MORIRE LAVORANDO A VENTIDUE ANNI. ECCO CHE FINE HANNO FATTO I VERI “DIRITTI”.

Ma nel 2021 si può morire a ventidue anni lavorando, stritolato anzi stritolata in un macchinario tessile a Montemurlo (Prato, Italia)?

Una vita letteralmente spezzata di cui aveva bisogno suo figlio, un bambino di cinque anni, come se non più del pane.

Luana D’ Orazio, a giudicare dalle foto, era affascinante, solare, una bellezza delicata come non molte.

Diciamo la verità: pare strano che una ragazza così fosse umile operaia in una industria del distretto tessile di Prato ancora resistente all’ assedio cinese. Il nostro mondo materialista e vuoto ci fa credere che spezzarsi la schiena per mille euro al mese o poco più ma anche poco meno, sia roba da “sfigati”, da gente che in fondo non merita altro.

D’altronde, una delle sue più grandi soddisfazioni fu una semplice comparsata nel film di Leonardo Pieraccioni Se son rose. Il cinema era il suo sogno, direi non tanto campato in aria.

Però Luana, a quanto pare, amava il suo lavoro soprattutto perché le consentiva di tirare su suo figlio con dignità, aiutata da una famiglia che non le aveva voltato le spalle quando accettò cinque anni fa la Vita rappresentata da una gravidanza sicuramente non pianificata e “non voluta”. Sembra che ci sia un padre assente o disertore.

Luana era migliore di tantissime altre coetanee studentesse di questo o di quello con i soldi di mamma e papà o di nonno e nonna. Non perché queste sbaglino o abbiano delle colpe, per carità: ma una ragazza del genere ha una marcia un più, c’è poco da dire.

Di sicuro una gran bella famiglia di valori e di bontà vera come sicuramente anche il fidanzato di Luana da due anni, non di buonismo e di chiacchiere: non meritavano tanto dolore. Nella morte di una giovane donna come Luana D’ Orazio l’ Italia e il mondo perdono una persona preziosa: e non è retorica, è realtà di vita quotidiana.  

Luana se n’ é andata tragicamente il tre maggio. Due giorni prima, dal palco della Festa del Lavoro del primo maggio, Fedez aveva tenuto il suo ennesimo show LGBT proclamandosi censurato dalla RAI. Ecco che fine hanno fatto i diritti: quelli veri di chi avrebbe il diritto di non morire in un “orditoio”.

E una folle bellaciao, che di selvaggio oltre al nome ha anche la faccia tosta, riesce a recriminare che se fosse stata una rumena, nessuno se ne importerebbe. Inutile polemizzare, e sconsigliabile dire quello che si pensa.

A. Martino  

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