COME UN COLPO DI CANNONE 10PT: “SUL CONFLITTO ANF/ISRAELE L’ITALIA FACCIA APPLICARE LA RISOLUZIONE DEL 1947: GERUSALEMME SIA DELL’ONU”.

Ora che, tra Palestinesi e Israeliani vige il cessate il fuoco è tempo che la comunità internazionale prenda dei seri provvedimenti per evitare che, ancora nel 2021, vi siano guerre su base religiosa.

L’espansionismo israeliano è un dato di fatto così come lo è la voglia e la capacità di lottare, anche militarmente, da parte del popolo palestinese,  per impedire che ciò accada.

Altro dato ormai acclarato è lo squilibrio delle forze campo:

Uno Stato ben armato e ben addestrato, quello di Israele – con forze di terra, d’aria e di mare, con a disposizione carri armati, elicotteri, caccia, navi, sottomarini, sofisticati sistemi antiaerei e dulcis in fundo, anche un certo numero di testate atomiche – contro l’Autorità Palestinese che, può contare solo su le forze di polizia civile, forze di sicurezza nazionale e servizi di intelligence, le quali hanno l’esclusiva funzione di mantenere la sicurezza e proteggere i cittadini palestinesi, e che quindi non possono essere equiparate a nessun esercito, del quale, tra l’altro, l’ANP è ufficialmente sprovvisto.

L’unica vera arma di cui dispongono i Palestinesi sono i famosi Razzi Qassam: rudimentali missili in acciaio, lunghi circa 70 cm e pieni di esplosivo, prodotti da Hamas e che grazie alla consulenza di alcuni tecnici iraniani oggi sono capaci di percorrere anche traiettorie che si aggirano intorno ai 40 di km di gittata.

Unica pecca, per questo economico sistema d’arma, come in passato, è che non sia direzionabile, quindi può colpire, in maniera indiscriminata, sia obbiettivi militari che civili.

Negli ultimi 11 giorni di scontri con le forze israeliane sono stati sparati, da Gaza, diversi colpo di mortaio oltre che qualcosa come 4300 razzi, dei quali, 550 caduti sono all’interno della Striscia stessa perché difettosi e più di 3000 sono stati intercettati dalla contraerea israeliana.

I restanti 800 razzi, invece, hanno causato 12 vittime tra gli israeliani.

Dall’altra parte ben più furiosa e precisa è stata la rappresaglia dell’esercito di Davide che ha distrutto ben 152 edifici civili, tra cui la torre Al Jalaa, sede di media internazionali ed ha causato la morte di 232 palestinesi, tra cui 63 bambini, un vero e proprio crimine di guerra insomma.

In questo contesto così tragico, il nostro Paese, come accade ahimè da qualche tempo a questa parte, non è che abbia fatto una bellissima figura.

  • In Primis, perché il cessate il fuoco si è raggiunto grazie all’intervento del tanto vituperato di Al Sisi e quindi dell’Egitto e non, come sarebbe dovuto invece essere, per l’intermediazione del nostro Paese che, si badi bene, in quella parte del mondo ha, da sempre, dei grossi interessi;
  • Poi perché è francamente vergognoso, all’interno del Parlamento, tirare fuori delle bandiere straniere per manifestare la propria vicinanza ad un popolo che – per quanto possa essere simpatico, degno di stima e di ammirazione per tutto quello che ha subito – sulla vicenda del rapporto con l’ANP, da anni ormai, sta facendo una figura quantomeno tapina.

Mi si consenta di usare questi termini forti perché un popolo, come quello ebraico, che ha subito una sciagura immane come la Shoah, non può permettersi il lusso di cadere negli stessi errori e/o orrori, che commisero i loro carnefici quando promulgarono le leggi razziali.

In altri termini lo Stato d’Israele è nato nel 1947 come risarcimento per tutto quanto aveva subito il popolo ebraico e questa entità dovrebbe essere d’esempio, al mondo intero, per amore e tolleranza verso il prossimo e non proseguire nella propria campagna di colonizzazione forzata attraverso lo sradicamento di intere famiglie, questo è un dato di fatto inoppugnabile.

In Parlamento, in definitiva, anziché portare le bandiere, talune forze politiche dovrebbero, invece, farsi carico di far si che, il nostro Paese, faccia sentire la propria voce, affinché la comunità internazionale rivaluti il piano del 1947, quello cioè che prevedeva, in Terra Santa, l’esistenza di due Stati, l’israeliano ed il palestinese e che garantiva in maniera salomonica il fatto che le città di Gerusalemme e Betlemme non appartenessero a nessuna delle due entità.

Esse, infatti sarebbero dovute dipendere direttamente dall’ONU.

Io aggiungerei, rispetto al passato la proposta di spostare il cosiddetto Palazzo di Vetro, da New York a Gerusalemme.

Infatti cari lettori, se ci pensate, perché mai l’ONU dovrebbe essere negli Stati Uniti?

Gerusalemme è il luogo sacro delle 3 principali religioni monoteistiche: il cristianesimo, l’ebraismo e l’islam, dunque Gerusalemme è, e deve essere, di tutto il mondo! Non di un singolo piccolo Stato.

Fidatevi, io conosco molto bene il Medio Oriente ed in particolar modo quella Città Santa e posso garantirvi che se rendessimo i principali luoghi sacri non assimilabili ad una ben precisa identità politica, piuttosto che un’altra, avremmo già risolto l’80% dei problemi.

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