ( cioè le proposte di Putin ) di modifiche costituzionali, nella Carta fondamentale verrà inserito un esplicito divieto al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Se entrerà in vigore tale riforma, la costituzione stabilirà che le uniche nozze ammesse in territorio federale saranno quelle tra un uomo e una donna, dando attuazione a una esternazione di Vladimir Putin di poco tempo fa, in cui questi aveva messo una pietra tombale su qualunque speranza dei gruppi di pressione mondialisti per una accettazione dell’ ideologia omosessualista in Russia.

La Russia quindi, si candida a terra dell’ufficiale riconoscimento della Legge di natura, e della Ragione applicata ai rapporti interpersonali.

“Che colpa abbiamo noi” se lo “Zar” punta anche a un riferimento alla centralità della “ fede in Dio” , che non è certo un vero e proprio sancire una religione ufficiale, ma di sicuro guarda al Cristianesimo ortodosso e soprattutto addita alle nuove generazioni (anche islamiche o ebraiche) una visione non puramente economicista e materialistica della realtà. La novità sarebbe scandalosa per una Europa nichilista pur “lisciata” dalla Chiesa postcattolica bergogliana, che disprezza le “credenze religiose”, e che d’altronde è sollecitata da decenni dai vertici ecclesiastici stessi, a troncare qualunque contiguità fra Stato e Chiesa.

Le proposte presidenziali di riforma costituzionale contemplano altresì l’ ufficializzazione solenne della lingua russa come anche del ruolo di guida dell’ etnia stessa maggioritaria nello sconfinato paese . A proposito infatti , non suoni stravagante il divieto di vendita di terra russa , considerato l’ interesse mondialista sulle immense e disabitate lande siberiane ricchissime di materie prime e sempre meno inospitali a causa del cambiamento climatico; e il precedente dell’ offerta di Trump alla Danimarca per la Groenlandia è significativo.

Non resta che augurare alla Russia di Vladimir Putin , e al suo popolo, ogni possibile successo su questa strada coraggiosa e ambiziosa . E guardare ad essa, quanto anzi più di prima.

A.Martino  

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