NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE

Come in una bella filastrocca per bambini l’Italia è diventata “il Paese dell’incontrario”.

Tutto, ma proprio tutto, è possibile solo da noi, così, come nella filastrocca pocanzi citata, giorni fa, l’USR del Lazio ha pensato bene di diramare delle linee guida pro gender verso tutte le scuole e quindi i Presidi, di propria competenza.

Unico dettaglio: il DdL Zan era ed è, ancora in discussione eppure era espressamente annoverato in calce al vademecum diramato dall’Ufficio Scolastico Regionale.

Immediatamente si sono mossi i genitori della Onlus Pro Vita & Famiglia che in men che non si dica sono riusciti, con un’azione decisa, a far ritirare il vademecum.

Ma cosa c’era mai scritto su questo documento ufficiale dell’USR Lazio, tanto da scatenare un turbinio di polemiche?

A riassumere in maniera didascalica il vademecum ci ha pensato bene il Corriere della Sera del quale qui di seguito riportiamo lo schema:

La formazione

Innanzitutto, si suggerisce alle scuole di fornire una formazione adeguata al personale scolastico e agli studenti sui temi della varianza ed espressione di genere, un «lavoro» che deve «contribuire a smantellare i miti, gli stereotipi e i pregiudizi sulle persone transgender e offrire informazioni pratiche che promuovano l’apprendimento».

Il linguaggio

Il secondo step riguarda il linguaggio: «La maggior parte dei documenti ufficiali, come i moduli di ammissione o richiesta, richiedono di spuntare la casella maschio o femmina per indicare il sesso/genere. Le scuole devono aggiornare questi documenti- si legge– e garantire che gli studenti con varianza di genere siano in grado d’identificarsi in modo coerente con la loro identità di genere, piuttosto che essere costretti a scegliere una casella che non li descrive».

La carriera alias

Viene inserito anche un punto sulla cosiddetta «carriera alias», cioè una modifica della carriera reale dello studente o della studentessa «mediante l’assegnazione di un’identità provvisoria, transitoria e non consolidabile», un aspetto particolarmente «rilevante con i supplenti», che si affidano ai registri ufficiali e «rischiano inavvertitamente di divulgare l’identità transgender dello studente, esponendolo a prese in giro». La «carriera alias», si ricorda, «permette allo studente di garantire la privacy circa la sua storia e la sua identità transgender».

I nomi e i pronomi

Attenzione viene data anche all’uso del nome e dei pronomi scelti, «un segnale molto importante di rispetto», che permette «allo studente di sentirsi riconosciuto nella propria identità di genere». Il motivo? «Quando il personale insiste nell’usare il nome assegnato alla nascita nonostante la richiesta di usare il nome e i pronomi scelti, questo riflette il messaggio che “non ti vediamo per ciò che sei” e “non crediamo che tu sia ciò che credi di essere”».

L’uso dei bagni

L’ultimo punto riguarda l’uso dei bagni e degli spogliatoi: per superare il «forte imbarazzo» riferito da molti adolescenti transgender dal «dover andare in un bagno/spogliatoio diviso per genere», è «opportuno che ogni scuola individui un bagno/spogliatoio non connotato per genere, quale può essere, per esempio, il bagno dei professori adatto al minore con varianza di genere»: lo scopo è evitare «problemi di salute» e «un forte malessere psicologico». L’Alta Corte d’Appello Federale Usa ha stabilito 5 anni fa che gli studenti transgender possono usare la toilette del sesso che sentono più vicino al proprio, anziché quello del loro genere biologico.

In definitiva non tutto il male viene per nuocere perché – se pur intorno ad un documento come il DdL Zan si fa un gran parlare è altresì vero che spesso e volentieri, tra reticenze, sotterfugi, e prese di posizioni ideologiche, si ingenera una confusione tale da non aiutare la comprensione reale del problema, invece – con un documento nudo e crudo come quello dell’USR Lazio, tutti, ma proprio tutti, possono avere l’idea delle implicazioni pratiche che una simile Legge potrebbe comportare e quindi capire dove questi signori vogliono traghettarci, infatti: <<Giuseppe il contadino sapete cosa fa? Sta sempre nel pollaio e fa chiccchirichì. Invece il vecchio gallo sapete cosa fa? Lui pianta I ravanelli, li pianta in mezzo al prà  … Ma che Paese straordinario è il Paese dell’incontrario … dove sia non si sa >> … anzi no!

Io lo so … e spero mia stia sbagliando!

Lorenzo Valloreja

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