ORA COME ALLORA IL COPRIFUOCO, MA ANCHE IN QUESTO 25 APRILE CI RICORDANO PER L’ ENNESIMA VOLTA CHE SIAMO “LIBERI”

Mentre in occasione del 25 aprile dell’anno scorso, sostenere tesi del genere appariva a larghissima parte del popolo, stravagante e provocatorio (tutti i, e specialmente le, benpensanti erano pieni di ammirazione verso la pochette a punte del Leguleio e la sua ineccepibile tintura), oggi rischiamo di apparire ad occhi non bellaciao e grillini, persino banali.

Anche se certe cose, una Gelmini ma anche un Salvini, non possono scriverlo o dirlo (chissà se anche loro, nel loro “foro interiore” si sentono davvero “liberi”).

Sto parlando del paradosso di un Sistema che continua imperterrito a celebrare la “liberazione dal nazifascismo”, mentre viviamo un “coprifuoco”, e restrizioni governative alla libertà individuale, imprenditoriale e di esercizio di diritti politici senza pari nella vita della Repubblica italiana.

Tutte le libertà e garanzie costituzionali in materia si sono palesate di fatto teoriche, giacché non direttamente azionabili dal cittadino, Ed è emerso che, qualora le massime istituzioni dello stato si volgano dall’ altra parte, non capiscano o facciano finta di non capire, tutte le belle anzi bellissime parole della Costituzione italiana (e di altre), assai semplicemente, e detto con rispetto e senza rancore anzi con civico dolore, diventano carta straccia.

Che vuoi farci…al presidente dittatore messicano Antonio Lopez de Santa Ana bastarono venti minuti di irruzione del raccogliticcio esercito texano nel suo campo per scoprirsi, da sedicente nuovo Napoleone d’America, un mentecatto della storia militare. Ai poveri italiani, più pacificamente ma anche tragicamente, è bastato altrettanto perché lo “stato di emergenza” di Conte e Speranza ma suggerito da chissà quale quartier generale mondialista, ci sprofondasse in una dittatura sanitaria “morbida”, che non sbraita, dai divieti elastici e liquidi, ma che (ho l’ardire di profetizzarlo) vivrà nel 2022 il suo terzo 25 aprile come il suo terzo Natale e la sua terza Pasqua.

Mi si dirà: ma sei matto, e l’immunità grazie a una certa iniezione, allora, a che serve? E io risponderò parafrasando il grande Bogart: ci sono le “varianti”, bellezza!

Popolo non ancora lobotomizzato, sveglia! D’accordo, abbiamo più o meno tutti famiglia, molti ancora un lavoro ce l’hanno non avendo la disgrazia di lavorare nella ristorazione o nell’ intrattenimento ecc., d’accordo obbediamo per non avere rogne  e regalare soldi ai colleghi di Conte ma almeno guardiamo in faccia alla realtà (che è il primo passo indispensabile per non essere schiavo ma libero). Qualche elementare considerazione giuridico-costituzionale e persino semantica.

Non esiste nell’ ordinamento italiano uno stato di “emergenza sanitaria”, ma solo uno stato di guerra deliberato dalle Camere con conferimento di speciali poteri al governo (art.78 della Costituzione).

Affermare che “infatti siamo come in guerra” è giuridicamente e storicamente demenziale, e una “zingarettata” o “dimaiata” politica.

Il “coprifuoco” ha un senso in guerra, o guerra civile. La profilassi sanitaria è chiaramente un pretesto, per abituare le “società del mondo democratico” a nuovi scenari. A titolo di cronaca, il copyright è di Emmanuel Macron, subito copiato dal duo Conte-Speranza.

In verità, in sede giudiziaria, tante multe sono state cassate proprio per questo ordine di idee, c’ è ancora una degna magistratura che opera con codici e costituzione alla mano. Ma chi sta più in alto non se ne cura, e va avanti sulla propria strada, fiducioso nella copertura che ha ai livelli più alti della giurisdizione e dello Stato.

Questa è la situazione reale e concreta dell’Italia sotto dittatura sanitaria. Speriamo nella Liberazione, ma dei foulards rossi al collo e dei discorsi non so che farne, anche perché inizia a fare caldo e mi accompagnano da quando sono nato; li lascio a Gianfranco Fini anche se gli hanno portato molto male.

A. Martino

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